La frutta
Con la parola “frutta” si identificano comunemente vari tipi di frutti commestibili; tra questi sono compresi alcuni che non sono propriamente tali, come le pomacee. Nella cucina del Medioevo, la frutta veniva utilizzata per rendere più delicato il gusto delle pietanze, soprattutto quelle a base di carne, volgendolo all’agrodolce. L’agro veniva dato dall’aceto fatto in casa o dall’agresto. Tracce di questa cucina, ai giorni nostri, possono essere rinvenute in alcune specialità locali che hanno mantenuto attraverso i secoli un fil rouge con la tradizione. Le castagne dei boschi dell’entroterra appenninico italiano, per esempio, rappresentavano un tempo la maggiore risorsa alimentare: con la farina che se ne ricava erano e sono preparati molti piatti locali. Anche i dolci, nel Medioevo, erano a base di frutta, soprattutto quella secca, come mandorle, nocciole e pinoli.
La frutta secca e la frutta fresca si trovano in commercio come cibo e vengono mangiate tali e quali, oppure sotto forma di marmellate e confetture o di altri tipi di conserve. Spesso la frutta è anche un ingrediente per vari piatti, specialmente i dolci. Se fresca, in genere, viene mangiata a fine pasto, sebbene questa sia solo un’abitudine. È consigliabile invece usarla come sostituto della merenda pomeridiana. Il suo consumo, nei paesi mediterranei, è tradizionalmente più alto rispetto a quello dei paesi nordici.
Dal punto di vista nutrizionale la frutta contiene notevoli quantità di acqua, favorendo un buon livello di idratazione anche per chi non è abituato a bere a sufficienza. La quantità di grassi è ridotta e prevalentemente costituita da “grassi buoni”. Molto elevato, invece, è l’apporto di fibra alimentare solubile, che contribuisce notevolmente al mantenimento dell’integrità intestinale e, in quanto prebiotica, al trofismo della naturale flora batterica. Il contenuto vitaminico e quello minerale sono eccellenti.