Argentina

ARGENTINA

L’Argentina è l’ottavo Stato al mondo per superficie, con un’estensione pari a sette volte quella dell’Italia. È lunga circa 3700 km e larga 1400 km.

Confina a nord con la Bolivia e il Paraguay, a nord-est con il Brasile, a est con l’Uruguay e a ovest con il Cile; a est si affaccia inoltre sull’Oceano Atlantico.

IL TERRITORIO E IL CLIMA

Le Ande: un confine naturale

Il crinale delle Ande fa da confine naturale tra Argentina e Cile. Il punto più alto è l’Aconcagua (6960 m): pare che il suo nome derivi da due parole quechua: ackon e cahuac, che significano “sentinella di pietra”.

A nord si estendono il bassopiano del Gran Chaco e le pianure a tratti paludose della Mesopotamia Argentina, racchiusa tra i fiumi Paraná e Uruguay. Al centro si trova la Pampa, a sud la Patagonia. Quest’ultima appare come una selvaggia e ventosa distesa di altopiani e steppe.

Una fertile e popolosa pianura

Intorno a Buenos Aires si estende, nelle province di Córdoba, Entre Ríos e Santa Fe, una zona pianeggiante che è la più produttiva del Paese e la più urbanizzata. Il clima varia da subtropicale a temperato e caldo.

Le Falkland

Al largo dalle coste argentine si trova un gruppo di fredde isole, con circa 3500 abitanti, che gli argentini chiamano Malvinas e gli inglesi Falkland. Dal punto di vista geografico sono argentine, ma sono state colonizzate dagli inglesi.

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geoSTORIA

LA GUERRA DELLE FALKLAND

Le Isole Falkland sono un piccolo arcipelago dell’Atlantico meridionale, a 500 km dalla costa della Patagonia. Sono sotto la sovranità del Regno Unito, che le occupa stabilmente dal 1833, ma gli argentini ne rivendicano da decenni il possesso in virtù della vicinanza dell’arcipelago al loro territorio nazionale. A interessare gli argentini sono soprattutto i giacimenti di petrolio e gas naturale scoperti al largo delle isole.

Nel 1982 la giunta militare al potere ordinò l’invasione e l’occupazione delle isole, allora abitate da circa 1800 cittadini inglesi. Il regime argentino contava sul fatto che il Regno Unito non avesse la forza e la volontà politica di rispondere all’aggressione e di mobilitare l’esercito per riconquistare isole così lontane e relativamente poco importanti. Il Governo britannico, guidato dall’energico Primo Ministro Margaret Thatcher, reagì invece con forza e inviò un nutrito corpo di spedizione, con tanto di navi portaerei e cacciabombardieri, per riconquistare le Falkland. Seguì una breve ma violenta guerra tra i due Paesi, che si concluse con la sconfitta argentina da parte della marina britannica.

LA POPOLAZIONE

Poco meno di nove argentini su dieci sono di discendenza europea, soprattutto italiana e spagnola. Si calcola che i meticci siano circa l’11% della popolazione, mentre gli amerindi sono appena l’1%.

Ordinamento dello Stato: repubblica federale presidenziale

L’Argentina è una repubblica federale presidenziale costituita da 23 province (amministrate da un Governatore e da un’assemblea elettiva) e dal distretto della capitale, Buenos Aires. Il Presidente della Repubblica è anche il capo del Governo, eletto a suffragio diretto: resta in carica quattro anni e il suo mandato può essere rinnovato una sola volta. Il potere legislativo è affidato a un sistema bicamerale composto dalla Camera dei deputati e dal Senato, eletti rispettivamente ogni quattro e sei anni.

La terra degli immigrati

L’Argentina è il Paese del mondo che, dopo gli Stati Uniti, ha accolto il maggior numero di immigrati: poco meno di 10 milioni in un secolo, fra il 1870 e il 1970. Provenienti in larga maggioranza dall’Europa, gli immigrati si sono concentrati nelle zone con terre fertili, nelle grandi città e in prossimità delle vie di comunicazione più importanti.

La differenza nel grado di popolosità fra regione e regione è così fortemente aumentata: a Buenos Aires e nell’area circostante si arriva a una densità di circa 2700 ab./km2, mentre la sconfinata Patagonia ha in media 2 ab./km2. Oltre alla capitale, che conta circa 3 milioni di abitanti nel comune e 13 milioni nell’agglomerato, le città più popolose sono Córdoba, Rosario e Mendoza.

L’eredità italiana

Quasi due terzi degli argentini hanno almeno un antenato italiano: essi costituiscono il gruppo etnico più importante del Paese. La religione cattolica è professata da circa l’80% degli argentini (anche se si stima che solo il 20% sia praticante), mentre negli ultimi anni sono aumentati gli appartenenti alle confessioni protestanti, che raggiungono ormai circa il 9% della popolazione.

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Buenos Aires, cuore del Paese

La città di Buenos Aires deve il suo nome alla Vergine di Bonaria, protettrice dei marinai, alla quale è dedicato il santuario di Nostra Signora di Bonaria, costruito a Cagliari nel XIV secolo da regnanti spagnoli. Furono infatti alcuni marinai spagnoli a battezzare così la città, a metà del XVI secolo, quando contava poche decine di abitanti. Solo nel 1880 Buenos Aires divenne la capitale del Paese, ormai indipendente. Intanto, insieme all’importanza economica e politica, aumentava anche quella del suo porto, divenuto uno dei maggiori dell’America del Sud. Oggi Buenos Aires è il cuore economico, culturale e sociale del Paese. La sua area metropolitana ospita oltre un quarto dell’intera popolazione argentina, e la città genera da sola il 40% del PIL nazionale.

BUENOS AIRES

140 m Avenida de 9 JULIO UNA DELLE STRADE PIÙ LARGHE AL MONDO
6 MILIONI DI TURISTI VISITANO OGNI ANNO LA CITTÀ
300.000 ITALIANI VIVONO QUI LA PIÙ GRANDE COMUNITÀ ITALIANA ALL’ESTERO
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L’ECONOMIA

Nonostante le abbondanti risorse naturali e le notevoli potenzialità del settore industriale, l’Argentina è stata soggetta negli ultimi decenni a lunghi e gravi periodi di crisi economica, che hanno colpito soprattutto il settore finanziario.

Settore primario molto sviluppato e produttivo

Di solito la relativa importanza del settore primario nella formazione del PIL di un Paese è segno di un’economia arretrata, che non è ancora riuscita a sviluppare adeguatamente le industrie e le più moderne attività del terziario. Non è il caso dell’Argentina, dove il settore primario incide in modo determinante nell’economia nazionale proprio perché è sviluppatissimo e molto produttivo.

Con un parco bestiame di 50 milioni di capi bovini e oltre 16 milioni di ovini e caprini, il Paese è uno dei maggiori produttori ed esportatori al mondo di carne, latte, burro, formaggio, lana e pellame. Inoltre esporta semi e olio di soia, mais e frumento, frutta fresca e secca, pesce fresco e congelato.

I vigneti consentono la produzione di vini di ottima qualità.

Risorse minerarie, industria e turismo

Il territorio dell’Argentina possiede ricche risorse minerarie, compresi petrolio e uranio; dispone di due centrali nucleari (con una terza in costruzione) e ha la possibilità di moltiplicare la produzione di energia idroelettrica sfruttando con dighe e centrali i salti d’acqua dei suoi grandi fiumi.

Sono presenti industrie attive in tutti i principali comparti: agroalimentare, chimico, petrolchimico, meccanico, automobilistico, tessile, fino ad alcuni dei più avanzati settori dell’elettronica.

Per quanto riguarda il settore terziario svolgono un ruolo di particolare rilievo le attività commerciali e il turismo che sta vivendo una fase di sviluppo soprattutto nella regione andina e lungo la costa atlantica.

geoOGGI

LA CRISI ARGENTINA E I “TANGO BOND”

Tra il 1998 e il 2002 l’Argentina visse la più grave crisi economica della sua storia: il PIL crollò del 28% e oltre la metà degli argentini finì sotto la soglia di povertà. Le cause furono soprattutto finanziarie: le banche e lo Stato argentino non riuscirono a ripagare i debiti che avevano contratto e nel 2001 furono costretti a dichiarare bancarotta. Improvvisamente coloro che avevano investito nei titoli di Stato argentini (detti anche bond, obbligazioni) si ritrovarono con in mano “carta straccia” e impossibilitati a recuperare il proprio denaro (nella foto, argentini in coda per ritirare i depositi dalla banca).

Anche centinaia di migliaia di italiani persero tutto il denaro investito nei cosiddetti tango bond. La situazione migliorò verso la metà degli anni Duemila e il Paese uscì dalla crisi. Nel 2016 è stato raggiunto un accordo con gli ultimi 50.000 risparmiatori italiani, che hanno rivisto il proprio denaro a 15 anni di distanza. Nel 2019 il Paese ha di nuovo grossi problemi nel far fronte al suo debito estero.

Geo2030 - volume 3
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