La popolazione italiana

La popolazione italiana

I dati pubblicati dall’ISTAT hanno rilevato che in Italia, nel 2018, vivevano circa 60 milioni e mezzo di persone, con una densità abitativa intorno ai 201 abitanti per chilometro quadrato, un dato molto più alto della media europea.
Se osserviamo i dati statistici relativi all’entità e alla composizione della popolazione italiana, ci troviamo di fronte a una situazione che ricalca in parte quella che abbiamo già visto per l’Europa: un saldo naturale in calo o addirittura negativo, compensato da un saldo migratorio positivo.

La distribuzione della popolazione

Osservando la carta, puoi notare che le aree più densamente popolate si trovano nelle pianure e lungo le coste, in particolare in corrispondenza delle città e dei loro dintorni: le zone più abitate sono infatti la Pianura Padana e i suoi centri principali (l’agglomerato urbano di Milano sopra tutti), la fascia costiera di Genova 6, lunghi tratti di quella adriatica, e i territori che fanno riferimento a molti capoluoghi di Regione, come Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, Cagliari.
Le aree meno popolate corrispondono invece a quelle montuose: l’arco alpino e la dorsale appenninica, soprattutto alle quote maggiori, sono infatti caratterizzati nella carta da colori più tenui, ossia da una densità molto più bassa.

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LA FAMIGLIA ITALIANA OGGI

Rispetto al passato, oggi in Italia si diventa genitori in età più avanzata e aumentano i figli unici: le famiglie sono quindi meno numerose. Inoltre, a causa della crisi economica, della disoccupazione giovanile e dei costi delle abitazioni, più del 65% degli italiani tra i 18 e i 37 anni vive ancora con i genitori. Si sta trasformando il concetto stesso di famiglia “tradizionale”: non più padre, madre e figli, ma anche ragazzi che vivono con un solo genitore, famiglie formate da coppie (anche non sposate) senza figli, oppure formate da coppie di persone dello stesso sesso. Aumentano inoltre le famiglie multietniche, con almeno un genitore straniero.

Gli italiani di oggi: saldo negativo e fuga dei cervelli

Tra Otto e Novecento il numero di nuovi nati e la durata media della vita degli italiani sono progressivamente aumentati, determinando un rapido incremento demografico. Dalla seconda metà del secolo scorso, tuttavia, questa crescita è rallentata fino quasi ad arrestarsi, come conseguenza del forte calo della natalità. Nel frattempo, il miglioramento delle condizioni di vita ha portato a una diminuzione della mortalità. L’effetto di questi due fenomeni combinati è che la popolazione italiana è oggi composta sempre più da persone anziane, ossia tende all’invecchiamento. A contrastare questa situazione, almeno in parte, ha provveduto il fenomeno migratorio: l’Italia, che in passato è stata terra di emigranti, è diventata oggi meta di immigrazione. Il saldo migratorio del nostro Paese, negli ultimi anni, è infatti sempre stato positivo, nonostante si sia assistito anche a un aumento dell’emigrazione: un fenomeno particolare è la “fuga dei cervelli”, cioè l’emigrazione di persone, generalmente giovani e con un alto livello di istruzione, che si dirigono all’estero (soprattutto verso il Regno Unito, la Germania e la Francia) in cerca di un lavoro adeguato al loro titolo di studio. Dei 244.000 italiani emigrati tra il 2013 e il 2017, 156.000 avevano una laurea o un diploma.
Nonostante quindi il saldo migratorio positivo, la crescita totale della popolazione italiana è negativa dal 2015, a causa soprattutto del calo delle nascite.

Geo2030 - volume 1
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L’Italia e l’Europa