Le opere
La produzione pre-verista
Gli esordi letterari di Verga sono legati agli schemi del romanzo storico-patriottico (Amore e Patria, 1857; I carbonari della montagna, 1862; Sulle lagune, 1863). Successivamente l’autore si dedica a opere di gusto tardoromantico e di ambientazione borghese.
Storia di una capinera
La triste storia di una fanciulla romantica Dopo il romanzo Una peccatrice (1866), storia di un tragico amore appassionato, Verga si cimenta in un breve romanzo epistolare, Storia di una capinera, uscito nel 1871 e destinato a commuovere migliaia di lettori e lettrici attratti dalla trama sentimentale (non a caso il testo appare a puntate su una rivista femminile, “Il corriere delle dame”, prima che in volume). La vicenda narra la storia di Maria, costretta dalla matrigna a diventare monaca dopo essersi innamorata perdutamente di un giovane che sposa però la sua sorellastra. Alla fine la sfortunata fanciulla muore, secondo il canovaccio della letteratura tardoromantica. Tuttavia, l’indagine scrupolosa svolta dall’autore sulla vita dei conventi e un personaggio “vinto” dall’esistenza mostrano già aspetti che saranno approfonditi con ben diversa consapevolezza dopo la svolta verista.
CRONACHE dal PASSATO
Le cannonate applaudite da un reazionario
Nel 1898 a Milano la popolazione affamata chiede pane e aumento dei salari. Il generale Bava Beccaris reprime le manifestazioni con l’esercito: Verga si schiera a favore dell’intervento
Maggio 1898. Da giorni, una folla composta da uomini e donne, vecchi e bambini manifesta per le vie di Milano contro la disoccupazione e i salari da fame. Si susseguono scontri, spesso sanguinosi, tra la popolazione e le truppe. Il 6 maggio un drappello di soldati fa fuoco sui dimostranti che stanno assaltando la caserma della Questura. Il giorno dopo, uno sciopero generale vede riversarsi sulle strade una massa di giovani, studenti e lavoratori: il governo decreta lo stato d’assedio, affidando i pieni poteri al generale Fiorenzo Bava Beccaris. La cavalleria tenta di riportare l’ordine, ma le barricate resistono. L’8 maggio il generale decide di usare l’artiglieria. È una carneficina: si contano più di un centinaio di morti. Il “macellaio di Milano” – questo il soprannome che viene subito attribuito a Bava Beccaris – comunica trionfalmente al presidente del Consiglio Antonio Starabba di Rudinì che la rivolta è domata. L’opinione pubblica però è sconvolta dalla ferocia con cui la protesta è stata soffocata. Verga, invece, la pensa diversamente: «Fortuna che regge la sola cosa viva che abbia l’Italia: l’esercito», commenta, e aggiunge: «Il giorno in cui una compagnia mettesse giù le armi e facesse causa comune coi rivoltosi andrebbe in aria non solo la Monarchia, ma anche l’Italia».
Rivoluzionario in arte, conservatore in politica
Altri intellettuali protestano indignati contro la repressione. Tra questi, il criminologo Cesare Lombroso stila un documento di condanna dell’operato del governo da far firmare ad artisti, pensatori e scrittori. Lombroso chiede l’appoggio anche di Verga, che risponde così: «Più cara d’ogni libertà (e d’ogni legalità) m’è l’unità della patria, e ho l’animo troppo conturbato dalla propaganda separatista e dall’opera pervicace di un gruppo di retori e di forsennati che la misero a repentaglio, per firmare la sua petizione». A questa visione della politica e della società Verga rimarrà sempre fedele, cosciente – come dirà in un’altra occasione – di essere «rivoluzionario in arte», ma «inesorabilmente codino [reazionario] in politica».
Eva, Eros, Tigre reale
Tra lacrime e polemica sociale Scritti durante la prima fase del periodo milanese e pubblicati il primo nel 1873 e gli altri due nel 1875, questi romanzi si inseriscono nel filone della letteratura commerciale e di intrattenimento. Sono opere che trattano argomenti graditi al pubblico che vive in città e frequenta salotti: amori impossibili; ambizioni fallite; adulteri e relazioni scabrose; suicidi per amore. I personaggi che le animano sono prostitute redente dall’amore, ballerine, mogli infelici e giovani artisti squattrinati, sensibili e innamorati delle donne sbagliate, e quindi destinati all’infelicità. Insomma, tutto il repertorio patetico di un certo Romanticismo lacrimoso di moda in Italia dopo la metà dell’Ottocento. A questa componente si aggiunge anche la polemica antiborghese, che Verga eredita dagli ambienti scapigliati. In particolare, viene rivendicato il valore superiore dell’arte come reazione all’ipocrisia borghese e ai valori del profitto che secondo l’autore dominano nella moderna città capitalistica, regno di «Banche e di Imprese industriali» (prefazione a Eva).
La produzione verista
Al Verismo Verga approda dopo un lungo percorso di riflessione. Mentre è ancora impegnato nella stesura dei romanzi della prima fase, quella romantica, egli sperimenta un nuovo tipo di racconto, con una diversa ambientazione e personaggi presi dall’umile realtà della sua terra d’origine. La svolta avviene nel 1874, anno di composizione di Nedda, un «bozzetto siciliano» che ha per protagonista una povera raccoglitrice di olive, la quale perde prima l’amato, poi la figlioletta. In questa novella sono però ancora presenti gli aspetti tipici del Verga pre-verista: lo sguardo paternalistico del narratore e un registro stilistico ancora tradizionale. Per riconoscere i caratteri più alti dell’arte verghiana bisogna attendere il 1878, anno di uscita della novella Rosso Malpelo.
Vita dei campi ▶ T1-T3
Passioni e violenze di un mondo ancestrale Come il romanzo, anche il genere della novella incontra un particolare favore nella produzione degli autori naturalisti e veristi. Verga ne scrive molte, alcune delle quali vengono pubblicate prima su rivista e poi inserite in volume. La raccolta Vita dei campi, edita nel 1880, rappresenta l’inizio della stagione verista: si compone di 8 testi (Fantasticheria, Cavalleria rusticana, L’amante di Gramigna, Jeli il pastore, La Lupa, Rosso Malpelo, Guerra di Santi, Pentolaccia), per lo più ambientati nella campagna siciliana e incentrati su passioni elementari e incontrollabili, destinate a una fine tragica. I temi principali sono l’amore, vissuto come sentimento lacerante e trasgressivo; l’interesse economico, che rappresenta spesso la molla delle azioni umane; il carattere dei protagonisti, condannati alla solitudine sullo sfondo di un mondo immobile e arcaico.
I Malavoglia ▶ T6-T10
Con I Malavoglia (1881), a cui dedichiamo la seconda parte dell’Unità (▶ p. 187), Verga dà inizio a un ciclo narrativo, I Vinti (inizialmente intitolato La marea), che avrebbe dovuto essere articolato in 5 romanzi collegati tra loro secondo il modello offerto dai grandi scrittori realisti e naturalisti (Honoré de Balzac ed Émile Zola). Oltre ai Malavoglia, il progetto prevedeva Mastro-don Gesualdo, La duchessa di Leyra, L’onorevole Scipioni, L’uomo di lusso, cioè la storia di cinque ambizioni sfortunate, collocate in diversi ambienti sociali e antropologici, da quelli della povera gente in cerca dei mezzi materiali per sostenersi a quelli di rappresentanti del raffinato mondo aristocratico. La composizione del ciclo non va però oltre il primo capitolo della Duchessa di Leyra.
Il progetto del Ciclo dei Vinti |
||
Romanzo |
Anno |
Ambienti e temi |
I Malavoglia |
1881 |
• ambientazione popolare • lotta per il soddisfacimento dei bisogni materiali |
Mastro-don Gesualdo |
1889 |
• realtà di provincia • ascesa sociale di un popolano |
La duchessa di Leyra |
incompiuto |
• contesto nobiliare • vanità dell’aristocrazia |
L’onorevole Scipioni |
non scritto |
• luoghi della politica romana • successo nella carriera parlamentare |
L’uomo di lusso |
non scritto |
• ambiente artistico • velleità di un esteta decadente |
Novelle rusticane ▶ T4
Scritte fra il 1881 e il 1883, le 12 Novelle rusticane (1883) svolgono nei confronti del successivo Mastro-don Gesualdo quella stessa funzione di preludio e anticipazione di temi e prospettive che Vita dei campi ha assunto per I Malavoglia.
Le raccolte di novelle verghiane |
||
Titolo |
Ambientazione geografica |
Ambiente sociale |
Primavera e altri racconti (1876) |
varia |
vario |
Vita dei campi (1880) |
Sicilia |
mondo contadino |
Novelle rusticane (1883) |
Sicilia |
vario |
Per le vie (1883) |
Milano |
proletariato |
Drammi intimi (1884) |
Milano |
contesto mondano |
Vagabondaggio (1887) |
varia |
vario |
I ricordi del capitano d’Arce (1891) |
varia |
salotti borghesi |
Don Candeloro & C.i (1894) |
varia |
mondo del teatro |
Mastro-don Gesualdo ▶ T5
Dopo la parentesi costituita dal romanzo minore Il marito di Elena (1882), una stanca ripresa dei motivi erotico-mondani tipici della produzione milanese, Verga torna al progetto dei Vinti e al mondo rusticano della Sicilia. Il frutto di questo lavoro, al termine di una lunga elaborazione, è Mastro-don Gesualdo, pubblicato sulla rivista “Nuova Antologia” nel 1888 e in volume nel 1889.
La disfatta degli ideali Gesualdo è dunque, negli affetti, un “vinto”, condannato dalla sua stessa ambizione e dal destino che si abbatte inesorabilmente su quanti scelgono di abbandonare la propria condizione tradendo il codice severo delle origini popolari e contadine. E, per di più, Gesualdo è un vinto anche nella sua «roba», che ha accumulato con tanta parsimonia e, ormai morente, vede dissipata dal genero. Nella figura del protagonista, Verga rispecchia tutto il suo antiromantico, spietato pessimismo. Tramontato ogni mito positivo, con lucida e distaccata determinazione egli esprime una visione critica che sottopone a riesame ogni illusione, dalla fede nella solidarietà familiare al mito del progresso sociale.
Fase pre-verista |
Fase verista |
• Personaggi tratti dal mondo borghese |
• Personaggi tratti dal mondo contadino |
• Ambientazione cittadina • Amori conturbanti e tragici • Influenza della letteratura tardoromantica e dei romanzi d’appendice francesi |
• Ambientazione campestre • Sentimenti primitivi e conflittuali • Influenza del Naturalismo francese |
• Narratore esterno che giudica e interviene |
• Eclissi e impersonalità dell’autore |
• Uso dell’italiano letterario |
• Parlato popolare, con ricorso al dialetto per i nomi e i proverbi |
• Mentalità dell’autore ben distinta da quella dei personaggi borghesi: talvolta l’autore approva, talaltra critica, ma comunque commenta |
• L’autore si pone al livello dei suoi personaggi, adottando la morale popolare anche quando è in conflitto con il suo livello culturale e con quello del suo pubblico |
Il teatro
Passioni, sangue e onore L’esperienza letteraria di Verga comprende anche un’interessante produzione teatrale, spesso ispirata, negli argomenti, alle trame dei suoi stessi racconti. Si tratta di lavori che contribuiscono a contrastare i residui sentimentali del teatro borghese del tempo, introducendo sulle scene un linguaggio scarno ed essenziale. Grande successo, in particolare, ottiene la rappresentazione di Cavalleria rusticana (1884), una vicenda di passione e gelosia in una Sicilia esotica e arcaica, che ha per protagonisti i personaggi di Turiddu, tornato a casa dopo l’esperienza militare, e compare Alfio, i quali si contendono l’amore di Lola fino al tragico epilogo sancito da un duello d’onore.
Altri drammi sono In portineria (1885), La Lupa (1896), La caccia al lupo e La caccia alla volpe (1902), Rose caduche (pubblicato postumo nel 1928). Anche nel teatro l’ispirazione verghiana più alta si attua nel vigoroso racconto di una dolente umanità, in modo particolare nell’opera più interessante, Dal tuo al mio (1903), che, ambientata in una solfatara siciliana, ha il suo centro poetico nell’amara rappresentazione del crollo di tutti gli ideali collettivi dinanzi alle leggi brutali della vita moderna e ai meschini interessi di un individualismo utilitaristico.
La vita |
Le opere |
|
• Nasce a Catania |
1840 |
|
1857 | Amore e Patria | |
• Presta servizio nella Guardia nazionale |
1860-1864 |
|
1862 | I carbonari della montagna | |
1863 | Sulle lagune | |
1866 | Una peccatrice | |
• Risiede a Firenze |
1869 |
|
1871 | Storia di una capinera | |
• Si trasferisce a Milano |
1872 |
|
1873 | Eva | |
1874 | Nedda | |
1875 | Eros, Tigre reale | |
1876 | Primavera e altri racconti | |
1878 | Rosso Malpelo | |
1880 | Vita dei campi | |
1881 | I Malavoglia | |
1883 | Novelle rusticane, Per le vie | |
1884 | Drammi intimi, Cavalleria rusticana (dramma teatrale) |
|
1885 | In portineria | |
1887 | Vagabondaggio | |
1889 | Mastro-don Gesualdo | |
1891 | I ricordi del capitano d’Arce | |
• Torna in Sicilia |
1893 |
|
1894 | Don Candeloro & C.i | |
1902 | La caccia al lupo, La caccia alla volpe | |
1903 | Dal tuo al mio | |
• Aderisce al Partito nazionalista |
1912 |
|
• Appoggia l’intervento italiano nella Grande guerra |
1914 |
|
• È nominato senatore del Regno |
1920 |
|
• Muore a Catania |
1922 |
Volti e luoghi della letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento