Per approfondire - I misteri della tomba di Dante

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I misteri della tomba di Dante

Se da vivo Dante è costretto a peregrinare in esilio per diverse terre, neppure da morto sarà lasciato tranquillo. Dopo il decesso, le sue spoglie vengono tumulate a Ravenna, in un’arca presso il tempio di San Pier Maggiore, che poi si dirà di San Francesco. Sei anni dopo il legato pontificio in Lombardia dichiara il De monarchia opera eretica e ordina che essa venga pubblicamente bruciata insieme con i resti del suo autore: fortunatamente l’ingiunzione non verrà eseguita.

Un sepolcro tormentato

Con il passare del tempo i rancori cessano e cresce l’ammirazione: i fiorentini richiedono più volte le ceneri del loro poe- ta, ma Ravenna rifiuta sempre. La città deve però ottemperare alla richiesta quando essa arriva, nel 1519, da papa Leo­ne X (sul soglio pontificio dal 1513 al 1521), fiorentino della famiglia dei Medici. Ma quando il sepolcro viene aperto, è trovato vuoto: nessuno sa spiegarsi il motivo; bisogna arrendersi all’evidenza. Chi aveva sottratto la salma di Dante? Il mistero rimane fitto fino al 1865, quando, durante alcuni lavori di restauro del sepolcro vuoto (che tuttavia gli italiani avevano continuato a onorare), è trovata una cassetta di legno contenente ossa umane e una lettera, datata 1677, a firma del priore del convento, il quale attestava che quelli erano i resti di Dante, nascosti dai frati per impedire che fossero portati a Firenze. Essi vengono dunque nuovamente tumulati nel sepolcro ravennate.

Ma il mistero era destinato a non chiudersi qui. Nel 1878, nel 1886 e nel 1900 vengono recapitati a Ravenna dei pacchetti contenenti ossa umane, che si diceva appartenessero a Dante e fossero state trafugate durante il ritrovamento del 1865.

La fine dei dubbi

Per evitare successive speculazioni, nel 1921 viene effettuata, su basi scientifiche, la ricostruzione dello scheletro del poeta, che da allora riposa in pace nella tomba ravennate. I fiorentini, invece, hanno dovuto accontentarsi di un cenotafio (cioè un monumento sepolcrale vuoto), realizzato nel 1829 e posto nella chiesa di Santa Croce. Neppure tanti secoli dopo la sua morte a Dante è stato concesso di tornare a casa, anche se, questa volta, non per colpa dei suoi concittadini.

Volti e luoghi della letteratura - volume 1
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Dalle origini al Cinquecento