Rum
La storia del Rum (Ron in spagnolo e Rhum in francese) va di pari passo con la tratta degli schiavi avviata dalle grandi potenze coloniali, in particolare britannica e portoghese, fin dal XVII secolo.
Milioni di uomini furono deportati dall’Africa nelle isole caraibiche e nel Sud America, dove erano costretti a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero, in condizioni di brutale disumanità, per soddisfare la grande richiesta di zucchero dei colonizzatori. E accanto alla produzione di zucchero,
ben presto si sviluppò anche quella del distillato. Nel 1657, Richard Ligon, un esploratore inglese, racconta la vita nell’isola di Barbados che aveva visitato una decina di anni prima: la descrizione di una distilleria offre un resoconto attendibile dei primi tentativi di produrre il Rum attraverso la fermentazione del mosto in una cisterna, seguita da una doppia distillazione. Le bevande prodotte a partire dalla melassa (un sottoprodotto dello zucchero) erano scadenti, con un alto grado alcolico e un gusto pungente, ed erano impiegate esclusivamente per lenire i dolori degli schiavi.
Molti anni più tardi, dopo l’invenzione del distillatore continuo che garantiva una maggiore qualità, intorno al 1860 l’emigrante spagnolo Don Facundo Bacardi decise di acquistare una piccola distilleria a Santiago de Cuba, e sviluppò una variante di quel distillato torbido e pungente, adottando
un sistema innovativo basato sulla filtrazione: nacque così il Ron blanco. Intuendo il potenziale successo che questo prodotto poteva avere fra i borghesi, molti imprenditori seguirono l’esempio di Bacardi aprendo distillerie in tutta Cuba e nelle vicine isole caraibiche.
Oltre al Rum industriale ottenuto dalla melassa, oggi si produce il pregiato Rum agricolo: proveniente prevalentemente dalla Martinica, isola francese nei Caraibi, è lavorato in modo sensibilmente diverso da quello industriale, e prevede la fermentazione del succo di canna e non della melassa.