I personaggi e i valori

I personaggi e i valori

Nella Bottega del caffè si trovano i temi ricorrenti della produzione goldoniana del periodo: il rinnovamento della commedia attraverso la rivitalizzazione dei personaggi tradizionali, la vivace rappresentazione delle relazioni sociali, la satira della nobiltà (e dei vizi della stessa borghesia), la celebrazione del borghese onesto e laborioso. Particolarmente esplicito è qui l’intento moralistico-educativo, mediante il quale l’autore intende proporre una serie di valori etici a un pubblico costituito soprattutto dalla classe mercantile e imprenditoriale.

Ridolfo e la virtuosa borghesia veneziana Nella commedia ha un ruolo centrale la piccola e media borghesia veneziana, cui appartengono quasi tutti i personaggi di maggior rilievo, contrapposta a un’aristocrazia impoverita e moralmente inaridita. Ridolfo è il borghese che ha saputo mettere in piedi un’attività dignitosa, conformandosi, nella vita quotidiana, alle virtù dell’onestà, della riconoscenza, della parsimonia, della razionalità, della prudenza. Pur essendo un commerciante accorto, non è ossessionato dall’ansia del profitto; il denaro non è il primo dei suoi valori, tanto che il verbo “guadagnare” ha per lui un significato più ampio di quello riferito ai soldi: «Guadagno il merito di far del bene; guadagno l’amicizia delle persone; guadagno qualche marca [segno] d’onore, che stimo sopra tutte le cose del mondo».

Il caffettiere argomenta le proprie opinioni in modo equilibrato e razionale, esprimendo, in alcuni passaggi, la voce dell’autore stesso. A lui è affidato il compito di ristabilire la lealtà nei rapporti interpersonali, il rispetto della dignità, il riconoscimento dei valori fondanti di una convivenza pacifica e civile. L’obiettivo di Goldoni è far sì che il pubblico, dopo aver riso dei personaggi che si lasciano trascinare dal vizio (e magari essersi riconosciuto in essi), faccia proprie le convinzioni e i comportamenti di Ridolfo.

Gli altri borghesi: i vizi da evitare Gli altri rappresentanti della borghesia, con i loro capricci e i loro difetti, costituiscono il rovescio della medaglia, e sono destinati alla sconfitta. Eugenio è debole e ingenuo, attratto dai piaceri e dalla trasgressione, oltre che dal desiderio di un facile guadagno. Con le sue azioni, egli dimostra una scarsa consapevolezza del valore del denaro, e rischia di mandare in rovina la propria attività commerciale, che, se gestita con competenza, gli frutterebbe guadagni soddisfacenti (come gli dimostra Ridolfo con l’affare delle stoffe vendute a buon prezzo). Incapace di seguire la ragione e troppo incline ad assecondare gli istinti, Eugenio è pronto a pentirsi dei suoi errori, ma altrettanto propenso a ricadervi.

Pandolfo, imprenditore biscazziere, incarna invece una borghesia corrotta dall’avidità: cinico e senza scrupoli, pone il profitto al di sopra di qualsiasi valore, facendone l’unica regola di vita.

Il cinismo caratterizza anche Leandro-Flaminio che, falso e profittatore, ha lasciato la moglie e un’onesta attività di segretario di un mercante per sfruttare la buona fede altrui.

La nobiltà parassitaria Dall’altro canto, l’aristocrazia è dipinta da Goldoni come un ceto ozioso e improduttivo. La sua involuzione è incarnata dalla maligna figura di Don Marzio, perfetto rappresentante di una classe sociale parassitaria, incapace di accogliere nel suo sistema di valori la laboriosità borghese e di contribuire al miglioramento della società. Presuntuoso e saccente, Don Marzio prova soddisfazione nel rovinare la reputazione altrui, come se il pettegolezzo e la calunnia fossero gli unici risarcimenti della crisi economica e morale che ha travolto il suo ceto.
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I personaggi femminili Le concitate vicende messe in scena da Goldoni dimostrano come rinnegare o trascurare i valori incarnati da Ridolfo crei disordine, instabilità, ingiustizia, e dunque minacci il benessere della comunità. Contro tale eventualità si battono le figure femminili della commedia, tenaci paladine della famiglia, che Goldoni giudica il nucleo fondante della società («Separare il marito dalla moglie, è un’opera contro tutte le leggi, e non si possono sperare che disordini e pregiudizi», fa dire a Ridolfo). Apparentemente deboli e prive dell’esuberanza dei personaggi maschili, Vittoria e Placida rivelano in realtà spirito pratico, determinazione e una spiccata capacità di sopportazione: dotate di coraggio e fierezza nel difendere i propri interessi e consapevoli del proprio ruolo, esse lottano per redimere i mariti dalla cieca schiavitù dei sensi, riuscendo alla fine, grazie al perdono e al senso di responsabilità, a farli pentire delle loro debolezze.
Personaggi principali Caratteristiche
RIDOLFO caffettiere Onesto ed equilibrato, è un modello di virtù e di laboriosità borghese.
DON MARZIO gentiluomo napolitano Presuntuoso e sicuro di sé, sparge ovunque i veleni della maldicenza; su un piano sociale, rappresenta una nobiltà economicamente decaduta e moralmente corrotta.
EUGENIO mercante Ingenuo e incline al vizio, rappresenta la debolezza umana ed è espressione di una borghesia che ha rinunciato al lavoro per ottenere la ricchezza senza fatica.
FLAMINIO sotto nome di Conte Leandro Borghese falso e profittatore, ha lasciato un’attività onesta per arricchirsi sulla buona fede altrui.
PLACIDA moglie di Flaminio, in abito di pellegrina
VITTORIA moglie di Eugenio
Determinate e caparbie, sopportano le debolezze dei mariti e, con senso di responsabilità, concedono loro il perdono; tenaci paladine della famiglia, rappresentano un genere femminile che si batte per evitare il disordine derivante dalla perdita dei valori morali.
LISAURA ballerina Vittima della maldicenza di Don Marzio, che sparla circa la sua moralità, è ingannata anche da Leandro, che le fa credere di essere un nobile intenzionato a sposarla.
PANDOLFO biscazziere Avido e privo di scrupoli, rappresenta una borghesia parassitaria, che ha rinnegato il valore del lavoro e dell’impegno.
TRAPPOLA garzone di Ridolfo Erede del servo furbo della commedia dell’arte, è arguto, simpatico e sincero nel manifestare i propri difetti.

Volti e luoghi della letteratura - volume 2
Volti e luoghi della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento