L’Impressionismo è una tendenza artistica che nasce in opposizione alla pittura accademica e che si pone come scopo quello di catturare sulla tela l’istante e la luce: i pittori impressionisti vogliono “fermare” l’attimo, come in una fotografia, per comunicare con immediatezza allo spettatore sensazioni e atmosfere di vita quotidiana.
Gli impressionisti usano tecniche pittoriche diverse. Per tutti, però, è importante dipingere direttamente sulla tela, spesso senza disegni preparatori, e all’esterno, con pennellate rapide, non di rado frammentarie. L’uso di colori puri è molto frequente: ciò significa che gli impressionisti non diluiscono i colori per creare effetti di chiaroscuro, che nelle loro opere infatti manca del tutto. Per accentuare la luminosità, accostano i colori complementari (blu e arancio, giallo e violetto, verde e rosso), escludendo dalla tavolozza il nero: perfino le ombre, infatti, sono colorate.
Il gruppo degli impressionisti comprende personalità molto diverse tra loro. Le ricerche di Auguste Renoir (► p. 418) mostrano, per esempio, una stretta unione fra luce e colore, che però non cancella il disegno: le forme appaiono ancora piuttosto definite. In Claude Monet (► p. 420), invece, lo studio degli effetti della luce sull’atmosfera porta l’artista a dissolvere i contorni degli oggetti nel colore e il quadro comincia così a “vibrare”, come la corda di un violino quando è toccata dal musicista. Quest’ultimo orientamento caratterizza anche altri esponenti dell’Impressionismo, come Camille Pissarro.