IL RUOLO DELLE DOC E DELLE DOCG

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IL RUOLO DELLE DOC E DELLE DOCG

Nel panorama vitivinicolo italiano si contano circa 300 DOC e 73 DOCG. Un’istituzione, quella della denominazione di origine controllata, nata sul finire degli anni Sessanta, quando l’Italia produceva soprattutto vini sfusi e da taglio. La grande quantità di denominazioni dimostra come il nostro sia un Paese che tutela fortemente l’origine del proprio vino, la qualità e l’identità territoriale.
Questo meccanismo ha permesso al vino italiano di compiere un notevole salto qualitativo negli ultimi cinquant’anni. Ogni DOC, infatti, è regolata da un disciplinare che obbliga i vignaioli a rispettare precise norme produttive per rivendicare la denominazione d’origine in etichetta.
Le restrizioni sono nate per tutelare i consumatori e per assicurare loro un certo tipo di qualità al momento dell’acquisto. Tuttavia negli ultimi anni abbiamo assistito a un imponente proliferare di DOC, elemento che può diventare un problema per la comunicazione e la diffusione del vino.
Tante denominazioni, infatti, in alcuni casi sembrano nate anche per blandire l’ego di politici locali, che vedevano scritto sulle etichette il nome del proprio paese, piuttosto che per ragioni di tutela di specificità enologiche locali.
Mettiamo in dubbio non tanto il ruolo delle piccole DOC, fondamentali per alcune realtà, quanto l’utilità di una così grande varietà di denominazioni, soprattutto oggi che il 50 % del vino italiano viene esportato.
A tal proposito sarebbe forse più interessante proporre un lavoro di revisione, che vada ad accorpare le denominazioni più piccole e di minor successo commerciale, con il vantaggio di facilitare e velocizzare sia la comunicazione che la burocrazia che ruota attorno al mondo del vino.

Protagonisti in Sala
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