Una fortuna immediata e duratura
La fortuna di Petrarca è da subito molto grande e ben presto si diffonde un’imitazione della sua poesia amorosa che prende il nome di Petrarchismo, fenomeno che si svilupperà poi soprattutto nel Cinquecento: da una parte fioriscono imitazioni più legate all’eleganza formale; dall’altro vi sono invece elaborazioni originali fuse con le più autentiche istanze culturali e letterarie del periodo, per esempio il platonismo. Petrarca diventa dunque il poeta più letto e imitato in tutta Europa tra Cinque e Seicento e resta un riferimento nella cultura europea – pur con momenti di minor fortuna – fino alle soglie del Romanticismo.
Tuttavia non mancano le voci critiche. Le polemiche intorno al valore dell’opera letteraria di Petrarca iniziano quando il poeta è ancora in vita; ciò porta Petrarca stesso a intervenire in difesa della propria opera e a chiarirne il messaggio culturale in un’ottica umanistica come si può riscontrare per esempio nell’epistola Alla posterità (▶ T5, p. 371). La stessa prospettiva è offerta da Boccaccio nella sua opera De vita et moribus Francisci Petracchi de Florentia (Vita e costumi del fiorentino Francesco Petrarca), che rappresenta la prima biografia petrarchesca. Boccaccio, trascurando la produzione in volgare rispetto a quella latina, promuove l’immagine di un Petrarca filosofo morale e poeta epico-storico. Così le rime italiane passano in secondo piano come opere minori, in modo coerente, peraltro, allo stesso disinteresse che il poeta aveva ostentato nei loro confronti.