Tra la seconda metà del Duecento e il Trecento, come si è visto, le città italiane, soprattutto del Centro e del Nord, si ingrandiscono perché la popolazione aumenta, e cambiano radicalmente aspetto.
Accanto alle chiese, ai conventi e alle abitazioni private, compare un nuovo tipo di edificio: il Palazzo Pubblico, centro del potere cittadino. In genere ha dimensioni molto ampie, perché deve essere la dimostrazione visiva della ricchezza e della potenza della città. Nel Nord Italia presenta spesso un loggiato a piano terra (► p. 178), mentre nell’Italia centrale si preferisce un edificio più chiuso e compatto, con un’alta torre.
Al suo interno ospita diversi ambienti: gli uffici del Comune, saloni destinati alle assemblee pubbliche e stanze private. Alcuni locali del palazzo sono infatti l’abitazione dei governanti (i magistrati, i priori, i podestà, che hanno nomi diversi a seconda dei differenti governi cittadini), che vivevano così “isolati” e protetti: questo avveniva per ragioni di sicurezza – perché non fossero vittime di attentati o incidenti – e per evitare la corruzione.