Un sistema dinamico
Un sistema dinamico
la struttura a tre strati
L’interno della Terra può essere suddiviso in tre strati sovrapposti.
- Nella parte più interna, a una profondità che va da 2900 a 5370 km sotto la superficie terrestre, si trova il nucleo, “cuore” del nostro pianeta. Ha temperature fino a 3000 °C, ed è composto da elementi pesanti, come il ferro.
- Intorno al nucleo, a una profondità compresa tra 40 e 2900 km, c’è lo strato intermedio del mantello, che ha temperature minori ma sempre molto alte. Le differenze di temperatura e pressione all’interno delle varie zone del mantello danno luogo a moti convettivi, cioè di propagazione del calore, responsabili dei maggiori fenomeni geologici come i terremoti e i vulcani 3.
- Lo strato superficiale è costituito dalla crosta terrestre, profonda fino a 40 km e composta perlopiù da materia solida, le rocce.
La crosta terrestre e la parte più esterna del mantello formano la litosfera (“sfera di roccia”, dal greco), che è l’area in cui si verificano i fenomeni geologici che hanno un impatto sulla superficie terrestre e sulla vita.
geoPATRIMONIO
IL PARCO NAZIONALE DEI VULCANI DELLE HAWAII
La tettonica a placche
Anche la crosta terrestre, come il mantello, non è uno strato immutabile, ma è soggetta a continui movimenti. Il primo a intuirlo fu lo scienziato tedesco Alfred Wegener, che si accorse che i profili dell’America Meridionale e dell’Africa, si “incastravano” perfettamente tra loro. Nel 1912 propose la teoria della deriva dei continenti, ipotizzando che tutti i continenti fossero stati in passato uniti in un supercontinente, detto Pangea (dal greco pan, “tutto”, e gea, “terra”). La Pangea si sarebbe poi spezzata e i suoi frammenti sarebbero andati “alla deriva” formando i continenti attuali, alcuni dei quali si starebbero tuttora distanziando.
La scienza ha dimostrato che sia la parte su cui si trovano i continenti sia quella su cui giacciono i fondali oceanici sono composte da enormi blocchi in fase di allontanamento o avvicinamento tra loro. Si tratta delle placche o zolle litosferiche; la teoria della tettonica a placche ne spiega i movimenti e le trasformazioni 4.
Le dorsali oceaniche, ai confini tra le placche
Sul fondale degli oceani, in corrispondenza di alcuni confini tra placche, si trovano lunghe catene di vulcani, le dorsali oceaniche, che eruttano in continuazione lava proveniente dal mantello. La lava si solidifica creando nuovi tratti di fondale oceanico, che “spingendo” verso l’esterno i precedenti margini delle placche ne provocano l’allontanamento.
Uno dei più imponenti sistemi di dorsali è quello che corre da nord a sud lungo tutto l’Oceano Atlantico, e che causa il progressivo allontanamento dell’America dall’Europa e dall’Africa.
Placche convergenti, divergenti e trascorrenti
I movimenti delle placche litosferiche sono di tre tipi.
- Placche convergenti: si scontrano e una scivola sotto l’altra creando le zone di subduzione. Le rocce della placca che sprofonda si sciolgono a causa dell’alta temperatura del mantello, ma una parte riemerge in superficie sotto forma di lava eruttata dai vulcani. Non è un caso infatti che le aree della Terra con il maggior numero di vulcani si trovino lungo le zone di subduzione, che unite formano una lunga linea denominata cintura di fuoco. Essa va dal Pacifico occidentale al Giappone e all’Alaska, e qui scende fino alle Ande. Altre volte i bordi delle placche si scontrano senza creare una zona di subduzione, ma si comprimono e si sollevano dando origine alle catene montuose. Si sono formati in questo modo le Alpi e i monti dell’Himalaya.
- Placche divergenti: i bordi di due placche si allontanano provocando profonde spaccature dette faglie o rift. Una delle più grandi formazioni di questo tipo è la Great Rift Valley in Africa.
- Placche trascorrenti: sono quelle che scivolano l’una accanto all’altra. La zona lungo la quale “sfregano” è detta faglia trasforme ed è soggetta a violenti terremoti; ne è un esempio la faglia di San Andreas 5.
I terremoti
I movimenti delle placche provocano grandissime tensioni nelle parti interessate della crosta terrestre, che premono l’una sull’altra accumulando enormi quantità di energia. Quando le placche finalmente si muovono, l’energia accumulata si riverbera per tutta l’area circostante sotto forma di terremoti 6. È per questo che la maggior parte dei terremoti si verifica nelle regioni più interessate dai grandi movimenti delle placche, le cosiddette zone sismiche.
Una delle classificazioni utilizzate per misurare l’intensità di un terremoto, detta magnitudo, è la scala Richter, la quale si basa proprio sull’energia liberata da tali movimenti.
STUDIO CON METODO
- Da che cosa sono provocati i terremoti?
- Con quale scala si misura l’intensità di un terremoto?
Geo2030 - volume 3
Il Mondo