T10 - Il primo incontro

T10

Il primo incontro

Vita nuova, 2

Il primo incontro tra Dante e Beatrice avviene quando lei non ha ancora compiuto nove anni e lui è vicino a compierli. Dante, nonostante sia ancora un bambino, prova un’emozione fortissima: annuncio della passione amorosa vera e propria, che sboccerà in età adulta.

Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a
uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione,1 quando a li miei occhi
apparve prima2 la gloriosa donna3 de la mia mente, la quale fu chiamata da molti
Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.4 Ella era in questa vita già stata tanto,  

5      che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici 
parti l’una d’un grado,5 sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve 
a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo
colore, umile e onesto,6 sanguigno,7 cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima 

         etade si convenia. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la 

10    vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì 
fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente;
8 e tremando disse queste
parole: «Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi».
9 In quello punto
lo spirito animale,
10 lo quale dimora ne l’alta camera11 ne la quale tutti li spiriti
sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando

15    spezialmente a li spiriti del viso,12 sì disse queste parole: «Apparuit iam beatitudo
vestra».
13 In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quella parte14 ove
si ministra
15 lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste
parole: «Heu miser, quia frequenter impeditus ero deinceps!».
16 D’allora innanzi
dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu sì tosto a lui disponsata,
17 e

20    cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade18 e tanta signoria per la vertù19 che
li
20 dava la mia imaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente.21
Elli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa angiola
giovanissima; onde io ne la mia puerizia molte volte l’andai cercando, e vedeala
di sì nobili e laudabili portamenti,
22 che certo di lei si potea dire quella parola

25    del poeta Omero: «Ella non parea figliuola d’uomo mortale, ma di deo».23 E avvegna
che
24 la sua imagine, la quale continuatamente meco stava, fosse baldanza
d’Amore a segnoreggiare me,
25 tuttavia era di sì nobilissima vertù,26 che nulla volta
sofferse
27 che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione in quelle
cose là ove cotale consiglio fosse utile a udire. E però che
28 soprastare a29 le passioni

30    e atti di tanta gioventudine30 pare alcuno parlare fabuloso,31 mi partirò da esse; e 
trapassando
32 molte cose le quali si potrebbero trarre de l’essemplo onde nascono33 
queste, verrò a quelle parole le quali sono scritte ne la mia memoria sotto 
maggiori34 paragrafi.

 >> pagina 265 

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Gli effetti conseguenti alla vista di Beatrice sono resi attraverso una sorta di rappresentazione scenica, dominata da un’aura di miracolo e di mistero. Lo spirito de la vita (rr. 9-10), che risiede nel cuore (il «lago del cor» di Inferno, I, 20), comincia a tremare terribilmente (e tale tremore è visibile in tutta la persona di Dante bambino); lo spirito animale (r. 13), cioè l’anima sensitiva, attiva nel cervello, informa gli occhi che Beatrice è, e sarà anche in futuro, la loro felicità; lo spirito naturale (r. 16), operante nel fegato, scoppia in lacrime, presagendo le imminenti sofferenze (quando si è innamorati spesso ci si dimentica di nutrirsi oppure non si riesce a farlo).

Dante mette così in scena le tre potenze dell’anima (secondo la fisiologia psichica definita da Alberto Magno, celebre filosofo e teologo domenicano del XIII secolo, seguace di Aristotele), già care a Cavalcanti, che le definisce “spiritelli”.

Dante però si distanzia da Cavalcanti e dalla sua lettura irrazionale e sensitiva della passione: egli infatti identifica l’amore con la ragione, là dove afferma che l’immagine di Beatrice era di sì nobilissima vertù, che nulla volta sofferse che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione (rr. 27-28). In altre parole Dante sostiene che la persistenza dell’immagine di Beatrice nella sua fantasia non gli ottenebrava mai la luce della ragione: il suo era un amore casto e puramente spirituale, privo di impulsi istintivi e sensuali.

Il testo ora letto può essere inteso come una sorta di anticipazione dell’intera Vita nuova. Infatti si ha già qui, in questo secondo capitolo, «una specie di prova generale delle immaginazioni future, un piccolo condensato della Vita nuova» (Giuseppe De Robertis): per la riduzione della vicenda esterna alla sua risonanza spirituale; per la drammatizzazione, di ascendenza cavalcantiana, dell’evento interiore; per il condensarsi dell’esperienza in figure e simboli che alludono a un compimento futuro.

Le parole profetiche dello spirito de la vita prefigurano la vicenda narrata nei capitoli 11-16, quelle dello spirito naturale i capitoli 4-10, mentre in quelle dello spirito animale viene presagito il tema della contemplazione beatificante (capp. 17 ss.). Ma soprattutto si delineano qui due filoni tematici fondamentali: la lode di Beatrice (non parea figliuola d’uomo mortale, ma di deo, r. 25) e l’esaltazione di un amore retto sin dall’inizio dal fedele consiglio della ragione.

 >> pagina 266 

Le scelte stilistiche

Questa prima rivelazione d’amore è caratterizzata dal ritmo proprio di una rappresentazione sacra, con frasi pronunciate in latino ed echi biblici. Inoltre è molto forte la valenza simbolica di alcuni particolari. Innanzitutto il numero nove: Beatrice è nel nono anno di vita; poi il vestito sanguigno (r. 8): il rosso significa ardore di carità ed è uno dei colori della Trinità (insieme con il bianco e il verde).

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Perché anche coloro che non sapevano come si chiamasse Beatrice si riferivano a lei con questo nome?


2 Per quale motivo lo spirito animale, cioè l’anima sensitiva, dice agli occhi che è apparsa la loro bea­titudine?


3 Perché l’immaginazione di Dante accresce la forza (vertù, r. 20) di Amore su di lui?


4 Che cosa intende dire Dante quando afferma che l’immagine di Beatrice continuatamente meco stava (r. 26)?

Analizzare

5 In quale espressione in particolare rilevi una caratterizzazione di Beatrice in termini prettamente stilnovistici?

interpretare

6 Che cosa trovi in questo testo di ancora attuale e che cosa invece ti sembra “difficile” e lontano dal tuo modo di vedere? Per quale motivo?

Volti e luoghi della letteratura - volume 1
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Dalle origini al Cinquecento