T10 - La nascita delle Grazie (Le Grazie)

T10

La nascita delle Grazie

Le Grazie, Inno I, A Venere, vv. 66-117

Impietosita dalle condizioni dell’umanità, che vive abbrutita in uno stato bestiale, Venere sorge dalle acque del mar Ionio insieme alle Grazie, che portano nel mondo la purezza e l’armonia.


Metro Endecasillabi sciolti.

Splendea tutto quel mar quando sostenne

su la conchiglia assise e vezzeggiate

dalla Diva le Grazie: e a sommo il flutto,

quante alla prima aura di Zefiro

70    le frotte delle vaghe api prorompono,

e più e più succedenti invide ronzano

a far lunghi di sé aerei grappoli,

van alïando su’ nettarei calici

e del mèle futuro in cor s’allegrano,

75    tante a fior dell’immensa onda raggiante

ardian mostrarsi a mezzo il petto ignude

le amorose Nereidi oceanine;

e a drappelli agilissime seguendo

la Gioja alata, degli Dei foriera,

80    gittavan perle, dell’ingenue Grazie

il bacio le Nereidi sospirando.

Poi come l’orme della Diva e il riso

delle vergini sue fer di Citera

sacro il lito, un’ignota violetta

85    spuntò a’ piè de’ cipressi; e d’improvviso

molte purpuree rose amabilmente

si conversero in candide. Fu quindi

religïone di libar col latte

cinto di bianche rose e cantar gl’inni

90    sotto a’ cipressi ed offerire all’ara

le perle e il fior messagger d’Aprile.

L’una tosto alla Dea col radïante

pettine asterge mollemente e intreccia

le chiome di marina onda spumanti;

95    l’altra sorella a’ Zefiri concede,

a rifiorirle i prati a primavera,

l’ambrosio umore ond’è irrorato il petto

della figlia di Giove; vereconda

la terza ancella ricompone il peplo

100 su le membra divine, e le contende

di que’ selvaggi attoniti al desio.

Non prieghi d’inni o danze d’imenei,

ma di veltri perpetuo l’ululato

tutta l’isola udia, e un suon di dardi,

105 e gli uomini sul vinto orso rissosi,

e de’ piagati cacciatori il grido.

Cerere invan donato avea l’aratro

a que’ feroci; invan d’oltre l’Eufrate

chiamò un dì Bassarèo, giovine Dio,

110 a ingentilir di pampini le balze:

il pio strumento irrugginia su’ brevi

solchi sdegnato; e divorata innanzi

che i grappoli recenti imporporasse

a’ rai d’autunno, era la vite: e solo

115 quando apparian le Grazie, i predatori

e le vergini squallide, e i fanciulli

l’arco e ’l terror deponean, ammirando.

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Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Al progetto delle Grazie è sotteso un ideale grandioso quanto inattuale: la bellezza intesa come mezzo per salvare l’uomo e l’epoca contemporanea dall’abbrutimento. Alle speranze politiche concrete, ormai svanite nel 1812 e 1813, quando Foscolo compone il poema, l’autore sostituisce una sorta di miraggio, sostenuto però da una forte tensione etica. L’educazione al bello, la cultura, e la poesia che ne è parte, possono sollevare l’umanità dallo stato ferino e ingentilirla, accendendo i suoi impulsi nobili e limitando quelli violenti e prevaricatori.

La mitologia greca rifiorisce così nei versi del poeta, per il quale le immagini dell’antica civiltà classica non sono semplici orpelli decorativi, ma retaggi culturali che hanno conservato nella loro sostanza un profondo significato morale e filosofico.

L’apparizione delle Grazie dalle acque del mare (vv. 66-81), sedute su una conchiglia e vezzeggiate da Venere, con lo sciame delle Nereidi che si affrettano a festeggiarle, è una visione neoclassica in cui sono racchiusi molteplici simboli. Se dal punto di vista visivo essa ricorda un’icona indelebile della cultura rinascimentale, la “Venere” di Botticelli, al contempo inaugura allegoricamente il processo civile che emancipa gli esseri umani dal caos delle origini e dalla brutalità primitiva, a partire dall’introduzione dei riti religiosi, tappa fondamentale nell’allontanamento dei popoli dalla barbarie.

Il sorriso delle Grazie fa coprire di fiori l’isola di Citera (vv. 82-91): prima la violetta, emblema di modestia, poi, al posto delle rose rosse, quelle candide, simboleggianti la pudicizia, che scaccia dal mondo le passioni più irrazionali ridestando negli uomini il sentimento di una purezza spirituale (così si spiega il velo con cui le Grazie avvolgono il corpo della madre, sottratto agli sguardi sensuali peccaminosi). Infine, nella terza sequenza (vv. 102-117) il poeta descrive la terra di Citera prima della nascita delle Grazie, quando gli uomini vivevano ancora allo stato animale. L’apparizione delle divinità coincide in tal modo con una rivelazione che interrompe le lotte e le guerre combattute, in un’alba del mondo (drammaticamente pronta a ripresentarsi sempre sotto le diverse forme della violenza storica), da uomini incivili capaci solo di cacciare e azzuffarsi tra loro.

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Le scelte stilistiche

È molto netta, nel brano, l’opposizione fra mondo divino e mondo umano, che si traduce in una duplicità di campi semantici. Alla sfera superiore, divina e ideale, appartengono termini come aura (v. 69), vaghe api (v. 70), aerei grappoli (v. 72), van alïando su’ nettarei calici (v. 73), Gioja alata (v. 79) ecc.; a quella terrena afferiscono invece l’ululato (v. 103), rissosi (v. 105), piagati cacciatori (v. 106), l’aratro (v. 107), feroci (v. 108) ecc. Il mondo superiore interviene per agire sul mondo inferiore e mutarne i destini, allontanando la civiltà dallo stato primitivo.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Riassumi il contenuto del brano in circa 10 righe.


2 Nella prima strofa vi è un lungo paragone tra le Nereidi e gli sciami di api. Riferiscilo in linguaggio corrente.


3 In che modo vengono descritti gli uomini prima dell’avvento delle Grazie?

Analizzare

4 Inserisci nella tabella le parole chiave che connotano la nascita delle Grazie e l’umanità bestiale di Citera.


 La nascita delle Grazie

L’umanità bestiale di Citera

 

 

 

 

 


5 Gli atti delle tre Grazie nella seconda strofa sono tutti relativi a Venere, che è la dea dell’amore e della bellezza. Analizzali separatamente e prova a dire quale può essere il loro significato simbolico.

interpretare

6 L’espressione di Citera / sacro il lito (vv. 83-84) evoca anche altri lidi: le sacre sponde del sonetto A Zacinto ( T7, p. 599, v. 1). Quali analogie e differenze noti nell’ispirazione e nella poetica alla base dei due componimenti?


7 Al v. 107 si legge Cerere invan donato avea l’aratro: perché invan?

COMPETENZE LINGUISTICHE

8 Associa ad ognuno dei termini di uso comune elencati qui sotto il termine aulico usato nel testo.


 onda  soffio osare


   
 gruppi  spiaggia

altare


   
 bagnato  stupiti

raggi


   

Volti e luoghi della letteratura - volume 2
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Dal Seicento al primo Ottocento