La sintesi

I SAPERI fondamentali

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UGO FOSCOLO

La vita

Ugo Foscolo nasce nel 1778 nell’isola di Zante, da padre veneziano e madre greca. Dopo la morte del padre (1788), si trasferisce con la famiglia a Venezia, nel 1793. Studia i classici e inizia a frequentare, ancora giovanissimo, i salotti aristocratici e culturali, dove entra in contatto con molti intellettuali dell’epoca. Frequentazioni mondane, appassionate relazioni amorose, l’intensa attività letteraria e la partecipazione alla situazione politica italiana caratterizzano tutta la vita del poeta. Accoglie con entusiasmo l’arrivo di Napoleone in Italia nel 1796, ma presto resta deluso dal trattato di Campoformio (1797), con il quale la Francia cede il Veneto all’Austria. Dopo diversi soggiorni a Milano e Bologna, nel 1804 è prima in Francia, al seguito dell’esercito napoleonico, poi in Inghilterra. Vive a Milano dal 1806 al 1812. Con il ritorno degli austriaci, nel 1814 Foscolo lascia per sempre l’Italia: va prima in Svizzera poi in Inghilterra. Assistito dalla figlia Floriana, muore a Londra nel 1827, malato e pieno di debiti. Nel 1871 le sue spoglie vengono trasferite nella chiesa di Santa Croce, a Firenze.

Ultime lettere di Jacopo Ortis

Ispirato dai Dolori del giovane Werther di Goethe e dalla Nuova Eloisa di Rousseau, l’Ortis (1802) è un romanzo epistolare, formato cioè da una serie di lettere che il protagonista invia all’amico Lorenzo Alderani. Narra le vicende del giovane Jacopo che, dopo il trattato di Campoformio, si rifugia sui colli Euganei. Qui incontra Teresa di cui si innamora, ma lei è promessa sposa a un altro. Alla  disillusione degli ideali politici si somma il dolore per l’amore irrealizzabile: tali sentimenti porteranno Jacopo all’estrema decisione di suicidarsi. Si tratta di un’opera-specchio: il romanzo ha, infatti, tratti fortemente autobiografici e racchiude i temi chiave del giovane Foscolo, quali l’ esilio, la disillusione, il dissidio tra ideali e realtà, lo slancio eroico oppresso dalle convenzioni e il desiderio di autoannientamento.

Altre opere in prosa

Gli scritti in prosa di Foscolo sono numerosi: saggi e articoli di critica letteraria e di argomento storico e due testi satirici, Ipercalisse e Ragguaglio, in cui l’autore mette in luce il suo gusto per la polemica. Nel 1813 Foscolo pubblica la traduzione del Viaggio sentimentale di Laurence Sterne e attribuisce la traduzione a un personaggio di invenzione, Didimo Chierico. Quest’ultimo, nell’appendice Notizia intorno a Didimo Chierico, è presentato da Foscolo come un personaggio del tutto diverso da Jacopo Ortis: distaccato dalle passioni, ironico e pungente; mentre Jacopo resta travolto dal disinganno, Didimo lo accetta e ne ride.

Le opere in versi

Nel 1803 Foscolo pubblica la raccolta Poesie, che comprende 2 odi e 12 sonetti. Nelle odi (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All’amica risanata) emerge il  neoclassicismo di Foscolo. I sonetti (tra i quali Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni) sono invece pervasi da una poetica ormai romantica e sono la massima espressione della soggettività del poeta: l’io lirico foscoliano scopre la funzione dell’ autobiografia come avventura esistenziale e la realtà è tradotta e interiorizzata come esperienza intima. I contenuti tematici sono principalmente la lontananza dagli affetti e dalla patria, il disinganno, il disprezzo per la condizione mortale, la morte.

Il poema incompiuto Le Grazie era, nelle intenzioni del poeta, un’opera allegorica sul progresso della civiltà umana che collegasse il passato al presente, tramite il valore simbolico del mito. Le Grazie rappresentano infatti le tre divinità che hanno il compito di trasmettere agli uomini la bellezza e l’armonia, mostrando loro la strada verso la civiltà. La struttura è articolata e complessa e lo stile, di gusto neoclassico, elegante e prezioso.

Il mito, ripreso in chiave moderna, è anche al centro delle tre tragedie scritte da Foscolo in fasi diverse della sua vita: Tieste nel 1795, Aiace nel 1810 e Ricciarda nel 1813.

Dei Sepolcri

Il carme, pubblicato nel 1807, prende spunto dall’editto di Saint-Cloud, che decretava lo spostamento dei cimiteri fuori dai centri abitati, per motivi igienici, e vietava i monumenti funebri, perché non vi fossero differenze di ricchezza tra i defunti. Dopo averne discusso con alcuni amici nel salotto di Isabella Teotochi Albrizzi, Foscolo compone un poema sul valore storico e sociale dei sepolcri. I versi, 295 endecasillabi sciolti, sono articolati in blocchi logici e nuclei concettuali, tenuti insieme da un’articolata tessitura, la cui difficoltà di lettura ha provocato l’accoglienza negativa da parte della critica del tempo. Lo stesso Foscolo indica quattro parti tematiche: l’illusione della tomba come luogo di memoria (vv. 1-90); la storia dei culti funebri (vv. 91-150); la funzione civile e culturale delle tombe, soprattutto quelle dei grandi uomini, in grado di trasmettere ai vivi esempi di virtù (vv. 151-212); la funzione eternatrice della poesia (vv. 213-295). Foscolo va oltre la propria cultura materialistica e meccanicistica e fa emergere la potenza del sentimento e la fede nelle illusioni: in tale ottica, la sepoltura diventa simbolo della memoria privata e pubblica e il ricordo dei defunti è di consolazione ed esempio per i vivi.

Volti e luoghi della letteratura - volume 2
Volti e luoghi della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento