A. Non mi stupisco affatto! Sono stato testimonio dei tuoi affanni, e ti ho visto
cadere e risorgere: ora, impietosito dalla tua ricaduta, ho deciso di aiutarti.
35 F. Ti ringrazio di un affetto così pieno di misericordia: invero, che aiuto mi può
ancora venire dagli uomini?
A. Nessuno, ma quello di Dio è grandissimo. Può essere continente14 solo colui al
quale Iddio l’ha concesso: occorre perciò chiedere a Lui, soprattutto con umiltà
e con abbondanti lacrime, questo dono. Di solito Egli non rifiuta ciò che Gli si
40 chiede nel modo giusto.
F. L’ho fatto tanto spesso che ho paura di averlo infastidito.
A. Non l’hai chiesto con sufficiente umiltà, con sufficiente modestia. Hai sempre
lasciato un piccolo spazio ai desideri futuri, hai sempre fissato un termine lontano
alle tue preghiere. È successo anche a me.15 Dicevo: «Concedimi d’essere
45 casto, ma non farlo subito, rimandalo ancora un poco. Fra non molto sarà il
momento giusto: l’età ancora verde segua il suo cammino, obbedisca alle sue
leggi. Sarebbe peggio tornare alle pratiche giovanili, e perciò sarà opportuno abbandonare
ogni lussuria quando il passare del tempo mi avrà reso meno adatto
a queste cose, e quando la sazietà dei piaceri avrà eliminato la paura di tornare
50 indietro». Non capisci che dicendo così vuoi altre cose, chiedi altre cose?16
F. Come?
A. Perché chi chiede per il domani, non vuole per l’oggi.
F. Ho chiesto spesso, piangendo, per il presente, e insieme ho sperato di ritrovarmi
salvo, rotti i lacci dei desideri e vinte le miserie della vita, come se scampassi a
55 nuoto in un porto riparato da tante tempeste17 di inutili affanni. Ma tu sai quante
volte ho poi fatto naufragio sugli stessi scogli, e quante volte ancora lo farei se
fossi abbandonato a me stesso.
A. Credimi, alla tua preghiera mancò sempre qualcosa, altrimenti il supremo Benefattore
l’avrebbe accolta, o, come fece con l’apostolo Paolo,18 l’avrebbe respinta
60 affinché tu perfezionassi la virtù attraverso l’esperienza della tua debolezza.
F. Penso che sia così, e pregherò tuttavia assiduamente e non mi stancherò, né
dispererò che l’Onnipotente impietosito dei miei travagli porga l’orecchio alle
mie preghiere quotidiane e renda giuste Egli stesso quelle che avrebbe esaudito,
se giuste fossero state.
65 A. Saggiamente. Ma aiutati da solo, e appoggiato sul gomito, come fanno quelli
che sono caduti, guarda tutt’intorno i mali che ti assalgono per evitare che le
membra prostrate non reggano l’urto improvviso di un qualsiasi peso, e intanto
non smettere di implorare aiuto da chi è in grado di dartelo. Egli ti sarà vicino,
forse proprio quando lo credi lontano. Ma abbi sempre e unicamente presente
70 che non devi trascurare la massima di Platone già ricordata: non c’è niente che
impedisca la conoscenza della divinità più degli appetiti carnali19 e dell’ardore
della libidine.20 Medita continuamente dentro di te su questa dottrina. Ecco il
nocciolo del mio consiglio.