3 - La militanza civile
Vivere la propria epoca: l’impegno civile leopardiano Abbiamo visto come Leopardi partecipi attivamente alla discussione tra Classicisti e Romantici: un’esperienza, questa, che già permette di sfatare il luogo comune dell’isolamento culturale del poeta, passivo e individualistico spettatore del proprio tempo. Le pagine del Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica non rappresentano però soltanto una presa di posizione all’interno di un dibattito letterario; sono, invece, la spia di una passione ardente, etica e civile, che anima nel suo complesso la personalità di Leopardi.
Dagli appunti dello Zibaldone ai versi giovanili delle canzoni patriottiche fino al testamento spirituale contenuto nella Ginestra (▶ T22, p. 134), egli resta legato con fermezza a un’idea nobile, morale e civile della letteratura come maestra di civiltà, a cui ancorarsi per difendersi dal conformismo e dalla manipolazione delle coscienze operati da una produzione culturale che appare ai suoi occhi ipocrita e illusoria nel veicolare facili entusiasmi di tipo progressista.
Il sarcasmo di un «malpensante» Molteplici sono i bersagli della vena sarcastica di Leopardi, che legge criticamente gli eventi prerisorgimentali mediante la satira politica dei Paralipomeni della Batracomiomachia, demolisce i miti del progresso rivendicati dagli amici fiorentini, indirizzando a uno di essi una Palinodia al marchese Gino Capponi e ridicolizza coloro che definisce, nell’omonimo componimento, «i nuovi credenti», vale a dire gli intellettuali napoletani animati da un fiducioso spiritualismo cattolico.
Ad accomunare tutte queste illusorie posizioni ideologiche vi sono per Leopardi – che nei Paralipomeni si autodefinisce «malpensante», nemico cioè di benpensanti e perbenisti – la fede ingenua nelle possibilità dell’intelletto umano e l’ottimismo illuministico che esaltava un ineluttabile destino di felicità per tutti. Tutte le visioni positive dell’esistenza umana si fondano, a suo giudizio, su una pietosa ma riprovevole tendenza all’autoinganno e alla mistificazione: un atteggiamento, questo, che il poeta compatisce e che lo porta a sorridere amaramente «del genere umano innamorato della vita» (come scrive nell’operetta morale Dialogo di Tristano e di un amico).