Menu per soggetti intolleranti o allergici

Menu per soggetti intolleranti o allergici

I menu per soggetti intolleranti o allergici, qualunque sia la patologia, vanno predisposti adottando criteri molto simili a quelli che si utilizzano per comporre un menu classico, ma naturalmente eliminando tutti gli ingredienti che possono causare l’insorgere della patologia.
Una buona conoscenza degli alimenti e della loro composizione è quindi indispensabile.
Vi proponiamo di seguito alcuni menu per soggetti intolleranti o allergici.

La celiachia
La malattia celiaca o celiachia è un’intolleranza permanente al glutine ed è riconosciuta come malattia sociale. Sappiamo che il glutine è una miscela proteica che si forma impastando l’acqua con la farina di alcuni cereali – quali il frumento, l’avena, il farro, l’orzo e la segale – ed è quella che conferisce agli impasti viscosità ed elasticità.
Il glutine è presente in tutti gli alimenti prodotti con le farine dei cereali menzionati e in linea di massima in tutti i prodotti da forno: pane, pasta alimentare, focaccia, pizza, biscotti ecc.
Ma può essere presente in molti altri prodotti, quali piatti pronti e conservati, insaccati, yogurt, formaggi ecc. È quindi necessario leggere sempre con attenzione l’etichetta: la normativa europea e italiana, infatti, prevede obbligatoriamente che sull’etichetta sia indicata la presenza di glutine e/o di ingredienti contenenti glutine.
Possono inoltre verificarsi contaminazioni accidentali durante le produzioni e può accadere (soprattutto per alcune categorie di prodotti come gli sfarinati) che da un ingrediente naturalmente privo di glutine si ottenga un prodotto finito (amidi, farine, fecole ecc.) contaminato.
Per essere sicuri conviene affidarsi al prontuario messo a punto dall’AIC – Associazione Italiana Celiachia – o acquistare prodotti contraddistinti dal simbolo della spiga barrata. L’assortimento è vasto: si possono trovare farine di vari cereali (come quella di riso) o di legumi (come quella di ceci) oppure la maizena (amido di mais) che si prestano anche per la panificazione, paste alimentari, piadine, pizze e focacce, biscotti, torte e perfino piatti pronti.
In commercio questi prodotti si trovano facilmente nei negozi specializzati e in quelli di prodotti dietetici, nelle farmacie e nei supermercati (dove spesso è presente un reparto apposito).
Si stanno inoltre diffondendo ristoranti specializzati o che propongono appositi menu per persone intolleranti. 

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In cucina
Nella preparazione di piatti, se si utilizzano farine prive di glutine o altri preparati è necessario ricordare che le quantità non restano uguali ma vanno dosate attentamente in base alla forza di assorbimento dei liquidi della farina utilizzata.
Oltre a evitare l’uso di ingredienti che contengono glutine, durante la preparazione e la cottura degli alimenti è importante assicurarsi che non si verifichino contaminazioni crociate accidentali.

La nostra proposta: un menu senza glutine
  • Tartare di tonno con spicchi di agrumi (1)
  • Asparagi con fonduta (2)
  • Passato di verdure aromatizzato con caramello al peperoncino (3)
  • Fusilli di grano saraceno su crema di piselli e salmone al vapore
  • Gamberi grigliati con pancetta su crema di melone (4)
  • Filetto di manzo alla griglia con salsa olandese

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CELIACHIA: COSA MANGIARE

Qui sono elencati solo alcuni tipi di cereali e di preparazioni a base di cereali che, oltre al frumento, all’avena, alla segale e all’orzo (i cereali più comunemente usati in cucina), i celiaci non devono mangiare.
  • Bulgur o boulgour o burghul: grano che viene prima immerso in acqua, cotto, essiccato e poi frantumato al sole. È molto diffuso in Medio Oriente.
  • Cracked grano: composto da chicchi di grano frantumati, a differenza del bulgur viene frantumato crudo e va cotto.
  • Cous cous: piatto tradizionale arabo dove la semola di grano duro è mescolata ad acqua e lavorata a mano fino a formare piccolissime sfere, seccate poi al sole e cotte a vapore. In commercio esistono anche cous cous senza glutine ottenuti usando cereali permessi.
  • Farro: è un tipo di grano molto popolare nell’antica Roma e oggi molto diffuso sia in forma di grani (usato nei minestroni, nelle insalate fredde ecc.) o di farina per paste, dolci ecc.
  • Frik o grano verde egiziano: è un comune grano duro (Triticum turgidum durum) raccolto in uno stadio precoce di maturazione e sottoposto a una particolare lavorazione che ne preserva le qualità nutritive.
  • Germe di grano: è l’embrione del seme di grano spesso ricavato dal chicco germogliato.
  • Greunkern o grano verde greco o spelta: è una varietà di farro (Triticum spelta) chiamato anche “farro grande”.
  • Kamut®: è il marchio registrato dalla società statunitense Kamut International con cui vende una varietà di grano duro (Triticum turgidum durum).
  • Malto: è il chicco (cariosside) di un cereale che ha iniziato a germinare.
    Se non specificato diversamente, “malto” è inteso d’orzo, ma può essere di altri cereali (vietati o permessi ai celiaci). Sono proibiti anche tutti i prodotti a base di malto vietato (birre, whisky ecc.).
  • Farina manitoba: deriva da grano tenero (Triticum aestivum) del Nord America. È “forte” e di ottima qualità.
  • Monococco o Enkir, è una varietà di farro (Triticum monococcumdetto anche “piccolo farro”.
  • Muesli o müsli e porridge: sono preparazioni soprattutto per la colazione. Il primo è una miscela di cereali e frutta secca, spesso mescolato a latte, yogurt o latte di soia; il secondo è una zuppa o pappa d’avena bollita in acqua o latte, zuccherata e servita con frutta o marmellata.Nei paesi anglosassoni il porridge è anche salato (come minestra o polenta).
  • Seitan: è un prodotto a base di glutine derivato dal frumento; da secoli costituisce l’alimento base della cucina orientale.
  • Tabbouleh o tabulè: pietanza araba, consiste in un’insalata a base di bulgur, con prezzemolo, cipollotti e menta tritati, pomodori e cetrioli a tocchettini, condita con succo di limone e olio d’oliva.
  • Tricale: è una pianta derivata dall’ibridazione artificiale tra segale e grano tenero o altre varietà del genere Triticum. Creata alla fine dell’Ottocento viene coltivata su larga scala solo da poco (il nome deriva dalla fusione delle parole latine triticum, frumento, e secale, segale).
Fra gli alimenti trasformati prodotti con cereali vietati o spesso contaminati con ingredienti difficili da individuare, ci sono: farine, amidi, semola, semolini, creme e fiocchi di cereali; paste, paste ripiene, gnocchi di patate, gnocchi alla romana, pizzoccheri, polenta; pane, pancarré, pangrattato, focaccia, pizza, piadine, panzerotti, grissini, craker, fette biscottate, taralli, crostini, salatini e altri prodotti da forno; carne, pesce, verdura e formaggi impanati, infarinati o miscelati con pangrattato o in pastella; sughi e salse addensati; yogurt ai cereali, al malto, ai biscotti; torte, pan di Spagna, biscotti, pasticcini e dolciumi in genere; besciamella, crema pasticcera, budini ecc.; minestroni, zuppe, creme, insalate miste; frutta disidratata infarinata (come i fichi secchi); caffè solubile o surrogati del caffè (con orzo o malto); bevande e birra contenenti avena, frumento, malto, orzo, segale; cioccolato con cereali.
I soli cereali permessi a chi soffre di celiachia sono: amarantograno saraceno; mais; manioca; miglio; quinoa; riso; sesamosorgo e tapioca. Sono permessi anche tutti gli alimenti trasformati che, nella produzione, non siano stati contaminati: bisogna fare molta attenzione alla lista degli ingredienti nell’etichetta e verificare sempre che non ci siano tracce di cereali proibiti, soprattutto negli eccipienti (specialmente gli addensati). Nel caso siano indicati in modo troppo generico, è meglio evitare di usarli.
Fra gli ingredienti permessi ci sono: burro; carne; formaggi freschi o stagionati: molli, semiduri, duri, a crosta fiorita, erborinati e a pasta filata; frutta; latte fresco pastorizzato e a lunga conservazione (UHT) non addizionato di vitamine aromi o altre sostanze e latte della prima infanzia; mozzarella; panna fresca o pastorizzata e panna a lunga conservazione (UHT); pesce; uova; verdura.
Fra quelli lavorati ricordiamo: passata di pomodoro; prosciutto crudo; tonno o sgombro in scatola; yogurt naturale (magro o intero, ma attenzione agli addensanti).

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L’allergia e l’intolleranza al nichel
Il nichel è un elemento chimico naturale, più precisamente un metallo, presente in natura in alcuni minerali e in molti alimenti, come: broccoli, carote, cavoli, fagioli, pomodori, arachidi, cacao e prugne secche, frutti di mare e tutti gli alimenti in scatola.
Negli ultimi anni è stato verificato un notevole aumento di casi di intolleranza o allergia al nichel e sembra che, oltre alla più nota allergia da contatto, i cibi contribuiscano all’insorgere di questo problema.

Il nichel in cucina
Il nichel, come solfato, è presente in moltissimi alimenti in quantità abbondanti (cacao, fagioli, lenticchie, liquirizia, nocciole) o più contenute ma comunque significative (asparagi, cipolle, funghi, kiwi, pomodori, spinaci).
Alcuni alimenti devono essere sempre evitati:
  • ortaggi: asparagi, carote, cipolle, funghi, lattuga, legumi, pomodori, spinaci;
  • farine: integrali e di mais;
  • frutta secca: arachidi, mandorle, nocciole, prugne e uva passa;
  • pesce azzurro (aringhe e sgombri) e frutti di mare (bivalvi);
  • tè, cacao;
  • margarina;
  • lievito chimico.
Altri possono essere consumati in piccole quantità:
  • cavoli, cetrioli;
  • farina 00;
  • caffè;
  • olio di oliva;
  • uova;
  • pesce e frutta diversi da quelli citati sopra.
Vanno anche evitati tutti i cibi e le bevande conservati in scatola o lattina, preferendo quelli in confezioni di vetro o plastica.
È inoltre importante considerare il materiale di pentole e utensili da cucina. Il nichel si trova infatti nelle pentole in alluminio, in quelle smaltate, in teflon e in alcune di acciaio inossidabile (per esempio in quelle di inox 18/10). Per cucinare quindi è indispensabile utilizzare pentole in vetro pyrex oppure “nichel free”.

LA NOSTRA PROPOSTA: UN MENU SENZA NICHEL
  • Insalata di zucchine con Montasio e pancetta croccante
  • Tartellette di mela verde e speck (1)
  • Crema di patate e bacon (2)
  • Agnolotti del plin con sugo d’arrosto (3)
  • Branzino con crema di finocchio e bietola
  • Involtini di maiale ripieni (pancetta, pane, prosciutto cotto e Parmigiano Reggiano) (4)

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L’intolleranza al lattosio
Il lattosio è uno zucchero  disaccaride presente in concentrazioni variabili nel latte di mucca, di capra, di asina, nel latte materno e nei loro derivati. Una volta ingerito, il corpo umano provvede a scomporre il lattosio in zuccheri più semplici, grazie all’aiuto di un enzima chiamato lattasi, presente nell’intestino tenue. Se l’attività enzimatica è ridotta, il lattosio non scomposto viene trasportato nell’intestino crasso dove viene fermentato dalla flora batterica intestinale con conseguente rilascio di acqua e gas che provocano sintomi come dolore intestinale e diarrea.
Circa il 70% della popolazione mondiale adulta non produce lattasi a sufficienza e presenta quindi un certo grado di intolleranza al lattosio. In Europa, tale carenza è presente in percentuale ridotta nella popolazione di ceppo nordeuropeo (5% circa), mentre è largamente diffusa (50-80%) nelle minoranze etniche, soprattutto nelle popolazioni provenienti da Medio Oriente, India e da alcune parti dell’Africa.
Esistono tre forme di intolleranza al lattosio:
  • genetica, generata da un deficit di produzione di lattosi;
  • acquisita, che compare e scompare insieme ad altre patologie intestinali ed è transitoria;
  • congenita, cioè un’incapacità permanente di produrre lattosi.

Il lattosio in cucina
La quantità di latte e latticini tale da determinare sintomi di intolleranza è molto variabile: un litro di latte vaccino contiene circa 50 grammi di lattosio; tale quantità diminuisce nello yogurt e nei formaggi freschi, fino ad azzerarsi nei formaggi più stagionati a pasta dura.
Il lattosio è presente in moltissimi altri prodotti alimentari come insaccati (salame, Würstel, mortadella, prosciutto cotto), margarina, pane, brioche, biscotti, gelati, budini, merendine, cioccolato e caramelle. A volte la sua presenza non è dichiarata in modo esplicito sull’etichetta ma si nasconde sotto altre voci come la caseina o il siero del latte.
Nel predisporre il menu bisognerà conoscere molto bene i semipreparati che possiamo utilizzare durante la preparazione dei piatti e dare ai nostri ospiti la certezza di salubrità dei prodotti;
se abbiamo dubbi dobbiamo evitare di servire le portate.

LA NOSTRA PROPOSTA: UN MENU SENZA LATTOSIO
  • Crostini con crema di melanzane (1)
  • Crema di fagioli con salmone al cumino
  • Risotto alle ortiche mantecato con olio, non con burro (2)
  • Spaghetti con vongole e broccoli
  • Capesante grigliate con verdure croccanti (3)
  • Gulash ungherese con polenta (4)

Protagonisti in Cucina
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Corso di enogastronomia per il secondo biennio e il quinto anno