La vita
I primi anni, la formazione, la scoperta dei classici
Il periodo avignonese e l’incontro con Laura
La laurea, l’amicizia con Cola di Rienzo, l’incontro con Boccaccio
L’incoronazione poetica Nel 1340 sia l’Università di Parigi sia il Senato di Roma (l’antica istituzione resuscitata nel 1143 dal popolo romano in opposizione al potere del papa) offrono a Petrarca, anche in seguito ad alcune sue sollecitazioni, l’incoronazione poetica, un riconoscimento pubblico e ufficiale della sua illustre carriera letteraria. Parigi è celebre per gli studi teologici, Roma vanta invece un prestigio indiscusso nel campo della tradizione letteraria e riveste, agli occhi di Petrarca, una non trascurabile importanza politica.
Per queste ragioni, anche su consiglio del cardinale Giovanni Colonna, il poeta sceglie l’offerta del Senato di Roma. L’8 aprile 1341, domenica di Pasqua, egli riceve l’alloro poetico in Campidoglio, dopo essersi recato a Napoli per sostenere un esame da lui stesso richiesto sulle sue conoscenze letterarie e condotto dal re di Napoli Roberto d’Angiò, che Petrarca stimava per la sua vastissima cultura.
L’impresa di Cola di Rienzo e la visione politica di Petrarca L’anno precedente, nel 1342, Petrarca aveva conosciuto ad Avignone Cola di Rienzo, un colto popolano inviato presso papa Clemente VI come ambasciatore del governo popolare romano, e ne aveva condiviso il progetto di rilanciare il ruolo di Roma come capitale del mondo cristiano. Dal punto di vista politico, il pensiero di Petrarca è lontano dai particolarismi: spera in una Roma di nuovo al centro della cristianità, così come critica con durezza le lotte fra gli Stati italiani e auspica che venga ristabilita l’autorità imperiale in Italia.
Nel 1347 Cola si autoproclama “tribuno della libertà” e occupa il Campidoglio, sperando di istituire a Roma una repubblica e di sottrarre la città alle lotte delle diverse famiglie nobiliari. Petrarca sostiene con entusiasmo l’impresa, fiducioso che essa possa costituire il primo passo verso il ritorno del papa a Roma.
CRONACHE dal PASSATO
La laurea di Petrarca
8 aprile 1341: la solenne cerimonia di consegna della corona d’alloro
Roma, 8 aprile 1341, domenica di Pasqua. In Campidoglio, alla presenza dei nobili più in vista e di una folla di comuni cittadini, in una soleggiata giornata di primavera, Orso dell’Anguillara, senatore e amico del poeta, conferisce a Petrarca, su incarico di re Roberto d’Angiò, la laureatio, cioè la laurea.
Come si svolge la cerimonia? Squilli di tromba, un breve saluto da parte di Orso, poi l’Ave Maria. Petrarca indossa uno splendido mantello rosso trapuntato d’oro, che gli è stato donato da re Roberto d’Angiò al termine dell’esame che il poeta ha sostenuto a Napoli, prima di recarsi a Roma. La laurea consiste nell’imposizione sul capo del laureando di una corona d’alloro. Prima di riceverla, però, Petrarca declama in latino una vera e propria lezione, tenuta per dimostrare di essere degno del nome di maestro. Infatti, ricevendo l’ambita corona, Petrarca ottiene il titolo di magister, cioè di “professore”, e acquisisce anche il diritto di conferire ad altri la stessa onorificenza.
«La fragranza della buona fama e della gloria»
Il discorso rappresenta una sorta di manifesto dell’Umanesimo europeo. In esso Petrarca ringrazia i suoi protettori, primo fra tutti Roberto d’Angiò, e il popolo romano. Subito dopo celebra la bellezza e la grandezza della poesia. Petrarca spiega perché l’alloro è stato scelto, sin dall’antichità, per incoronare i poeti. A tale proposito egli sottolinea il profumo di questa pianta, «a designare la fragranza della buona fama e della gloria». L’alloro «dà anche ombra e di conseguenza riposo a coloro che sono affaticati», come appunto fa la poesia. Infine, l’alloro è un albero sempreverde, e questa caratteristica allude all’immortalità della grande letteratura e dei suoi autori.
Al termine del discorso, per antica consuetudine, ai cittadini romani presenti alla cerimonia viene richiesto l’assenso, che essi esprimono attraverso un grido unanime: sic! (avverbio latino che significa “così sia”, “sta bene”, e da cui deriva il nostro avverbio di affermazione “sì”).
Un riconoscimento fonte di invidie
Petrarca quel giorno ha trentasette anni. La laurea rappresenta il raggiungimento di un sogno vagheggiato da tempo, tuttavia essa sarà anche all’origine di invidie e cattiverie ai suoi danni.
Gli ultimi viaggi e la dimora di Arquà
Alla corte dei Visconti di Milano Nel 1353 Francesco si trasferisce a Milano, accogliendo l’invito del vescovo Giovanni Visconti, e qui risiederà fino al 1361. Invano papa Clemente VI gli chiede di rimanere ad Avignone come suo segretario, promettendogli una futura nomina a vescovo; Petrarca declina l’offerta, abbandona per sempre la Francia e si trasferisce in Italia.
Dal 1361 al 1370 il poeta è nuovamente tra Padova e Venezia.
Arquà: gli ultimi anni Nel 1370 Petrarca si stabilisce definitivamente ad Arquà, sui Colli Euganei, dove trascorre gli ultimi anni dedicandosi allo studio, alla lettura e alla scrittura. Una lettera testimonia il dramma della vecchiaia e della malattia, il bisogno dell’aiuto materiale altrui: «Iddio mi è testimone che senza l’aiuto di amici o di servi che mi sorreggano, io non potrei, se non volando, andare da casa mia alla chiesa vicina». Petrarca deve servirsi di un segretario a cui dettare, poiché non è più in grado di scrivere di suo pugno.
Il poeta muore ad Arquà nel 1374, alla vigilia dei suoi settant’anni, accudito dalla figlia Francesca.
il CARATTERE
Una personalità mutevole e complessa
Il ritratto di Petrarca appare assai complesso, ed è proprio in tale complessità che risiede una delle ragioni principali della sua modernità.
Petrarca ha una personalità tormentata, avverte spesso la necessità di risiedere in luoghi diversi, lasciare le attività intraprese per dedicarsi a nuove sfide, grazie a una mente fervida e curiosa.
Si può dire che il poeta sia guidato da molte passioni: l’amore sensuale (le donne reali), quello platonico (Laura), quello spirituale (Dio), ma soprattutto l’amore per i libri e per lo studio.
Le contraddizioni di un uomo irrisolto
Del resto, la sua stessa indole è ricca di contraddizioni: il saggio che aspira all’equilibrio e al dominio delle passioni si rivela invece destabilizzato dalle inquietudini, afflitto dall’indolenza e dall’insoddisfazione (ciò che egli definisce “accidia”) e ossessionato dal tempo che scorre e dalla morte che si avvicina.
Petrarca ama la tranquillità, tanto da vagheggiare di seguire le orme del fratello Gherardo, diventando anch’egli monaco di clausura, ma allo stesso tempo non disdegna la gloria mondana e cerca l’amicizia di re e potenti.
Il poeta desidera percorrere la via dell’umiltà ma vuole ottenere, attraverso l’attività letteraria, fama presso i contemporanei e i posteri: si pensi all’ambita incoronazione poetica in Campidoglio. Detesta l’ambiente cittadino e quello cortigiano, eppure in solitudine trascorre poco più di quindici anni. Dal punto di vista politico è sostenitore dell’istituzione imperiale, però simpatizza per il tentativo repubblicano di Cola di Rienzo, sperando così di vedere Roma riprendere il suo ruolo internazionale, mentre nell’Italia vede un’entità spiritualmente e culturalmente viva, che chiama “patria”, e critica duramente le lotte fratricide tra i diversi Stati italiani, che rischiano solo di lasciarla preda degli appetiti stranieri. È fustigatore della degenerazione della Chiesa cattolica, eppure è amico di papi e cardinali.
Un uomo che non vuole passare inosservato
Quanto al suo modo di rapportarsi con gli altri, sappiamo che ambiva a piacere. In una lettera scritta a un amico all’età di quarantotto anni, rievocando il tempo della giovinezza, ricorda: «Che dirò dei miei abiti, dei miei calzari? Tutto è cambiato; non uso più quel mio modo di vestire, e dico mio perché raramente altri l’usano, per il quale, salva l’onestà e il decoro, mi piaceva di distinguermi dai miei pari» (Familiares, XIII, 8). Emerge da queste parole un personaggio cui stava a cuore presentarsi vestito in maniera elegante e raffinata, attento quindi alla propria immagine pubblica.
I viaggi di Petrarca
1. Arezzo Vi nasce nel 1304 e vi resta fino al 1312. Qui nasce anche il fratello Gherardo.
2. Carpentras Nel 1312 la famiglia si trasferisce qui. Petrarca vi compie i primi studi di grammatica, retorica e dialettica.
3. Montepellier Qui studia legge fino al 1320.
4. Bologna Si trasferisce qui nel 1320 per completare gli studi giuridici, però sta già maturando gli interessi letterari.
5. Avignone Vi si trasferisce nel 1326, alla morte del padre. Il 6 aprile 1327 vi incontra Laura. Risiede qui, fra un viaggio e l’altro, fino al 1347.
6. Roma Vi giunge per la prima volta nel 1337. Nel 1341 vi è incoronato poeta.
7. Valchiusa È il suo rifugio e luogo privilegiato di creazione letteraria.
8. Parma Si ferma qui nel 1347, interrompendo il viaggio verso Roma, durante la sfortunata impresa di Cola di Rienzo.
9. Firenze Vi giunge nel 1350 e incontra Giovanni Boccaccio, col quale stringerà una profonda amicizia.
10. Milano Risiede presso i Visconti dal 1353 al 1361.
11. Padova - Venezia Vive tra queste due città dal 1361 al 1370.
12. Arquà Questa è la sua ultima residenza. Vi trascorre gli anni della vecchiaia e qui muore nel 1374.
Volti e luoghi della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento