Masaccio è considerato il primo artefice del cambiamento che nel Quattrocento inaugura l’uscita della pittura dal Gotico internazionale – decorativo e fiabesco – e avvia il Rinascimento. Con le sue figure dalle forme solide e naturali, ambientate in uno spazio costruito secondo le regole della prospettiva, crea scene di grande realismo, eliminando ogni inutile ornamento.
Arriva a Firenze dalla campagna all’età di circa diciassette anni, ma riesce in breve a imporsi come artista. Taciturno e solitario, incurante del proprio modo di vestire, viene chiamato Masaccio proprio per la sua aria sempre disordinata.
Con Masolino, pittore più anziano di lui, dipinge nella Cappella Brancacci della Chiesa del Carmine Storie della Bibbia e Storie di san Pietro, affreschi considerati fondamentali fra tutte le opere che in quel periodo caratterizzano l’arte fiorentina: un modello assoluto di innovazione nella rappresentazione naturalistica delle figure e degli ambienti. Il suo modello è Giotto, il pittore che per primo, cento e più anni prima, aveva fondato la sua arte sulla rappresentazione di scene di vita reale, popolate di personaggi dalle forme molto solide.