Odio il tennis
di Andre Agassi (autore statunitense contemporaneo)
di Andre Agassi (autore statunitense contemporaneo)
Ho sette anni e sto parlando da solo perché ho paura e perché sono l’unico che mi sta a sentire.
Sussurro sottovoce: Lascia perdere, Andre, arrenditi. Posa la racchetta ed esci immediatamente da questo campo. Siediti vicino alla mamma che lavora a maglia o compone uno dei suoi puzzle. Non ti sembra bello? Non sarebbe magnifico, Andre? Semplicemente lasciar perdere? Non giocare a tennis mai più?
Ma non posso. Non solo mio padre mi rincorrerebbe per tutta la casa brandendo la mia racchetta, ma qualcosa nelle mie viscere, un qualche profondo muscolo invisibile me l’impedisce. Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi, non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita.
Al momento il mio odio per il tennis si concentra sul drago, una macchina lanciapalle modificata dal mio vulcanico papà. Nero come la pece, montato su grosse ruote di gomma, il drago assomiglia a una qualunque macchina lanciapalle. In realtà, però, è una creatura vivente uscita da uno dei miei fumetti. Il drago respira, ha un cervello, una volontà, un cuore nero – e una voce terrificante.
A sette anni sono piccolo per la mia età. Ma in piedi davanti al drago appaio davvero minuscolo. Mi sento minuscolo.
Impotente. Mio padre vuole che le palle che escono dalla bocca del drago atterrino ai miei piedi come se fossero sganciate da un aereo.
La traiettoria rende pressoché impossibile rispondere in maniera convenzionale: devo colpire ogni palla d’anticipo, altrimenti mi rimbalzerebbe oltre la testa. Ma nemmeno così sono abbastanza veloce per mio padre. Colpisci prima, grida. Colpisci prima. Mio padre urla sempre ogni frase due, talvolta tre, talvolta dieci volte.
A ben pensare, il drago assomiglia un sacco a mio padre. Solo che papà è peggio. Per lo meno il drago ce l’ho davanti, dove posso vederlo. Mio padre invece mi sta alle spalle. Niente manda mio padre su tutte le furie quanto una palla che finisce in rete. Ha alzato la rete di quindici centimetri. Mio padre, pensa che non avrò problemi a superarla un giorno a Wimbledon. Che io non voglia giocare a Wimbledon non ha importanza. Quello che voglio io è irrilevante.
La dolce fiamma - I saperi fondamentali
Narrativa