2 - La rappresentazione degli umili
I miti di un universo immutabile Nel descrivere questo universo sociale, Verga non a caso attinge, oltre che al proprio ricordo e all’osservazione diretta (tanto da essere anche fra i primi a intuire le potenzialità evocative e documentarie della fotografia), anche alle conoscenze che derivano dalle ricerche sul folclore effettuate sul campo dal più importante raccoglitore e studioso di tradizioni popolari siciliane, l’antropologo palermitano Giuseppe Pitrè (1841-1916).
Amori, vendette, feste religiose, processioni, favole, indovinelli, proverbi, credenze: per molti aspetti l’opera verghiana rappresenta una sorta di enciclopedia delle manifestazioni e delle usanze custodite dal mondo popolare di marinai, contadini, pastori e minatori, studiate nella loro concretezza storica con scrupolo di scienziato, ma rivissute drammaticamente con l’anima dell’artista, che non si limita a “copiare” il popolo, ma lo interpreta nella sua mentalità e nelle sue convenzioni.
La caparbietà eroica dei personaggi verghiani La Sicilia è dunque per Verga il teatro ideale per superare il sentimentalismo degli esordi narrativi e per descrivere l’unico mondo che gli appare vero, quell’universo di umili che combattono per l’esistenza, a modo loro eroi caratterizzati da una decisa caparbietà e da una «rassegnazione coraggiosa ad una vita di stenti», come si legge nella novella Fantasticheria.
Il destino dei personaggi verghiani non può essere mutato, semmai accelerato: valga per tutte l’esperienza di Rosso Malpelo, che assolve fino in fondo la funzione di testimone dell’oppressione, andando incontro alla morte come a una liberazione. Nella sua elementare filosofia, Malpelo sa che il povero non ha scampo e deve soggiacere a una legge e a un fato più forti di lui. Egli sa adattarsi a questo futuro già scritto, ma senza scendere a compromessi: chiuso nei suoi rancori e nei suoi affetti, il ragazzo ha il coraggio di ribellarsi in silenzio, esasperando la propria solitudine, vissuta con spietata consapevolezza come una condizione umana che tocca a tutti gli sconfitti, relegati ai margini del proprio tempo.
Volti e luoghi della letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento