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25 Così di naviganti audace stuolo,
che mova a ricercar estranio lido,
e in mar dubbioso e sotto ignoto polo
provi l’onde fallaci e ’l vento infido,
s’al fin discopre il desiato suolo,
30 il saluta da lunge in lieto grido,
e l’uno a l’altro il mostra, e intanto oblia
la noia e ’l mal de la passata via.
5
Al gran piacer che quella prima vista
dolcemente spirò ne l’altrui petto,
35 alta contrizion successe, mista
di timoroso e riverente affetto.
Osano a pena d’inalzar la vista
vèr la città, di Cristo albergo eletto,
dove morì, dove sepolto fue,
40 dove poi rivestì le membra sue.
6
Sommessi accenti e tacite parole,
rotti singulti e flebili sospiri
de la gente ch’in un s’allegra e duole,
fan che per l’aria un mormorio s’aggiri
45 qual ne le folte selve udir si suole
s’avien che tra le frondi il vento spiri,
o quale infra gli scogli o presso a i lidi
sibila il mar percosso in rauchi stridi.
7
Nudo ciascuno il piè calca il sentiero,
50 ché l’essempio de’ duci ogn’altro move,
serico fregio o d’or, piuma o cimiero
superbo dal suo capo ognun rimove;
ed insieme del cor l’abito altero
depone, e calde e pie lagrime piove.
55 Pur quasi al pianto abbia la via rinchiusa,
così parlando ognun sé stesso accusa:
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«Dunque ove tu, Signor, di mille rivi
sanguinosi il terren lasciasti asperso,
d’amaro pianto almen duo fonti vivi
60 in sì acerba memoria oggi io non verso?
Agghiacciato mio cor, ché non derivi
per gli occhi e stilli in lagrime converso?
Duro mio cor, ché non ti spetri e frangi?
Pianger ben merti ognor, s’ora non piangi».