PALESTRA di SCRITTURA

  PALESTRA di scrittura

Ne li occhi porta la mia donna Amore

Vita nuova, 21

Collocata subito dopo la canzone Donne ch’avete intelletto d’amore (cap. 19), è una delle rime in lode di Beatrice. Il poeta descrive la capacità della donna amata di suscitare sentimenti anche sui cuori meno nobili.

Ne li occhi porta la mia donna Amore,

per che si fa gentil ciò ch’ella mira;

ov’ella passa, ogn’om ver lei si gira,

4       e cui saluta fa tremar lo core,


sì che, bassando il viso, tutto smore,

e d’ogni suo difetto allor sospira:

fugge dinanzi a lei superbia ed ira.

8      Aiutatemi, donne, farle onore.


Ogne dolcezza, ogne pensero umile

nasce nel core a chi parlar la sente,

11    ond’è laudato chi prima la vide.


Quel ch’ella par quando un poco sorride,

non si pò dicer né tenere a mente,

14    sì è novo miracolo e gentile.

COMPRENSIONE E ANALISI

1 Fai la parafrasi del componimento.


2 Elenca le azioni compiute dalla donna.


3 Quali sono gli effetti prodotti dalla donna su chi la incontra?


4 L’espressione ella par (v. 12) ricorda un’immagine simile presente in Tanto gentile e tanto onesta pare. Quale collegamento è possibile istituire tra i due testi?


5 Il v. 13 allude a un motivo chiave della poetica stilnovistica: l’ineffabilità dell’amore. Illustra questa tematica, a partire dal presente componimento.


6 Quali funzioni vengono attribuite alla donna?

INTERPRETAZIONE

Rifletti sul motivo degli occhi presente in questo componimento dantesco e mettilo a confronto con quello delle poesie di Guido Cavalcanti. A partire da tali osservazioni, sviluppa un commento che illustri la teoria amorosa stilnovistica e che argomenti il tuo pensiero rispetto a essa, facendo riferimento anche a testi e canzoni che fanno parte del tuo personale bagaglio.

 >> pagina 309 

Per una ghirlandetta

Rime

La ballata, scritta probabilmente negli stessi anni della composizione della Vita nuova, è un esile e prezioso omaggio a una non meglio identificata Fioretta.

Per una ghirlandetta

ch’io vidi, mi farà

sospirare ogni fiore.


I’ vidi a voi, donna, portare

5      ghirlandetta di fior gentile,

e sovr’a lei vidi volare

un angiolel d’amore umile;

e ’n suo cantar sottile 

dicea: «Chi mi vedrà

10    lauderà ’l mio signore».


Se io sarò là dove sia

Fioretta mia bella a sentire, 

allor dirò la donna mia 

che port’in testa i miei sospire.

15    Ma per crescer disire

mïa donna verrà

coronata da Amore.


Le parolette mie novelle,

che di fiori fatto han ballata,

20    per leggiadria ci hanno tolt’elle

una vesta ch’altrui fu data: 

però siate pregata,

qual uom la canterà, 

che li facciate onore.

COMPRENSIONE E ANALISI

1 Fai la parafrasi del testo.


2 Che cosa orna la ghirlandetta?


3 Quale gioco di rimandi e significati spinge l’io lirico ad affermare che la donna amata porta in testa i suoi sospiri?


4 Quale verbo ricorre maggiormente nei primi versi? Che tipo di ispirazione poetica suggerisce?


5 Individua i vezzeggiativi presenti nel testo. Che tono e che atmosfera conferiscono al componimento?


6 Nel testo compare anche una prosopopea. Individuala e spiegane la funzione.

INTERPRETAZIONE

Sulla base dell’analisi condotta, sviluppa un commento sul significato complessivo della poesia. Concentrati in particolare sul tema della bellezza femminile, evidenziando le sue caratteristiche all’interno della poetica stilnovistica. Rifletti poi sull’attualità o sull’inattualità di tale visione, confrontando la concezione che emerge nel testo dantesco con quella che ti sembra prevalere nella società di oggi.

 >> pagina 310 

Fermarsi prima di oltrepassare i limiti. La lezione di Dante

Il seguente brano del critico letterario Filippo La Porta (n. 1952) rilegge la concezione dantesca del peccato sullo sfondo di alcune questioni, etiche e sociali, oggetto di dibattito nel mondo di oggi.

         L’uomo contemporaneo è incapace di “fermarsi” e, anzi, non vede perché dovrebbe
farlo (si tratti della soddisfazione immediata di un istinto o della sperimentazione
sugli embrioni o del saccheggio della natura). In nome di che cosa: di Dio? Del 
sacro? Di un ordine metafisico? Dell’utilità collettiva? Della felicità del maggior 

5       numero di persone? Della razionalità della Storia? Del futuro delle nuove generazioni? 
In Dante il peccato nasce proprio dal non sapersi fermare, dall’indiscrezione
(intesa in un senso forte, etimologico: incapacità di discernere – di distinguere tra 
sé e l’altro –, mancanza di misura), dalla hybris, dall’oltrepassare un limite 
(Ulisse). Non si tratta tanto e solo di impulsività, di offuscamento a causa di un 

10    desiderio impellente.

         E, anzi, nella prima cantica l’incontinenza, che riguarda lussuriosi, golosi e
iracondi, viene considerata meno grave («e come incontenenza / men Dio offende
e men biasimo accatta»1Inf. XI, 83-84) rispetto ai peccati di “malizia”, e cioè
di consenso all’azione cattiva, di malvagità consapevole, attraverso il calcolo e la

15    riflessione (e infatti la malizia è punita nel basso inferno, in Malebolge). Piuttosto
qui Dante si riferisce all’attitudine a giustificare razionalmente ogni desiderio.

         La malizia è sempre intenzionale e implica un’offesa al prossimo (per san Tommaso
chi pecca per malizia pecca più gravemente di chi pecca per debolezza: c’è
volontà e abitudine, come puntualizza nel De malo.2 Ricordo solo come l’originaria

20    tripartizione aristotelica di incontinenza, malizia e («matta bestialitade» (Inf. XI,
82-83) si traduca poi in una bipartizione ciceroniana di incontinenza e malizia,
laddove quest’ultima si esercita sia con la violenza – bestialità, appunto – sia con
la frode.

         Così Francesca, nel canto V dell’Inferno, è punita non solo perché ha peccato di

25    lussuria (di incontinenza), violando l’etica civile (che fonda ogni convivenza), e
perché, come vedremo, la sua passione ha una natura libresca, ma anche in quanto
continua a rivendicare ancora il suo peccato e a protestare la propria innocenza
(galeotto fu il libro, lei è senza colpa); giustifica l’incontinenza in modo intellettualistico,
capzioso, utilizzando la sua abilità retorica, attraverso un sillogismo che

30    sembrerebbe inconfutabile, richiamandosi cioè a una necessità assoluta (la corrispondenza
amorosa).

         Il diavolo, lo abbiamo visto, è loico.3 E quando l’«argomento de la mente»  si 
aggiunge al «mal volere» e alla «possa», non c’è rimedio (Inf. XXXI, 55-56).

[...]

35    Oggi l’intera cultura di massa ci spinge continuamente a non trattenerci mai, ad
appagare tutti i desideri, a riconoscere qualsiasi limite come intollerabile censura:
“Just do it”, esorta la Nike, mentre lo slogan dell’Ikea è: “Vivere a modo tuo!”
La controcultura libertaria degli anni Sessanta – “proibito proibire” – stabilisce
una perversa alleanza con il mercato. Perché dovrebbe fermarsi chi approfitta del

40    potere che gli conferisce il suo ruolo professionale (sia egli un medico o un politico
o un giudice)? Perché dovrebbe fermarsi uno scienziato che sperimenta la
clonazione umana (formalmente vietata da tutte le legislazioni)? Ci si dovrebbe
fermare non per un imperativo categorico o per obbedire a un qualche principio
(e neanche solo perché lo vietano le leggi), ma perché altrimenti, se non ci fermiamo, 

45    sentiremmo di violare un confine invisibile e di entrare nell’irrealtà. Proprio 

         perché la realtà è riconoscere un limite, il limite del proprio io, che è soltanto una 
parte e non il tutto.


Filippo La Porta, Il bene e gli altri. Dante e un’etica per il nuovo millennio, Bompiani, Milano 2018

COMPRENSIONE E ANALISI

1 Il critico inaugura il proprio discorso affermando che l’uomo contemporaneo è incapace di “fermarsi” (r. 1). Che cosa intende dire?


2 Perché l’autore cita la sperimentazione sugli embrioni? Come esempio di che cosa?


3 Quale tendenza dell’animo e della ragione umana viene considerata più peccaminosa da Dante?


4 Qual è il peccato più grave di Francesca? Di quale colpa si è macchiata agli occhi di Dante?


5 Secondo l’autore, il diavolo possiede un’attitudine raziocinante. Come manifesta questo suo carattere?


6 A quale fine vengono citati due slogan pubblicitari di famosi marchi commerciali?


7 Qual è, secondo l’autore, il rapporto tra “controcultura libertaria” e mercato?


8 Qual è la lezione che Dante impartisce a noi contemporanei? Riassumila in non più di cinque righe.

PRODUZIONE

Scrive Filippo La Porta: Oggi l’intera cultura di massa ci spinge continuamente a non trattenerci mai, ad appagare tutti i desideri, a riconoscere qualsiasi limite come intollerabile censura. Sei d’accordo con questa affermazione oppure no? Sviluppa il tuo ragionamento toccando, a supporto della tua tesi, i seguenti temi:

  • dominio del mercato;
  • individualismo;
  • ricerca di una libertà senza vincoli.

Volti e luoghi della letteratura - volume 1
Volti e luoghi della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento