La viticoltura
La vite è una pianta arrampicante che appartiene alla famiglia botanica delle Ampelidacee o Vitacee. L’attuale vite per la produzione del vino riconosciuta dalla legge è la specie Vitis Vinifera sativa, detta anche europea. Per ottenere vini di alta qualità gli istituti di enologia studiano la composizione chimica del suolo (zonazione dei terreni), per la scelta delle varietà dei vigneti che più si prestano a essere coltivati in determinati territori. I fattori che influenzano la selezione e la coltivazione di un vigneto sono legati quindi al territorio ma anche al clima, alla temperatura, alle escursioni termiche, alle precipitazioni, alla pendenza (irraggiamento solare) e alla vicinanza all’acqua. I vini che ottengono maggior consenso sono quelli prodotti con uve che si sono perfettamente integrate nell’ambiente pedoclimatico.
Per la propagazione delle barbatelle di vite si ricorre all’utilizzo di due tecniche: per innesto o per talea. Per innesto si intende l’unione di due parti di tralcio, una di queste dotata di almeno una gemma; per talea invece si intende una porzione di tralcio con almeno due gemme, che viene piantata nel terreno dove svilupperà le radici mentre la parte superiore, che si salda all’innesto, emetterà un germoglio che darà origine alla cosiddetta barbatella.
La tecnica più utilizzata è quella per innesto, data la sua resistenza verso la fillossera (insetto parassita che attacca e distrugge l’apparato radicale della vite). Le modalità di innesto utilizzate sono due: in quella a doppio spacco inglese la barbatella viene piantata per circa un anno in un vivaio, per sviluppare le sue radici; quella alla maiorchina avviene direttamente nel vigneto, su un portainnesto piantato l’anno precedente.
I sistemi di allevamento della vite da adottare nei nuovi vigneti dipendono dalla tipologia di vitigno e dalle condizioni pedoclimatiche. I sistemi più diffusi e tradizionali sono quelli a pergola semplice e doppia, a spalliera, il gouyot e il cordone speronato.