Il futuro dell’Unione

Il futuro dell’Unione

VERSO UN GRANDE STATO MULTINAZIONALE?

Il processo di integrazione europea e il più importante risultato raggiunto finora, l’Unione Europea, si trovano in una fase cruciale della loro storia. I prossimi anni probabilmente ci diranno se l’UE vincerà le resistenze di Governi e dei popoli che la compongono per diventare un grande Stato multinazionale, oppure se le diffidenze reciproche e i sentimenti euroscettici di sfiducia e critica verso il processo di integrazione avranno la meglio e l’esperienza dell’Unione Europea dovrà essere ripensata.

Le prospettive di allargamento

La regione in cui l’Unione Europea ha le maggiori prospettive di espandersi nei prossimi anni è quella dei Balcani, dove si trova la maggior parte dei Paesi attualmente candidati a diventare membri: AlbaniaMacedoniaMontenegro e Serbia. Gli abitanti di questi Stati vedono l’ingresso nell’UE come un’opportunità di sviluppo economico e, soprattutto, come un modo per lasciarsi alle spalle i difficili anni del loro recente passato (vedi p. 257).

Più complesso appare un ulteriore allargamento dell’Unione a est: uno dei potenziali candidati più promettenti, l’Ucraina, dovrà risolvere le profonde lacerazioni interne (vedi p. 209), prima di presentare la propria domanda ufficiale di ingresso nell’Unione Europea.

E ugualmente in salita appare il cammino di integrazione verso nord: nel 2009 l’Islanda, in seguito a una grave crisi che aveva colpito il sistema bancario e finanziario, aveva presentato formale richiesta di adesione all’UE, e i negoziati erano iniziati nel 2010. Ma nel 2013 il Governo islandese ha ritirato la propria candidatura, che al momento è considerata sospesa dai vertici dell’UE.

verso uno stato federale?

Il costituirsi degli Stati Uniti d’Europa, con una struttura simile a quella degli Stati Uniti d’America, era il sogno di molti dei “padri fondatori” dell’UE. Un passo che l’Unione Europea potrebbe intraprendere in questa direzione, cioè verso una più compiuta unione e integrazione, sarebbe evolversi fino a diventare uno Stato federale a tutti gli effetti, con istituzioni dotate di sempre maggiori poteri e in grado di sostituirsi a quelle dei singoli Stati membri; a questi verrebbero lasciate solo le competenze in materia locale, come accade oggi con le regioni di molti Paesi.

Una federazione di questo tipo dovrebbe essere in grado di gestire la propria difesa ed esprimere una politica estera comune, due obiettivi che al momento l’UE fatica a raggiungere. L’Unione Europea infatti non ha un esercito comunitario, e spesso gli Stati membri non reagiscono in modo univoco di fronte a importanti eventi della scena mondiale. Nel 2014, per esempio, hanno faticato nel trovare un accordo sull’imposizione di sanzioni internazionali alla Russia per la sua annessione illegale della Crimea, una regione autonoma dell’Ucraina.

un’unione “a due velocità”?

Lo scenario opposto alla nascita di un forte Stato federale europeo potrebbe essere una sempre maggior diffusione di posizioni euroscettiche e ostili all’UE: l’aumento dei disaccordi tra i vari Paesi membri e la progressiva perdita di importanza delle istituzioni comunitarie, i cui richiami e provvedimenti sarebbero sempre meno ascoltati. Se questo accadesse, anche altri Paesi membri potrebbero decidere di lasciare l’Unione sul modello del Regno Unito, indebolendo via via l’UE.

Un’alternativa per ricomporre le divisioni politiche tra i vari Governi europei e per gestire il grande divario economico tra i Paesi membri, che rappresenta una delle maggiori fonti di tensione all’interno dell’UE, sarebbe secondo alcuni la creazione di un’Unione Europea “a due velocità”. Gli Stati membri verrebbero cioè divisi in due gruppi. Da una parte un nucleo di Staticentrali”, quelli con le finanze più solide e dove il processo di integrazione europea è stato finora più efficace, come Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi e alcuni Stati scandinavi. Questo gruppo avrebbe una propria moneta, un euroforte”, e accordi di libero scambio e libera circolazione interni alla propria area.

I Paesi esclusi da questo nucleo forte, quelli dell’Europa Meridionale e Orientale, che hanno economie più fragili e maggiori problemi di integrazione – Portogallo, Spagna, Italia, Grecia ecc. – formerebbero un gruppo di Statiperiferici” con una moneta diversa, un eurodebole”, e differenti accordi economici e politici.

Questa prospettiva sarebbe una terribile sconfitta per i sostenitori dell’integrazione europea, eppure molti ritengono che, alla luce delle difficoltà che le istituzioni europee stanno attraversando, la nascita di un’Europa “a due velocità” possa essere il male minore di fronte all’alternativa, ben peggiore, di una progressiva perdita di importanza, o addirittura di una disgregazione, dell’Unione Europea.

Geo2030 - volume 2
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L’Europa