La più segreta, complessa, ma anche la più limpida lirica leopardiana, L’infinito, ha sempre esercitato un notevole fascino su quanti l’hanno letta, e in particolare su quei finissimi lettori che sono i poeti. Gli echi di questa poesia misteriosa e suggestiva hanno acceso la fantasia di altri autori, che così hanno provato a omaggiarla attraverso la propria produzione. Non mancano però quanti hanno deciso di “giocare” con questo testo celeberrimo, attraverso parodie che sono comunque, in fondo, una forma particolare di omaggio.
Consonanze/Dissonanze - Vassalli e Zaccaria, Fare il verso all’Infinito
CONSONANZE ■ DISSONANZE
VASSALLI e ZACCARIA
Fare il verso all’Infinito
Sebastiano Vassalli
Un’efficace mimesi volutamente rovesciata e condotta in una chiave attualizzante (al posto dell’ermo colle troviamo uno schermo televisivo…) è quella operata dallo scrittore Sebastiano Vassalli (1941-2015) in una poesia dal titolo Il finito.
“Sempre odioso mi fu quest’affollato
mio tempo, e questo schermo, che i fantasmi
degli umani e le voci in sé racchiude.
Ma ovunque io mi nasconda, il turbinìo
di vanamente fragorose imprese
m’insegue e mi raggiunge, né potrei
sottrarmi ad un destino che accomuna
me coi viventi. – E come invece è eterno
e in sé perfetto un sasso, a volte io quello
mi fingo d’esser nel pensiero, e in lui
finisco; e mi dimentico l’effimero,
e le vive stagioni, e quella morta
e assente, e il suo silenzio. Così annullo
l’ansia del tempo nella carne e nel vuoto
della ragione riempio e chiudo e sono.”
Giuseppe Zaccaria
Anche l’italianista Giuseppe Zaccaria (n. 1947) si è divertito a parafrasare Leopardi in un contesto contemporaneo, reinterpretando il modello in chiave prosaica e borghese. Il suo testo si intitola L’infinito, o della speculazione edilizia.
“Assai caro pagai quest’ermo colle
su cui feci la villa con piscina
campi da tennis golf e una panchina
addossata a una siepe che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.”