20 I magistrati ch’ebbero i primi l’avviso di quel che accadeva, spediron subito a
chieder soccorso al comandante del castello, che allora si diceva di porta Giovia;5
il quale mandò alcuni soldati. Ma, tra l’avviso, e l’ordine, e il radunarsi, e il mettersi
in cammino, e il cammino, essi arrivarono che la casa era già cinta di vasto
assedio; e fecero alto6 lontano da quella, all’estremità della folla. L’ufiziale che li
25 comandava, non sapeva che partito prendere. Lì non era altro che una, lasciatemi
dire, accozzaglia di gente varia d’età e di sesso, che stava a vedere. All’intimazioni
che gli venivan fatte, di sbandarsi, e di dar luogo,7 rispondevano con un cupo e
lungo mormorìo; nessuno si moveva. Far fuoco sopra quella ciurma, pareva all’ufiziale
cosa non solo crudele, ma piena di pericolo; cosa che, offendendo i meno
30 terribili, avrebbe irritato i molti violenti: e del resto, non aveva una tale istruzione.8
Aprire quella prima folla, rovesciarla a destra e a sinistra, e andare avanti a portar
la guerra a chi la faceva,9 sarebbe stata la meglio;10 ma riuscirvi, lì stava il punto.
Chi sapeva se i soldati avrebber potuto avanzarsi uniti e ordinati? Che se, in vece
di romper la folla, si fossero sparpagliati loro tra quella, si sarebber trovati a sua
35 discrezione, dopo averla aizzata. L’irresolutezza11 del comandante e l’immobilità
de’ soldati parve, a diritto o a torto, paura. La gente che si trovavan12 vicino a loro,
si contentavano di guardargli in viso, con un’aria, come si dice, di me n’impipo;13
quelli ch’erano un po’ più lontani, non se ne stavano di14 provocarli, con visacci
e con grida di scherno; più in là, pochi sapevano o si curavano che ci fossero; i
40 guastatori seguitavano a smurare,15 senz’altro pensiero che di riuscir presto nell’impresa;
gli spettatori non cessavano d’animarla con gli urli.
Spiccava tra questi, ed era lui stesso spettacolo, un vecchio mal vissuto, che,
spalancando due occhi affossati e infocati, contraendo le grinze a un sogghigno di
compiacenza diabolica, con le mani alzate sopra una canizie vituperosa,16 agitava
45 in aria un martello, una corda, quattro gran chiodi, con che diceva di volere attaccare
il vicario a un battente della sua porta, ammazzato che fosse.
«Oibò! vergogna!» scappò fuori Renzo, inorridito a quelle parole, alla vista
di tant’altri visi che davan segno d’approvarle, e incoraggito17 dal vederne degli
altri, sui quali, benché muti, traspariva lo stesso orrore del quale era compreso lui.
50 «Vergogna! Vogliam noi rubare il mestiere al boia? assassinare un cristiano? Come
volete che Dio ci dia del pane, se facciamo di queste atrocità? Ci manderà de’ fulmini,
e non del pane!».
«Ah cane! ah traditor della patria!» gridò, voltandosi a Renzo, con un viso da
indemoniato, un di coloro che avevan potuto sentire tra il frastono quelle sante
55 parole. «Aspetta, aspetta! È un servitore del vicario, travestito da contadino: è una
spia: dàlli, dàlli!». Cento voci si spargono all’intorno. «Cos’è? dov’è? chi è? Un servitore
del vicario. Una spia. Il vicario travestito da contadino, che scappa. Dov’è?
dov’è? dàlli, dàlli!».