134
Così doleasi, e con le flebil onde,
ch’amor e sdegno da’ begli occhi stilla,
l’affettuoso pianto egli confonde
in cui pudica la pietà sfavilla;
5 e con modi dolcissimi risponde:
«Armida, il cor turbato omai tranquilla:
non a gli scherni, al regno io ti riservo;
nemico no, ma tuo campione e servo.
135
Mira ne gli occhi miei, s’al dir non vuoi
10 fede prestar, de la mia fede il zelo.
Nel soglio, ove regnàr gli avoli tuoi,
riporti giuro; ed oh piacesse al Cielo
ch’a la tua mente alcun de’ raggi suoi
del paganesmo dissolvesse il velo,
15 com’io farei che ’n Oriente alcuna
non t’agguagliasse di regal fortuna».
136
Sì parla e prega, e i preghi bagna e scalda
or di lagrime rare, or di sospiri;
onde sì come suol nevosa falda
20 dov’arda il sole o tepid’aura spiri,
così l’ira che ’n lei parea sì salda
solvesi e restan sol gli altri desiri.
«Ecco l’ancilla tua; d’essa a tuo senno
dispon», gli disse «e le fia legge il cenno».
[…]
144
25 Così vince Goffredo, ed a lui tanto
avanza ancor de la diurna luce
ch’a la città già liberata, al santo
ostel di Cristo i vincitor conduce.
Né pur deposto il sanguinoso manto,
30 viene al tempio con gli altri il sommo duce;
e qui l’arme sospende, e qui devoto
il gran Sepolcro adora e scioglie il voto.