T13 - Chichibio e la gru

T13

Chichibio e la gru

Sesta giornata, 4

Raccontata da Neifile, questa celebre novella ha per protagonista un cuoco bugiardo, non troppo intelligente e pauroso, che però – non sa nemmeno lui come – con una battuta improvvisata riesce a scampare a un grande pericolo. Siamo nella Sesta giornata, quella dedicata ai motti di spirito, in cui Boccaccio celebra le espressioni pronte e fulminee, frutto di un abile uso della parola, valore celebrato in tutto il Decameron.

Chichibio,1 cuoco di Currado Gianfigliazzi,2 con una presta parola a sua salute3 l’ira di
Currado volge in riso e sé campa dalla mala ventura
4 minacciatagli da Currado.

[…]

Currado Gianfigliazzi, sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote5 avere, sempre
della nostra città è stato notabile6 cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca 

5      tenendo continuamente in cani e in uccelli s’è dilettato, le sue opere maggiori al
presente lasciando stare.7 Il quale con un suo falcone avendo un dì presso a Peretola8
una gru ammazzata, trovandola grassa e giovane, quella mandò a un suo buon
cuoco, il quale era chiamato Chichibio e era viniziano; e sì gli9 mandò dicendo che
a cena l’arrostisse e governassela10 bene. Chichibio, il quale come nuovo bergolo 

10    era così pareva,11 acconcia12 la gru, la mise a fuoco e con sollecitudine a cuocer la
cominciò. La quale essendo già presso che cotta e grandissimo odor13 venendone,
avvenne che una feminetta della contrada, la quale Brunetta14 era chiamata e di cui
Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina, e sentendo l’odor della gru e
veggendola pregò caramente Chichibio che ne le15 desse una coscia.

15    Chichibio le rispose cantando e disse: «Voi non l’avrì da mi,16 donna Brunetta,
voi non l’avrì da mi.»

Di che donna Brunetta essendo turbata,17 gli disse: «In fé di Dio, se tu non la mi
dai, tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia», e in brieve le parole furon molte;18
alla fine Chichibio, per non crucciar19 la sua donna, spiccata20 l’una delle cosce alla 

20    gru, gliele diede.

Essendo poi davanti a Currado e a alcun suo forestiere21 messa la gru senza
coscia, e Currado maravigliandosene, fece chiamare Chichibio e domandollo che
fosse divenuta22 l’altra coscia della gru. Al quale il vinizian bugiardo subitamente
rispose: «Signor mio, le gru non hanno se non una coscia e una gamba.»

25    Currado allora turbato disse: «Come diavol non hanno che una coscia e una
gamba? Non vid’io mai più gru che questa?»23

Chichibio seguitò: «Egli è, messer, com’io vi dico; e quando vi piaccia, io il vi
farò veder ne’ vivi.»24

Currado per amore de’ forestieri che seco avea non volle dietro alle parole andare,25 

30    ma disse: «Poi che tu di’26 di farmelo veder ne’ vivi, cosa che io mai più non
vidi né udi’ dir che fosse, e27 io il voglio veder domattina e sarò contento; ma io ti
giuro in sul corpo di Cristo che, se altramenti sarà, che io ti farò conciare in maniera,
che tu con tuo danno ti ricorderai, sempre che tu ci viverai,28 del nome mio.»

Finite adunque per quella sera le parole, la mattina seguente, come il giorno 

35    apparve, Currado, a cui non era per lo dormire l’ira cessata, tutto ancor gonfiato29
si levò e comandò che i cavalli gli fossero menati; e fatto montar Chichibio sopra
un ronzino,30 verso una fiumana31 alla riva della quale sempre soleva in sul far del
dì vedersi delle gru, nel menò dicendo: «Tosto vedremo chi avrà iersera mentito, o
tu o io.»

40    Chichibio, veggendo che ancora durava l’ira di Currado e che far gli conveniva
pruova32 della sua bugia, non sappiendo come poterlasi fare cavalcava appresso a
Currado con la maggior paura del mondo, e volentieri, se potuto avesse, si sarebbe
fuggito; ma non potendo, ora innanzi e ora adietro e dallato si riguardava, e ciò che
vedeva credeva che gru fossero che stessero in due piè.33

45    Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che a alcun vedute34 sopra la
riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, sì come quando
dormono soglion fare; per che egli, prestamente mostratele a Currado, disse: «Assai
bene potete, messer, vedere che iersera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non
una coscia e un piè, se voi riguardate a quelle che colà stanno.»

50    Currado vedendole disse: «Aspettati, che io ti mostrerò che elle n’hanno due», e
fattosi alquanto più a quelle vicino, gridò: «Ho, ho!», per lo qual grido le gru, mandato
l’altro piè giù, tutte dopo alquanti passi cominciarono a fuggire; laonde35 Currado
rivolto a Chichibio disse: «Che ti par, ghiottone? parti che elle n’abbian due?»

Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse,36 rispose: 

55    «Messer sì, ma voi non gridaste “ho, ho!” a quella d’iersera; ché se così gridato aveste
ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste.»

A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa
e riso, e disse: «Chichibio, tu hai ragione: ben lo doveva fare.»37

Così adunque con la sua pronta e sollazzevol38 risposta Chichibio cessò la 

60    mala ventura e paceficossi39 col suo signore.

 >> pagina 528 

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Chichibio cede alle lusinghe di una servetta di cui è invaghito e le dona la coscia di una gru cucinata per il suo signore, Currado. Sarà presto chiaro che Chichibio è uno sciocco: di fronte alla domanda di Currado sulla parte mancante, non gli viene di meglio che affermare una cosa palesemente assurda, cioè che le gru possiedono soltanto una coscia. Currado obietta e sta per spazientirsi, ma Chichibio insiste nella sua posizione irritante, mettendosi da solo in trappola. Forse, nel promettere l’impossibile, egli spera che l’ira di Currado sbollisca presto; questo però non avviene e il giorno dopo il cuoco si trova a dover rendere conto al suo signore. La paura gli detta una risposta divertente e Currado, che ama lo spirito, gli perdona la bugia, mutando l’ira in una risata cordiale.

Nel caso di Chichibio, non è tanto l’intelligenza a muoverlo alla battuta efficace e capace di salvarlo dalle ire del suo padrone, quanto la fortuna che talora – come afferma la narratrice Neifile in un preambolo alla novella vera e propria – sembra disposta ad aiutare non soltanto gli audaci, ma anche i paurosi, mettendo sulla loro lingua parole che mai avrebbero saputo trovare in una condizione di tranquillità d’animo, cioè senza lo stimolo di una grave sollecitazione.

Le scelte stilistiche

La novella si basa su uno stile essenziale e scarno, essendo tutta la tensione proiettata verso la battuta finale: i periodi sono brevi e i dialoghi (mimesi*) prevalgono nettamente sulle sequenze narrative (diegesi*). I linguaggi utilizzati dai due personaggi principali sono diversi, intonati alle rispettive classi sociali di appartenenza: Chichibio si esprime in modi popolari, comprese certe espressioni dialettali (come la frase rivolta per canzonatura a Brunetta, rr. 15-16); Currado parla invece in maniera elegante, manifestando, nel suo modo di apostrofare Chichibio, autorevolezza, ira, ma anche autocontrollo. Un momento di comunicazione tra questi due universi opposti e lontani si ha proprio nella battuta finale di Chichibio, che per un attimo è come se annullasse le distanze.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Currado Gianfigliazzi in cani e in uccelli s’è dilettato (r. 5). A quale attività di Currado ci si riferisce qui?


2 Perché a tavola Currado decide di non continuare la discussione con Chichibio?

Analizzare

3 Chi è nella novella il protagonista? E chi l’antagonista?


4 Non vid’io mai più gru che questa?, chiede Currado a Chichibio (r. 26). Di che genere di domanda si tratta?


5 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).


a Nella novella è presente un’accurata e ampia descrizione dei personaggi.

  •   V       F   

b Nel testo si trovano notazioni precise e approfondite sulla psicologia dei principali attori.

  •   V       F   

6 Con quali aggettivi potresti descrivere il registro narrativo della novella? Sottolinea quelli che ti sembrano più appropriati.


comico realistico fiabesco ironico sarcastico • patetico

Interpretare

7 Come descriveresti i due diversi mondi sociali cui appartengono Currado e Chichibio?

Dibattito in classe

8 Boccaccio esalta doti l’intelligenza e l’arguzia, doti che egli ritiene indispensabili nella nuova società borghese. Sei d’accordo con lui? Credi che anche oggi una battuta arguta o una risposta pronta siano utili per cavarsela? Discutine con i compagni.

Volti e luoghi della letteratura - volume 1
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