Per approfondire - L'identità segreta di Atlante

Per approfondire

L’identità segreta di Atlante

Un identikit misterioso

Ma chi è davvero il negromante che nel suo palazzo tiene prigioniero Ruggiero e inganna i più famosi paladini alla vana ricerca di Angelica, irretendoli con illusioni, false apparizioni e fuorvianti giochi di specchi? Da sempre l’identikit del mago Atlante è sfuggente quanto i suoi incantesimi: dietro la sua sagoma misteriosa si cela forse l’ingombrante identità del predecessore di Ariosto, ovvero Mattia Maria Boiardo, come ipotizzato in un saggio della fine degli anni Settanta dallo studioso americano David Quint (n. 1950)? Secondo questa interpretazione, l’autore del Furioso avrebbe avuto bisogno della presenza di una sorta di surrogato simbolico con cui competere per meglio mostrare il proprio personale controllo di una materia narrativa tanto vasta e labirintica. Ancora più ardita è la congettura formulata da Italo Calvino, che si spinge a identificare il mago nientemeno che con lo stesso Ariosto, impegnato nella medesima trasfigurazione della realtà compiuta da Atlante.

Atlante simbolo dell’atlante

Fantasie? Elucubrazioni suggestive ma prive di fondamento? Questa è l’opinione del geografo Franco Farinelli (n. 1948) che in un articolo uscito il 4 dicembre 2016 sul supplemento domenicale del “Corriere della Sera”, “La Lettura”, ha polemizzato con quanti immaginano improbabili identificazioni, mossi dal gusto di cercare soluzioni eccentriche e imprevedibili. Secondo Farinelli, la soluzione dell’enigma sarebbe più semplice e a portata di mano: Atlante infatti nient’altro sarebbe che, appunto, l’atlante; non una persona in carne ed ossa né una figura che ne nasconde un’altra, ma semplicemente «la raccolta di carte geografiche legate insieme». Il mondo labirintico creato da Ariosto costituirebbe l’imitazione di una mappa: «la rappresentazione del territorio – scrive Farinelli – è una forma di interpretazione della realtà che in fondo la plasma».

La mappa di un globo sterminato

Nel poema di Ariosto non è possibile individuare un vero e proprio centro. Come sottolinea il geografo, il narratore è perfettamente consapevole che la cosmografia medievale con la Terra al centro è ormai un ricordo da mandare in archivio: non c’è più alcuna possibilità di ritrarre il pianeta su cui vivono gli uomini in mezzo a sette sfere, come imponeva il modello aristotelico. Oltre le colonne d’Ercole, ora, è possibile immaginare sterminate terre emerse di un mondo nuovo, sferico, senza un centro, appunto. Di questo mondo senza coordinate, Atlante costituisce un emblema significativo. Non a caso, quando intorno al 1570 l’incisore e cartografo francese Antonio Lafreri (1512-1577) dà alle stampe a Roma il volume Tavole moderne di geografia raccolte et messe secondo l’ordine di Tolomeo, pone sul frontespizio proprio la figura di Atlante che regge il globo: ben sapendo «di agire proprio come il negromante che imperversa nell’Orlando furioso». Allestendo questa collezione cartografica, egli «costringe in un magico, poderoso edificio tutte le forme del mondo, per preservarla dalla vita che, come dicono i tedeschi, fa mala ella vita. Proprio come il mago dal cavallo alato aveva imprigionato nel suo castello Ruggiero per preservarlo dalla sicura morte che egli avrebbe incontrato se avesse continuato a duellare in giro per il mondo».

Volti e luoghi della letteratura - volume 1
Volti e luoghi della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento