I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 1

Umanesimo e Rinascimento – L'opera: Il Principe

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I contenuti tematici

Secondo Machiavelli, l’etica deve essere subordinata alle leggi della politica. Il principe infatti, per mantenere saldo il potere, non deve ricorrere a qualità morali: importante è dare l’impressione di averle, sempre che tale simulazione sia utile alla sua causa. Il modello ideale, prefigurato dalla trattatistica medievale e umanistica, è ormai superato: i sentimenti, i valori nobili, la bontà e infine la lealtà possono rappresentare perfino degli ostacoli per conservare lo Stato.

Sono le circostanze a consigliare la condotta giusta. La scelta non è dettata né dal bene né dal male, ma dall’utile e dal dannoso ai fini del successo, cioè il mantenimento del potere. Il realismo impone a Machiavelli di evitare le ambiguità e di affermare la necessità anche di strumenti “non buoni”, ma indispensabili per reggere lo Stato. Il principe pronto a combattere ha a disposizione due armi, le leggi e la forza (rr. 6-7): le prime adatte all’uomo, la seconda alle bestie. Per questo, egli deve sapere usare bene sia la bestia che l’uomo (r. 9). L’esempio del centauro Chirone, mitico essere metà uomo e metà cavallo, educatore di principi ed eroi come Achille, ha la funzione di mostrare come queste due nature possano e anzi debbano coesistere.
Come sempre, Machiavelli ragiona seguendo il suo schema “dilemmatico”, qui proposto nella rappresentazione del leone, vale a dire della forza, e della volpe, cioè dell’astuzia (rr. 16-20). Infine, l’esempio concreto attinto dalla Storia, anche quella più recente (la vicenda di Alessandro VI), accredita il postulato teorico.

Ma quale immagine deve dare di sé all’esterno il principe? Come può ottenere e conservare il consenso dei suoi sudditi? Per rispondere a tali domande, Machiavelli riafferma il contrasto tra realtà e apparenza: quest’ultima conta, almeno in politica, più della prima.
Ciò non significa che egli esalti la finzione, la slealtà o il doppiogiochismo. Ma, per chi vuole guardare all’effettiva realtà dei fatti, tali condotte si rivelano talvolta – dolorosamente – inevitabili. Machiavelli immagina in anticipo i rilievi e le critiche che i difensori dell’etica pubblica potranno riservare a un indirizzo politico così disincantato e apparentemente cinico. Infatti usa una congiunzione tipica del suo argomentare, fatto di tesi e antitesi: nondimeno (r. 2). L’autore riconosce che sarebbe auspicabile che il principe si attenesse alla parola data e si comportasse lealmente con i sudditi: ciò sarebbe giustificabile se gli uomini fossero tutti buoni (r. 22), un’ipotesi che il pessimismo machiavelliano esclude. Tuttavia (ecco il significato di quel nondimeno) l’esperienza (r. 2) dice il contrario: nella lotta politica, a prevalere è sempre chi è capace di essere falso, doppio e ingannatore.

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La conclusione “scandalosa” richiede coraggio intellettuale. Machiavelli infatti sceglie di andare fino in fondo al ragionamento (mi azzarderò a dire, r. 40), distinguendo ciò che vale per gli uomini definiti buoni e ciò che vale per un principe, e soprattutto un principe nuovo (r. 44): per quest’ultimo è doveroso apparire pietoso e religioso, ed esserlo, ma, se le circostanze lo richiedono, agire al contrario (rr. 41-43).
Il principe non deve agire secondo un codice precostituito, ma assecondare i venti della fortuna e il variare delle cose (r. 48): conclusione, certo, amara, ma inevitabile, data la vera realtà degli uomini, ribadita ancora alla fine del capitolo. Per la maggior parte essi, secondo Machiavelli, giudicano più con gli occhi che con le mani (r. 55): non sono altro che volgo (r. 63), cioè una massa informe senza discernimento e perciò incline a essere soggiogata dalla propaganda.

Le scelte stilistiche

La perentorietà delle affermazioni contenute in questo capitolo va di pari passo con la chiarezza con cui sono esposte. Non a caso Machiavelli sceglie di rivolgersi direttamente ai lettori, chiamandoli in causa con il “voi” (Dovete dunque sapere, r. 6) e di sottolineare la razionale logicità dei passaggi del discorso con l’uso di periodi brevi e secchi, caratterizzati dal tono definitivo e indiscutibile di una massima proverbiale (non si discosti dal bene, se può, ma che sappia varcare la soglia del male, se deve, rr. 49-50; nel mondo non c’è altro che volgo, rr. 63-64), e con il ricorso a congiunzioni con valore conclusivo (dunque, quindi con il significato di “perciò”, “pertanto”). Del resto, verbi, termini e nessi sintattici esprimono il senso della necessità e del dovere (presenza di imperativi e di esortativi). In questa direzione va anche l’immagine metaforica del centauro, che esprime l’obbligo per un principe di coniugare la natura umana e quella animalesca della politica (un principe deve sapere adoperare l’una e l’altra natura, r. 14). Quest’ultima si esplica in un’altra coppia, anch’essa metaforica: il leone e la volpe, simboli rispettivamente della forza e dell’astuzia.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Dopo aver letto il capitolo, rispondi alla domanda che lo introduce: in che modo la parola data deve essere mantenuta dai principi?


2 Perché il principe deve essere al tempo stesso volpe e leone?


3 Quali sono i limiti all’uso della crudeltà e della durezza?


4 Quale immagine deve cercare di dare di sé un principe accorto e saggio?

ANALIZZARE

5 Rintraccia nel testo i termini (verbi, sostantivi, aggettivi) che rimandano all’area semantica della necessità.

INTERPRETARE

6 Spiega e commenta le seguenti espressioni contenute nel testo:

l’esperienza dei nostri tempi mostra (rr. 2-3);
a un principe è necessario saper usare bene sia la bestia che l’uomo (rr. 8-9);
E se gli uomini fossero tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono (rr. 22-23);
non si discosti dal bene, se può, ma che sappia varcare la soglia del male, (rr. 49-50);
Faccia dunque in modo, un principe, di conquistare e mantenere lo stato: i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno saranno lodati (rr. 61-62).

PRODURRE

7 Nella sua analisi realistica, Machiavelli sostiene che il principe è spesso necessitato a venir meno alla parola data. Spostando l’attenzione sulla dimensione privata, rifletti se esistano dei casi in cui è possibile, se non approvare, almeno giustificare l’assenza di lealtà. Scrivi un testo argomentativo di circa 20 righe.


I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 1
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 1
Dalle origini al Cinquecento