Gli scambi culturali fra le grandi corti europee sono un aspetto molto importante dell’arte del Cinquecento: gli artisti italiani sono sempre più richiesti da sovrani e principi. Nascono anche nuove forme di collezionismo: si diffonde il gusto per oggetti curiosi e strani, raccolti guardando ora alla scienza, ora all’alchimia e alla magia.
A Praga l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, oltre a una ricchissima collezione di opere d’arte, crea anche una “camera delle meraviglie”, piena di presunte ossa di unicorno, denti di balena, fossili, esotici animali imbalsamati... Rodolfo II chiama alla sua corte anche un originale pittore milanese, Arcimboldo, interessato alle “teste bizzarre” che l’artista dipinge assemblando in modo curioso oggetti di varia natura, come se fossero dei puzzle.
Lo scopo di Arcimboldo è suscitare meraviglia e stupore, obiettivi che raggiunge grazie alla sua abilità pittorica: egli mostra una particolare capacità di osservazione e riproduzione della realtà, di cui evidenzia soprattutto il lato fantastico e magico. Allo stesso tempo, le sue opere fanno riflettere l’osservatore mostrando come gli oggetti possano cambiare profondamente significato in base al contesto in cui sono collocati.