T12 - Tofano e monna Ghita

Il Trecento – L'opera: Decameron

 T12 

Tofano e monna Ghita

Settima giornata, 4

Narrata da Lauretta, la novella ci presenta un marito geloso (prima a torto, poi a ragione) e una moglie scaltra, tanto che riuscirà a beffarlo. Quello delle beffe ordite dalle donne ai loro uomini è infatti il tema della Settima giornata.

 Asset ID: 82048 (let-altvoc-tofano-e-monna-ghita40.mp3

Ad alta voce

Tofano chiude una notte fuor di casa la moglie, la quale, non potendo per prieghi1 rientrare,
fa vista
2 di gittarsi in un pozzo e gittavi una gran pietra; Tofano esce di casa e corre là,
e ella in casa se n'entra e serra lui di fuori e sgridandolo il vitupera.
3

[...]
Fu adunque già4 in Arezzo un ricco uomo, il qual fu Tofano5 nominato. A costui
5 fu data per moglie una bellissima donna, il cui nome fu monna Ghita, della quale
egli senza saper perché prestamente divenne geloso, di che la donna avvedendosi
prese sdegno; e più volte avendolo della cagione della sua gelosia addomandato
né egli alcuna avendone saputa assegnare6 se non cotali generali e cattive,7 cadde
nell'animo alla donna di farlo morire del male del quale senza cagione aveva paura.8

10 E essendosi avveduta che un giovane, secondo il suo giudicio molto da bene,9
la vagheggiava,10 discretamente con lui s'incominciò a intendere;11 e essendo già
tra lui e lei tanto le cose innanzi, che altro che dare effetto con opera alle parole
non vi mancava, pensò la donna di trovare similmente modo a questo.12 E avendo
già tra' costumi cattivi del suo marito conosciuto lui dilettarsi di bere,13 non
15 solamente gliele cominciò a commendare ma artatamente a sollicitarlo a ciò14 molto
spesso. E tanto ciò prese per uso, che quasi ogni volta che a grado l'era infino
allo inebriarsi bevendo il conducea;15 e quando bene ebbro il vedea, messolo a
dormire, primieramente col suo amante si ritrovò, e poi sicuramente più volte di
ritrovarsi con lui continuò, e tanto di fidanza16 nella costui17 ebbrezza prese, che
20 non solamente avea preso ardire di menarsi il suo amante in casa, ma ella talvolta
gran parte della notte s'andava con lui a dimorare alla sua, la qual di quivi non era
guari18 lontana.

E in questa maniera la innamorata donna continuando, avvenne che il doloroso19 

marito si venne accorgendo che ella, nel confortare20 lui a bere, non beveva
25 per ciò essa mai; di che egli prese sospetto non così fosse come era,21 cioè che la
donna lui inebriasse per poter poi fare il piacer suo mentre egli adormentato fosse.

 >> pag. 464 

E volendo di questo, se così fosse, far pruova, senza avere il dì22 bevuto, una sera
mostrandosi il più ebbro uomo e nel parlare e ne' modi, che fosse mai, il che la
donna credendo né estimando che più bere gli bisognasse a ben dormire, il mise
30 prestamente.23 E fatto ciò, secondo che alcuna volta era usata di fare,24 uscita di
casa, alla casa del suo amante se n'andò e quivi infino alla mezzanotte dimorò.

Tofano, come la donna non vi sentì,25 così si levò e andatosene alla sua porta
quella serrò dentro e posesi alle finestre, acciò che tornare vedesse la donna e le
facesse manifesto che egli si fosse accorto delle maniere26 sue; e tanto stette che la
35 donna tornò, la quale, tornando a casa e trovatasi serrata di fuori, fu oltre modo
dolente e cominciò a tentare se per forza potesse l'uscio aprire. Il che poi che
Tofano alquanto ebbe sofferto,27 disse: «Donna, tu ti fatichi invano, per ciò che qua
entro non potrai tu tornare. Va tornati là dove infino a ora se' stata: e abbi per certo
che tu non ci tornerai mai infino a tanto che io di questa cosa, in presenza de'
40 parenti tuoi e de' vicini, te n'avrò fatto quello onore che ti si conviene.»28
La donna lo 'ncominciò a pregar per l'amor di Dio che piacer gli dovesse
d'aprirle, per ciò che ella non veniva donde s'avvisava29 ma da vegghiare30 con una
sua vicina, per ciò che le notti eran grandi31 e ella nolle poteva dormir tutte né sola
in casa vegghiare. Li prieghi non giovavano alcuna cosa, per ciò che quella bestia
45 era pur disposto a volere che tutti gli aretin sapessero la lor vergogna, là dove niun
la sapeva.
La donna, veggendo che il pregar non le valeva, ricorse al minacciare e disse:
«Se tu non m'apri, io ti farò il più tristo uom che viva.»32
A cui Tofano rispose: «E che mi puoi tu fare?»

50 La donna, alla quale Amore aveva già aguzzato co' suoi consigli lo 'ngegno,
rispose: «Innanzi che io voglia sofferire la vergogna che tu mi vuoi fare ricevere a
torto, io mi gitterò in questo pozzo che qui è vicino: nel quale poi essendo trovata
morta, niuna persona sarà che creda che altri che tu per ebrezza mi v'abbia gittata;
e così o ti converrà33 fuggire e perder ciò che tu hai e essere in bando,34 o converrà
55 che ti sia tagliata la testa sì come a micidial di me35 che tu veramente sarai stato.»
Per queste parole niente si mosse Tofano dalla sua sciocca opinione; per la qual
cosa la donna disse: «Or ecco, io non posso più sofferire questo tuo fastidio:36 Dio
il ti perdoni! farai riporre questa mia rocca37 che io lascio qui»; e questo detto,
essendo la notte tanto obscura, che appena si sarebbe potuto veder l'un l'altro per la
60 via, se n'andò la donna verso il pozzo; e, presa una grandissima pietra che a piè del
pozzo era, gridando «Idio, perdonami!» la lasciò cadere entro nel pozzo.

La pietra giugnendo nell'acqua fece un grandissimo romore, il quale come
Tofano udì credette fermamente che essa gittata vi si fosse; per che, presa la secchia
colla fune, subitamente si gittò di casa38 per aiutarla e corse al pozzo. La donna,
65 che presso all'uscio della sua casa nascosa s'era, come vide correre al pozzo, così

 >> pag. 465 

ricoverò in casa e serrossi dentro e andossene alle finestre e cominciò a dire: «Egli
si vuole inacquare quando altri il bee, non poscia la notte.»39                     
Tofano, udendo costei, si tenne scornato40 e tornossi all'uscio; e non potendovi
entrare le cominciò a dire che gli aprisse.

70 Ella, lasciato stare il parlar piano come infino allora aveva fatto, quasi gridando  
cominciò a dire: «Alla croce di Dio, ubriaco fastidioso, tu non c'enterai stanotte;
io non posso più sofferire questi tuoi modi: egli convien che io faccia vedere a
ogn'uomo chi tu se' e a che ora tu torni la notte a casa.»
Tofano d'altra parte crucciato le 'ncominciò a dir villania e a gridare; di che i
75 vicini sentendo il romore si levarono, e uomini e donne, e fecersi alle finestre e
domandarono che ciò fosse.
La donna cominciò piangendo a dire: «Egli è questo reo uomo, il quale mi
torna ebbro la sera a casa o s'adormenta per le taverne e poscia torna a questa
otta;41 di che io avendo lungamente sofferto e non giovandomi, non potendo più
80 sofferire, ne gli ho voluta fare questa vergogna di serrarlo fuor di casa per vedere se
egli se ne ammenderà.»42                     
Tofano bestia, d'altra parte, diceva come il fatto era stato e minacciavala forte.
La donna co' suoi vicini diceva: «Or vedete che uomo egli è! Che direste voi se
io fossi nella via come è egli, e egli fosse in casa come sono io? In fé di Dio che io
85 dubito che voi non credeste che egli dicesse il vero: ben potete a questo conoscere
il senno suo! Egli dice a punto che io ho fatto ciò che io credo che egli abbia fatto
egli. Egli mi credette spaventare col gittare non so che nel pozzo, ma or volesse
Iddio che egli vi si fosse gittato da dovero43 e affogato, sì che egli il vino, il quale
egli di soperchio ha bevuto, si fosse molto bene inacquato.»

90 I vicini, e gli uomini e le donne, cominciaro a riprendere tututti44 Tofano e a  
dar la colpa a lui e a dirgli villania di ciò che contro alla donna diceva: e in brieve
tanto andò il romore di vicino in vicino, che egli pervenne infino a' parenti della
donna. Li quali venuti là, e udendo la cosa e da un vicino e da altro, presero Tofano
e diedergli tante busse,45 che tutto il ruppono;46 poi, andati in casa, presero le cose
95 della donna e con lei si ritornarono a casa loro minacciando Tofano di peggio.
Tofano, veggendosi mal parato47 e che la sua gelosia l'aveva mal condotto, sì come
quegli che tutto 'l suo bene voleva alla donna,48 ebbe alcuni amici mezzani;49 e
tanto procacciò, che egli con buona pace riebbe la donna a casa sua, alla quale
promise di mai più non esser geloso: e oltre a ciò le diè licenzia che ogni suo piacer
100 facesse, ma sì saviamente, che egli non se ne avvedesse. E così, a modo del villan
matto, dopo danno fé patto.50 E viva amore, e muoia soldo, e tutta la brigata.51

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 1
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Dalle origini al Cinquecento