QUESTIONE DI ETICHETTA

QUESTIONE DI ETICHETTA

L’etichetta sulla bottiglia di vino ha subìto, negli anni, profonde trasformazioni, ma sicuramente non è cambiata la sua funzione originaria: dare informazioni precise e dettagliate sul contenuto, una sorta di carta d’identità del vino. Oggi, però, la sua funzione è anche un’altra: catturare, con il suo aspetto, l’attenzione del consumatore, incuriosirlo e stimolarlo all’acquisto.

Dall’argilla alla carta

Fin dall’antichità si è sentita la necessità di segnalare sui contenitori del vino alcune indicazioni fondamentali per riconoscerlo: provenienza, invecchiamento o annata di produzione e nome del produttore.
Che siano stati i Fenici, gli Egizi, i Greci o i Romani i primi a introdurre l’usanza di incidere nell’argilla queste informazioni o di marcare con un piccolo sigillo le anfore per il trasporto del vino non è chiaro: le fonti sono discordi. Per certo, questo uso si affermò durante l'Impero Romano e proseguì nel Medioevo, quando si iniziò anche ad appendere ai contenitori di terracotta una catenella con una piccola placca dove era inciso il nome del vino. All’inizio del 17° secolo, furono introdotte le bottiglie di vetro a cui venivano appese le placchette: insieme all’uso dei tappi di sughero per chiudere le botti, le bottiglie permisero di conservare i vini per periodi più lunghi. Con il progressivo aumento di quantità e varietà di vino disponibili sul mercato, fu sempre più importante poter riconoscere il vino dalla bottiglia.
Il primo a usare una forma “moderna” di etichetta si pensa sia stato Pierre Pérignon (1639-1715), il monaco francese a cui si attribuisce anche l’ideazione del sistema di vinificazione “champenoise”: sembra che usasse legare al collo delle bottiglie una pergamena con uno spago, scrivendo su questa il nome della vigna d’origine e l’annata del vino. Anche le prime etichette di carta furono scritte a mano, poco prima del 1750: servirono per le bottiglie dello champagne francese Moët & Chandon, e il loro uso si diffuse rapidamente in Germania e in Portogallo, nell’area di produzione del Porto.
Solo dal 1798 l’invenzione della stampa litografica permise di produrre etichette in numero maggiore e in modo più veloce ed economico. Allo stesso tempo, la stampa dette impulso alla creazione di etichette decorate o illustrate.
In Italia, i primi a usare etichette, che non servivano a esaltare le qualità del vino, ma davano ampio spazio a disegni di paesaggi e personaggi, di stemmi e medaglie, furono i produttori piemontesi e siciliani, all’inizio del XIX secolo.
Dall’inizio del Novecento, l’evoluzione delle tecniche di stampa a colori dette un ulteriore impulso alla creazione di etichette sempre più decorative e “pubblicitarie”: realizzate oggi con i materiali più diversi, contraddistinguono una particolare produzione e, oltre a dare informazioni sul vino, svolgono un essenziale ruolo commerciale.

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