La degustazione e le analisi

La degustazione e le analisi

Per svolgere in modo più consapevole il lavoro, come operatori della ristorazione è nostro compito degustare il cibo che proponiamo ai clienti, soprattutto se si tratta di un piatto inventato da noi, per constatarne personalmente il sapore e le sensazioni che potrebbe provocare nei commensali e per apportare eventuali modifiche e correzioni alla preparazione.
La valutazione del piatto si articola nelle diverse analisi: visiva, olfattiva e gustativa. L’aspetto visivo e quello olfattivo agiscono insieme sul nostro sistema nervoso provocando una reazione naturale che abitualmente chiamiamo “acquolina in bocca”: le ghiandole salivari si attivano non appena vediamo dei cibi invitanti o ne percepiamo il profumo e può scatenarsi la sensazione di appetito anche
se abbiamo già mangiato. L’analisi visiva e quella olfattiva sono importanti, ma certamente quella determinante è la gustativa. Vediamo le caratteristiche di ciascuna di esse.

L’analisi visiva
Un antico detto recita: «anche l’occhio vuole la sua parte». Oggi sappiamo che l’aspetto estetico di un piatto è fondamentale: i colori, la forma e la disposizione degli elementi influiscono sulla percezione del cibo. La nostra predisposizione a gustare il cibo è ben diversa, infatti, se vengono servite due fette di arrosto disposte in modo disordinato sul piatto, o se invece sono presentate circondate da due contorni che ne esaltano l’aspetto, disposte in modo armonioso e accompagnate almeno da una semplice decorazione data da una fogliolina profumata.

L’analisi olfattiva
In questa fase si analizzano l’intensità e la persistenza degli odori e la gradevolezza complessiva della preparazione, considerando i sistemi di cottura, l’eventuale metodo di conservazione e l’aromaticità naturale.
La cottura può avere dei vantaggi e degli svantaggi: se da una parte aumenta l’aromaticità e la tenerezza, oltre all’igiene e alla digeribilità dei cibi, dall’altra può causare la produzione di sostanze tossiche come l’ acroleina o può impoverire gli alimenti delle vitamine sensibili al calore.
I vari tipi di cottura sono alla base di sensazioni differenti: le cotture alla piastra, per esempio, aumentano la succulenza e l’aromaticità degli alimenti; quelle al forno ne accrescono solo l’aromaticità, mentre le cotture in umido e le fritture ne arricchiscono la succulenza e l’untuosità.
Anche i diversi metodi di conservazione possono accentuare particolari qualità degli alimenti e stimolare sensazioni olfattive differenti: l’affumicamento incrementa l’aromaticità; la conservazione sott’olio l’untuosità, quella sotto sale la sapidità e quella sott’aceto la tendenza acida.
Infine l’aromaticità naturale è l’insieme dei profumi che caratterizzano gli ingredienti crudi.
Un fattore importante per i profumi è la temperaturache influisce in maniera decisiva sulla percezione delle sensazioni, sulla volatilità dei profumi, sull’intensità e sulla persistenza degli aromi. Il cibo può essere assaporato a temperature comprese tra gli 0 °C del gelato e i 40 °C di una minestra.

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L’analisi gustativa
È il momento più importante della degustazione, quello nel quale si analizzano i singoli sapori, l’equilibrio del gusto e l’armonia complessiva della preparazione.
Affinché un cibo abbia la possibilità di sprigionare tutti i sapori, anche quelli secondari, è consigliabile tenerlo in bocca per un tempo prolungato, esercitando una buona masticazionedi un pezzo di arrosto, per esempio, percepiremo immediatamente un sapore salato; solo successivamente potremo sentire un sapore dolciastro, dovuto agli zuccheri contenuti in minima parte anche nella carne.
Durante la masticazione, oltre a percepire i sapori fondamentali, potremo avvertire la succulenza di un cibo. Si verificano inoltre fenomeni di persistenza gusto-olfattiva, cioè di permanenza di un sapore in bocca anche dopo che il cibo è stato masticato e deglutito: ci sono cibi che hanno sapori forti, la cui sensazione resta a lungo; altri dal sapore che scompare quasi immediatamente.

L’ABBINAMENTO DEL CIBO CON IL VINO: LA SCHEDA AIS

Il gusto di un piatto può essere amplificato o ridotto anche dal vino che viene abbinato.
Per individuare con maggior facilità la giusta scelta per un abbinamento tra cibo e vino, l’Associazione Italiana Sommelier (AIS) ha ideato una scheda grafica che permette di schematizzare le sensazioni percepite durante le analisi di entrambi.
Gli elementi grafici sono:
  • 10 cerchi concentrici, che dal centro verso l’esterno danno un parametro numerico crescente da 0 (livello minimo di percezione) a 10 (livello più elevato di percettibilità);
  • 3 binari paralleli che evidenziano i caratteri organolettici del vino;
  • 6 rette divergenti dal centro che evidenziano i caratteri organolettici del cibo; esse si trovano dalla parte opposta (rispetto al centro) dei caratteri del vino con cui si abbinano in contrapposizione (per esempio succulenza e untuosità ad alcolicità e tannicità). Solo due sono in analogia: la dolcezza, che si abbina con la dolcezza del vino; la persistenza gusto-olfattiva, la speziatura e l'aromaticità del cibo, che si abbinano con l’intensità olfattiva e la persistenza aromatica intensa del vino;
  • un riquadro in cui annotare la definizione della struttura del cibo e quella del corpo del vino;
  • un settore di riepilogo finale dove si annota l’esito dell’abbinamento.

Protagonisti in Cucina
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Corso di enogastronomia per il secondo biennio e il quinto anno