T13 - La storia dei culti funebri

T13

La storia dei culti funebri

Seconda parte (vv. 91-150)

«Istituzione delle sepolture nata con il patto sociale (vv. 91-96). Religione per gli estinti derivata dalle virtù domestiche (vv. 97-100). Mausolei eretti dall’amore della patria agli Eroi (vv. 101-103). Morbi e superstizioni de’ sepolcri promiscui nelle chiese cattoliche (vv. 104-114). Usi funebri de’ popoli celebri (vv. 114-136); inutilità de’ monumenti alle nazioni corrotte e vili (vv. 137-150)».


Metro
Endecasillabi sciolti.

Dal dì che nozze e tribunali ed are

diero alle umane belve esser pietose

di se stesse e d’altrui, toglieano i vivi

all’etere maligno ed alle fere

95    i miserandi avanzi che Natura

con veci eterne a sensi altri destina.

Testimonianza a’ fasti eran le tombe,

ed are a’ figli; e uscìan quindi i responsi

de’ domestici Lari, e fu temuto

100 su la polve degli avi il giuramento:

religïon che con diversi riti

le virtù patrie e la pietà congiunta

tradussero per lungo ordine d’anni.

Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi

105 fean pavimento; né agl’incensi avvolto

de’ cadaveri il lezzo i supplicanti

contaminò; né le città fur meste

d’effigïati scheletri: le madri

balzan ne’ sonni esterrefatte, e tendono

110 nude le braccia su l’amato capo

del lor caro lattante onde nol desti

il gemer lungo di persona morta

chiedente la venal prece agli eredi

dal santuario. Ma cipressi e cedri

115 di puri effluvi i zefiri impregnando

perenne verde protendean su l’urne

per memoria perenne, e prezïosi

vasi accogliean le lagrime votive.

Rapìan gli amici una favilla al Sole

120 a illuminar la sotterranea notte,

perché gli occhi dell’uom cercan morendo

il Sole; e tutti l’ultimo sospiro

mandano i petti alla fuggente luce.

Le fontane versando acque lustrali

125 amaranti educavano e vïole

su la funebre zolla; e chi sedea

a libar latte o a raccontar sue pene

ai cari estinti, una fragranza intorno

sentìa qual d’aura de’ beati Elisi.

130 Pietosa insania che fa cari gli orti

de’ suburbani avelli alle britanne

vergini, dove le conduce amore

della perduta madre, ove clementi

pregaro i Geni del ritorno al prode

135 che tronca fe’ la trïonfata nave

del maggior pino, e si scavò la bara.

Ma ove dorme il furor d’inclite gesta

e sien ministri al vivere civile

l’opulenza e il tremore, inutil pompa

140 e inaugurate immagini dell’Orco

sorgon cippi e marmorei monumenti.

Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,

decoro e mente al bello italo regno,

nelle adulate reggie ha sepoltura

145 già vivo, e i stemmi unica laude. A noi

morte apparecchi riposato albergo,

ove una volta la fortuna cessi

dalle vendette, e l’amistà raccolga

non di tesori eredità, ma caldi

150 sensi e di liberal carme l’esempio.

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Analisi ATTIVA

I contenuti tematici

La transizione al v. 91 (Dal dì che nozze e tribunali ed are) segna un deciso allargamento di prospettiva: la riflessione sul ciclo ininterrotto della natura e sul desiderio di sfuggirgli mediante il sepolcro lascia il posto all’affermazione del significato della tomba come istituzione e valore storico, all’interno di un discorso che trascende la sfera del sentimento e del lutto privato per estendersi a una dimensione storica e collettiva. I sepolcri non parlano solo al cuore del singolo, ma anche al popolo intero, ai popoli del presente e del futuro, diventando oggetto di culto – non solo religioso ma anche laico – e concreto richiamo, monumento in senso letterale (“ciò che ammonisce”, dal latino moneo), ai valori sociali e civili che rischiano continuamente di perdersi.

Procedendo avanti e indietro nel tempo, Foscolo abbraccia diversi luoghi ed epoche storiche per riconoscere nella sepoltura il simbolo di una conquistata umanità. Sulla scorta delle indicazioni di Giambattista Vico, egli identifica il culto dei defunti come momento costitutivo della nascita della civiltà: esso fa parte di quel complesso di rituali (sintetizzato dal poeta nelle istituzioni del matrimonio, della giustizia e del culto religioso) che porta l’uomo a emanciparsi dal suo primitivo stato ferino. I monumenti funebri furono ideati per custodire e tramandare nei secoli la memoria stessa di un popolo e i suoi contenuti etici, creando nell’animo umano il valore supremo della “pietà”. Anche grazie a essi le umane belve, finalmente addomesticate dalle virtù condivise all’interno della società, sono diventate pietose (v. 92).


1 Quali sono le istituzioni a cui fanno riferimento nozze e tribunali ed are? Perché sono così importanti per la civiltà? Che figura retorica ha usato qui l’autore?


2 Quali funzioni avevano, nell’antichità, le tombe?

Come sul piano privato, però, anche su quello pubblico il valore della sepoltura non è sempre lo stesso. Nel corso dei secoli e nei vari paesi il culto dei morti ha assunto aspetti e caratteristiche diverse. Nel passarle in rassegna senza un ordine cronologico, il poeta individua quattro esempi: il primo, quello cristiano di epoca medievale, è visto negativamente, come manifestazione del brutto, del lugubre e del venale (si veda il riferimento al pagamento delle messe di suffragio, la venal prece del v. 113, in cui si coglie anche la polemica razionalista contro la superstizione); il secondo e il terzo, valutati positivamente, celebrano la semplicità e la serenità delle necropoli antiche e dei cimiteri inglesi; il quarto riporta infine alla situazione dell’Italia contemporanea, dove i sepolcri hanno perso ogni funzione civile riducendosi a tetra manifestazione di opulenza e di potere.


3 Quali termini sottolineano il disgusto di Foscolo nei confronti delle sepolture medievali?


4 Quali elementi erano presenti nei cimiteri antichi?


5 Che cosa intende l’autore con l’espressione pietosa insania (v. 140)?

Il passaggio dalla realtà inglese idealizzata a quella italiana priva di virtù civili è sottolineato da un’ulteriore transizione avversativa (Ma ove dorme il furor d’inclite gesta, v. 137). Alle nobiltà italiane, metaforicamente già sepolte in vita nelle loro dimore sfarzose, il poeta contrappone l’immagine eroica di sé stesso, sottolineata dal plurale maiestatico in posizione di rilievo, all’inizio di un enjambement (A noi / morte apparecchi, vv. 145-146). Collocando la propria figura al centro tra i maestri Parini e Alfieri (troveremo quest’ultimo nella terza parte del carme), Foscolo si pone in antitesi con il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo (v. 142), rivendicando la propria indipendenza intellettuale e augurandosi di trovare riposo in una semplice tomba, che possa ricordarlo agli amici e ai congiunti: a loro il poeta non potrà certo lasciare di tesori eredità (v. 149), ma solo caldi / sensi e di liberal carme l’esempio (vv. 149-150), vale a dire la memoria di un uomo che ha vissuto fortemente e molto sofferto e che ha trasmesso con la sua opera un esempio di libertà poetica e di intensa partecipazione affettiva.


6 Che cosa evidenzia l’espressione marmorei manumenti (v. 141), usata dal poeta per connotare le caratteristiche della realtà contemporanea italiana?

  • a L’amore per il bello. 
  • b Il gusto neoclassico.
  • c La ricchezza e la viltà.
  • d  Il desiderio di emulare gli antichi.


7 A quale condizione sociopolitica è associata l’eccessiva opulenza delle tombe dei nobili italiani?


8 Che cosa augura a sé stesso il poeta nei vv. 145-150?


9 Quale valore assume il termine fortuna usato al v. 147? A quali vicende personali allude Foscolo?

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Le scelte stilistiche

Anche in questa seconda parte del carme il lessico si dispone in due sistemi semantici fortemente contrastanti: da una parte l’oscuro mondo primordiale, con umane belve (v. 92), etere maligno (v. 94), fere (v. 94), miserandi avanzi (v. 95); dall’altra l’affermazione della pietas che trasforma le tombe in Testimonianza a’ fasti (v. 97), are (v. 98) e fonti di responsi (v. 98), simboli della famiglia, della casa, degli antenati e del patrimonio di valori che rende coesa la comunità. L’alternanza costante di morte e vita, luci e ombre si rinnova poi ai vv. 119-122, dove il campo semantico della luminosità (favilla, Sole, illuminar) si contrappone a quello dell’oscurità (sotterranea notte, morendo).


10 Distingui con colori diversi i termini afferenti al campo semantico della luminosità e a quello dell’oscurità.


11 A quali momenti storico-culturali sono associati i campi semantici positivi e a quali quelli negativi?

Le scelte lessicali tratteggiano in tal modo panorami di chiara ascendenza letteraria: il cimitero cristiano si accorda con il suo lezzo (v. 106) e i suoi scheletri (v. 108) all’immaginario lugubre della narrativa gotica e della poesia sepolcrale inglese (si noti, nella sequenza ai vv. 105-114, anche l’insistenza sulle vocali dal suono cupo o e u), quelli antichi e quelli inglesi presentano lo scenario tipico del locus amoenus di tradizione classica, con le sagome verdeggianti di alberi e fiori, testimoni della serena corrispondenza tra vivi e defunti. Cippi e marmorei monumenti (v. 141), con la loro fastosa e macabra magniloquenza, contraddistinguono invece la realtà italiana, evidenziandone in negativo la tetra solennità di facciata.


12 Individua nel testo i latinismi: in quali punti si concentrano? perché?


13 Scrivere per raccontare. In riferimento a quanto hai finora studiato riguardo alla personalità di Foscolo e agli auspici contenuti nei vv. 145-150, prova a scrivere un’epigrafe (in prosa o in versi) da apporre sulla sua tomba.

Volti e luoghi della letteratura - volume 2
Volti e luoghi della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento