La vita
Gli studi Cesare Beccaria nasce a Milano nel 1738. Di famiglia aristocratica (originaria di Pavia), viene educato presso il Collegio Farnesiano di Parma, gestito dai gesuiti e frequentato anche dai fratelli Verri. Tra i docenti figurano i noti letterati Gian Battista Roberti e Saverio Bettinelli, che del giovane Beccaria apprezzano l’eccezionale talento e la particolare disposizione per la matematica.
Nel 1758, pur senza frequentare i corsi universitari (com’era allora abituale), si laurea in Legge a Pavia.
La carriera di funzionario statale Nel 1766, in compagnia di Alessandro Verri, Beccaria parte per Parigi, essendo stato invitato a discutere le idee formulate in Dei delitti e delle pene. Il viaggio in Francia viene però interrotto anzitempo da Beccaria, poco incline a riconoscersi nel ruolo di intellettuale mondano che gli Illuministi francesi gli riservavano, e anche per questo segna la rottura con i fratelli Verri: i rapporti con loro, negli anni seguenti, si raffreddano notevolmente.
Tornato in Italia, dal 1768 al 1771 ricopre la cattedra di Scienze camerali (oggi diremmo Economia politica) alle Scuole Palatine di Milano.
Nel 1771 intraprende la carriera amministrativa, che lo occuperà per il resto della vita. Nello stesso anno viene eletto membro del Supremo consiglio dell’economia (l’organismo che presiede al funzionamento dei meccanismi finanziari e guida la politica economica nella Lombardia austriaca) e nel 1791 entra nella Giunta per la riforma del sistema giudiziario civile e criminale.
Nel 1774, poco dopo la morte di Teresa Blasco, sposa Anna Barbò, oculata custode delle non floride finanze familiari, da cui ha il figlio Giulio (1775). Muore a Milano nel 1794.
il CARATTERE
Un instabile equilibrio psicologico
Orgoglio e puntiglio
Il duro contrasto con il padre in merito al matrimonio con Teresa Blasco è il segno, nel giovane Beccaria, di un carattere ribelle, che mal sopporta imposizioni e costrizioni. Tale aspetto del suo temperamento emerge già negli anni trascorsi al collegio gesuitico di Parma (dove studia fino a quando è sedicenne), durante i quali un’educazione «fanatica» – come lui stesso la definirà – lo spinge a chiudersi in sé stesso e ad assumere un atteggiamento di puntigliosa autodifesa.
Il temperamento accidioso
Il matrimonio, per il poco più che ventenne marchese, è un mezzo per affermare la propria personalità. Nello stesso periodo, inoltre, egli comincia a dedicarsi alla filosofia, abbracciando totalmente le idee degli Illuministi, in seguito alla lettura di Montesquieu, nel 1761.
Conoscendo il suo temperamento accidioso, egli è però consapevole di non possedere la determinazione sufficiente per compiere una rapida e fruttuosa carriera. Solo l’amore e l’amicizia sembrano poterlo sottrarre da questa mancanza di volontà, oltre alla grande passione intellettuale, che lo trasforma profondamente. Soltanto grazie alla sua «conversione» alla filosofia, come egli stesso la chiamerà qualche anno più tardi, Beccaria riesce a superare lo stato di prostrazione psicologica in cui si trova.
La reazione al successo
Molto impressionato dalla straordinaria fortuna che ottiene Dei delitti e delle pene, Beccaria è però restio ad approfittare della fama che si va sempre più largamente procurando. La passione che traspare dalla sua scrittura non riesce però a vincere il timore di esporsi e di mettere a repentaglio un precario equilibrio psicologico. Negli anni seguenti – così testimonia Pietro Verri, mostrando poca simpatia nei suoi confronti – egli manifesterà sempre di più atteggiamenti stravaganti, paure morbose, crisi nervose e, per contrasto, fasi di indifferenza e apatia.
Le opere
Il primo saggio Della cultura economico-finanziaria di Beccaria è frutto la sua prima opera, scritta nel 1762 dietro consiglio di Pietro Verri: Del disordine e de’ rimedi delle monete nello stato di Milano nell’anno 1762. Stampato a Lucca, il saggio tratta infatti dei problemi, discussi in quegli anni a Milano, relativi alla gestione della zecca e ai criteri con cui venivano coniate le monete.
Lo scritto mostra già l’abilità dell’autore nel confutare le idee correnti e nel proporre misure alternative sull’argomento in discussione, come avverrà di lì a poco, sulle questioni penali, con Dei delitti e delle pene, di cui parleremo più approfonditamente nella seconda parte dell’Unità (▶ p. 298).
Le opere incompiute A questi anni, che segnano il tentativo di una carriera di scrittore autonoma dalla tutela e dalla guida dei fratelli Verri, risale anche il progetto incompiuto del Ripulimento delle nazioni, un saggio che avrebbe dovuto unire lo studio dell’economia politica alla riflessione sull’evoluzione della civiltà e alla filosofia della Storia.
Accanto ai numerosi scritti derivanti dal suo lavoro nell’amministrazione dello Stato di Milano – cospicui per quantità – va infine ricordata un’opera pubblicata postuma nel 1804 a partire da manoscritti circolati mentre l’autore era in vita. Si tratta degli Elementi di economia pubblica, frutto delle sue lezioni di Scienze camerali alle Scuole Palatine di Milano. Lo stile limpido e chiaro e l’originalità dei suoi contributi nella disciplina oggetto dell’opera hanno spinto il grande economista Joseph A. Schumpeter (1883-1950) a parlare di Beccaria come dello «Smith italiano», in riferimento allo scozzese Adam Smith (1723-1790), considerato il fondatore dell’economia politica.
La vita | Le opere | |
• Nasce a Milano |
1738 |
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• Si laurea in Legge a Pavia |
1758 |
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• Sposa Teresa Blasco
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1760 | |
• Inizia a interessarsi ai problemi filosofici e sociali |
1761
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1762 | Del disordine e de’ rimedi delle monete nello stato di Milano nell’anno 1762
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• Collabora con “Il Caffè” |
1764-1766 |
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1764 |
Dei delitti e delle pene |
• Si reca a Parigi con Alessandro Verri |
1766 |
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• Insegna Scienze camerali alle Scuole Palatine di Milano
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1768-1771 |
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1770 | Ricerche intorno alla natura dello stile |
• Intraprende la carriera amministrativa | 1771
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• Poco dopo la morte di Teresa Blasco sposa Anna Barbò
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1774
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• Entra nella Giunta per la riforma del sistema giudiziario civile e criminale |
1791 |
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• Muore a Milano | 1794
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Volti e luoghi della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento