Un amore concreto Sul carattere laico e puramente letterario insistono invece altri critici, che interpretano l’opera come giustificazione di un amore umano e terreno che non andrebbe inteso come un semplice sentimento, ma come una vera e propria conquista intellettuale. Tale amore, pur definendosi attraverso le immagini e il linguaggio propri di una meditazione cristiana, giunge ad affermare una propria dignità autonoma. La poesia, espressione di una “gentilezza” conseguita attraverso l’amore, è il culmine di questa esperienza: le citazioni dei testi sacri andrebbero in una direzione definita essenzialmente dalla fantasia, in termini più metaforici che mistici.
Secondo questa tesi, insomma, l’esaltazione di Beatrice è fine a sé stessa; l’amore per lei trae forma dall’amore di Dio, ne assume i caratteri, ma non è assorbito dall’amore di Dio, non è “scala” alla divinità. Le rime della lode sono un atto di fede nella poesia e la Vita nuova celebra essenzialmente un ideale letterario; la sua stessa forma di libro di ricordi e confessioni pone l’opera accanto ai romanzi dell’amore cortese e ai cantari cavallereschi provenienti d’Oltralpe.