T8 - Il secondo incontro

Le origini e il Duecento – L'opera: Vita nuova

 T8 

Il secondo incontro

Vita nuova, 3


Nove anni dopo il primo incontro con Beatrice, ha luogo il secondo. Del terzo capitolo riportiamo l’iniziale parte in prosa.

Poi che fuoro1 passati tanti die, che appunto erano compiuti li nove anni appresso
l’apparimento soprascritto2 di questa gentilissima, ne l’ultimo di questi die
avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo,
in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga3 etade; e passando per
5 una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua
ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo,4 mi salutoe molto
virtuosamente tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.5
L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente6 nona7 di quello
giorno; e però che8 quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per
10 venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le
genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa
cortesissima. E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale
m’apparve una maravigliosa9 visione: che me parea vedere ne la mia camera una
nebula10 di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore
15 di pauroso11 aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto
a sé,12 che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non
intendea se non poche; tra le quali intendea queste: «Ego dominus tuus».13 Ne
le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi
parea in uno drappo sanguigno leggermente;14 la quale io riguardando molto
20 intentivamente,15 conobbi ch’era la donna de la salute,16 la quale m’avea lo giorno
dinanzi degnato di salutare. E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse
una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: «Vide cor
tuum».17 E quando elli era stato18 alquanto, pareami che disvegliasse questa che
dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno,19 che le facea mangiare questa cosa
25 che in mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente.20 Appresso ciò poco
dimorava 21 che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo,
si ricogliea22 questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse23
verso lo cielo; onde io sostenea24 sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno
non poteo sostenere,25 anzi si ruppe e fui disvegliato. E mantenente26 cominciai a
30 pensare, e trovai che l’ora ne la quale m’era questa visione apparita, era la quarta
de la notte27 stata; sì che appare manifestamente ch’ella fue la prima ora de le
nove ultime ore de la notte.

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      Dentro il testo

I contenuti tematici

Esattamente nove anni dopo aver visto Beatrice per la prima volta, Dante la ritrova. Questo secondo incontro favorirà importanti conseguenze nella vita interiore del poeta, che qui narra un sogno angoscioso, una visione giuntagli nel sonno dopo che, colmo di emozione per la vista di Beatrice, ha deciso di rimanere solo. Nel sogno gli appare Amore che regge in braccio la donna e porta in una mano il cuore ardente di Dante, offerto in pasto alla stessa Beatrice. Subito dopo Amore, piangendo, si allontana con la donna verso il cielo.

Le scelte stilistiche

Anche in questo terzo capitolo ritroviamo una fitta simbologia. La veste di Beatrice nella realtà è bianca, colore angelico che indica purezza, mentre nel sogno il drappo trasparente che la avvolge è rosso, a raffigurare l’ardore della passione che lega Dante a lei. La nudità significa invece l’aperta manifestazione dell’intima essenza della donna (Beatrice è limpida e trasparente: non ha nulla da nascondere). Il secondo incontro avviene esattamente nove anni dopo il primo e, per di più, all’ora nona (di nuovo il tre, numero della perfezione divina, al quadrato). La visione del sogno appare a Dante alla quarta ora della notte: essendo la notte composta di dodici ore, la quarta è la prima delle ultime nove.

Dante si allontana e si isola (ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, r. 11), ma questo isolamento lo conduce a un’intensificazione del ricordo. Anzi, si tratta quasi di una sorta di esperienza mistica: inebriato (r. 10) è infatti un vocabolo che nella Bibbia e negli scritti dei mistici indica il colmo dell’esaltazione estatica.
Il tema del “cuore mangiato”, infine, a livello letterario è di origine celtica e ha una lunga attestazione successiva, che dalla poesia provenzale giunge sino al Novellino e al Decameron, ma le sue radici sono già nel Nuovo Testamento, dove Gesù dice ai suoi discepoli: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna» (Giovanni, 6, 54).

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Quanti anni ha Beatrice in questo capitolo?


2 Che cosa dice Amore a Dante?


3 Come reagisce Dante alla visione?

ANALIZZARE

4 Individua gli aggettivi presenti nel brano. Quale funzione svolgono? Di quale grado sono?

INTERPRETARE

5 Che cosa significa, secondo te, il fatto che Amore offra il cuore di Dante in pasto a Beatrice?


6 Perchè Beatrice lo accetta soltanto dubitosamente (r. 25)? Quale sarà il valore allegorico di tale esitazione?


7 Da che cosa è motivato l’improvviso pianto di Amore?

PRODURRE

La tua esperienza

8 Descrivi un sogno immaginario, sul modello di quello dantesco, a partire da concrete situazioni della tua vita quotidiana. Scrivi un testo narrativo di circa 20 righe.


I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 1
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