I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 1

Umanesimo e Rinascimento – L'opera: Il Principe

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I contenuti tematici

Nell’epilogo del Principe Machiavelli esprime chiaramente la vitalità appassionata della sua partecipazione politica e la tensione intellettuale con cui la sua opera si cala nella bruciante attualità del tempo. L’autore fa appello a sentimenti e ideali solitamente assenti dalla sua analisi: l’amore, la fede, la pietà, la speranza, la patria, la giustizia. Cita il nome di Dio (sei volte nelle rr. 14-40), accenna a missioni, redenzioni, predestinazioni. Abbandonato l’andamento argomentativo dei capitoli precedenti, egli non si accontenta più della teoria e ricorre alla fede per acquistare efficacia e forza di convincimento.
L’invito che egli formula – lo chiarisce subito – non nasce da una generica speranza. A renderlo concreto e praticabile, infatti, ci sono le circostanze: c’è l’occasione propizia per un principe saggio (r. 3), di redimere finalmente l’Italia. La convinzione è sostenuta dagli esempi del passato: i grandi fondatori di Stati del tempo antico hanno saputo cogliere l’opportunità di liberare i propri popoli quando erano nella più tragica condizione di oppressione. A maggior ragione, attende il suo liberatore l’Italia, che è più schiava degli Ebrei, più serva dei Persiani, più dispersa degli Ateniesi (r. 11), ha sopportato ogni genere di calamità (r. 13) ed è pronta a seguire una bandiera, purché ci sia uno che la afferri (r. 22).

Nella parte centrale e finale del capitolo, Machiavelli si rivolge a quelli che egli ritiene gli unici salvatori possibili d’Italia, i Medici, ai quali anche il disegno divino pare fornire un aiuto significativo con l’elezione al soglio pontificio di Giovanni de’ Medici con il nome di Leone X. Ora sta a loro mettere in pratica ciò che tutte le circostanze contingenti sembrano favorire. Per poterlo fare, devono provvedersi di un proprio esercito (rr. 60-61) e cementare il valore degli italiani (rr. 64-65), troppo spesso disperso dalla debolezza dei capi (r. 52), contro i nemici esterni (r. 65).
L’intervento di un redentore (r. 84), una sorta di messia che non lasci passare invano l’occasione (r. 83), è invocato con accenti drammatici alla fine dell’esortazione, che poi si distende rievocando la speranza già espressa nei versi di Petrarca.

Le scelte stilistiche

Nel confrontare questo capitolo con i precedenti, si può notare subito una differenza sostanziale nello stile e nel tono dell’argomentazione. Il motivo sta innanzitutto nella peculiarità di questo epilogo, che appartiene a un genere retorico specifico, quello appunto dell’esortazione, caratterizzato dall’enfasi e dalla vibrante carica emotiva con cui si cerca di coinvolgere il lettore.
E dire che l’inizio della riflessione sembrerebbe contrassegnato dalla pacatezza. Il ritmo lento di un’articolata sintassi conferisce un tono meditativo, che è però immediatamente contraddetto dalla impennata che prende il discorso quando si introducono le motivazioni dell’esortazione: a me sembra che concorrano tali e tante circostanze favorevoli a un principe nuovo (rr. 4-5).

Poi, nella parte restante del capitolo, il coinvolgimento emotivo ricercato da Machiavelli è ottenuto grazie all’adozione di una serie di espedienti retorici. Si veda innanzitutto come viene ritratta l’Italia: attraverso immagini quali senza guida, senza ordine, battuta, spogliata, lacera, saccheggiata e percorsa dallo straniero (rr. 12-13) si esprime l’indignazione per una condizione di servitù disonorevole. Rimasta quasi senza vita, nella speranza che intervenga qualcuno capace di sanare le sue ferite […] e di guarire dalle piaghe già da lungo tempo incancrenite (rr. 17-20): con questa rappresentazione cruda, Machiavelli dipinge l’Italia, personificandola come una malata che esibisce la cancrena morale della propria carne corrotta.
Accrescono poi la tensione le anafore* (Vediamo… vediamo, rr. 20 e 21; Quali… Quale… Quale… Quale, rr. 87-88) e le domande retoriche (Quali porte gli resterebbero chiuse? Quale popolazione gli rifiuterebbe obbedienza? Quale ambizione oserebbe ostacolarlo? Quale italiano gli negherebbe il rispetto?, rr. 87-89), fino all’accorata esclamazione con cui Machiavelli manifesta in forma immediata e popolaresca l’indignazione collettiva: A tutti riesce intollerabile questo barbaro dominio (r. 89).

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      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Quale condizione dell’Italia del momento appare a Machiavelli estremamente propizia per una sua redenzione? Perché Lorenzo di Piero de’ Medici è l’uomo giusto al momento giusto per compiere questa impresa?


2 Quale testo viene citato in chiusura? Qual è il suo contenuto?

ANALIZZARE

3 Individua alcune metafore presenti nel capitolo e spiegane il significato.

PRODURRE

4 La citazione tratta dallo storico Tito Livio, riportata da Machiavelli alle rr. 32-33, evidenzia la convinzione che esistano guerre giuste. Facendo riferimento ai tempi moderni e contemporanei, tu approvi il punto di vista dell’autore? Illustra il tuo pensiero con un testo argomentativo di circa 30 righe.


5 Machiavelli offre un ritratto spietato dell’Italia del suo tempo. E oggi? Come appare ai tuoi occhi il nostro paese? Scrivi un testo di circa 30 righe.


Lo scrittore al lavoro

Machiavelli è curvo sui libri di storia e sulle mappe antiche, lo sguardo meditabondo; la posa (la mano a coprire la bocca) è di chi medita più che di chi legge o scrive. I libri della ricca biblioteca sono disordinati, nello scaffale alle sue spalle, sul tavolo da lavoro, sulla sedia, perfino adagiati per terra.

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 1
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 1
Dalle origini al Cinquecento