Anche nell’architettura italiana della seconda metà dell’Ottocento si diffondono nuovi materiali come la ghisa, il ferro, il vetro e il cemento armato, che permettono di costruire strutture più resistenti e quindi di dimensioni maggiori.
Le superfici e le altezze degli edifici aumentano così a dismisura, e gli architetti possono confrontarsi con nuovi tipi di costruzioni che necessitano di ampi spazi liberi, come ad esempio le gallerie commerciali e i mercati, le stazioni ferroviarie, gli ospedali e le fabbriche.
Anche l’aspetto degli edifici cambia: spesso le forme sono determinate dagli studi sulla resistenza dei materiali, che sono lasciati a vista. Si creano così strutture slanciate e prive di ornamenti; in altri casi invece presentano elementi decorativi recuperati dall’antichità o dal Medioevo, ma sempre più sobri ed essenziali.