T2 - Charles Baudelaire, L’albatro (da I fiori del male)

T2

Charles Baudelaire

L’albatro

  • Tratto da I fiori del male, 1857
  • Titolo originale L’albatros
  • Lingua originale francese
  • Metro quattro quartine di versi liberi, di misura variabile fra l’endecasillabo e il doppio settenario
Charles Baudelaire nasce a Parigi nel 1821. Vive un’adolescenza tormentata, segnata dalla morte del padre e dai difficili rapporti con il patrigno. Espulso per indisciplina dal collegio nel 1839, inizia a frequentare ambienti malfamati e per questo viene indotto dalla famiglia a imbarcarsi su un mercantile diretto a Oriente, nei mari del Sud. Interrompe tuttavia il viaggio e torna nella capitale francese, dove si dà a una vita dissipata, fra alcol, droghe e amori scandalosi, che lo porta a sperperare l’eredità paterna. Nel 1848 partecipa ai moti rivoluzionari di Parigi e contemporaneamente scrive su riviste e giornali, soprattutto di critica d’arte, anche se i suoi interessi maggiori vanno alla poesia. Più volte annunciata, la prima raccolta di versi viene pubblicata nel 1857 sotto il titolo I fiori del male, causando al poeta un processo per immoralità, che termina con una multa e l’obbligo di censurare sei poesie ritenute oscene. Nel frattempo i suoi problemi economici si aggravano: amareggiato dalle incomprensioni, fiaccato dalle malattie e dal consumo di droghe, nel 1861 Baudelaire tenta il suicidio. Tre anni più tardi si trasferisce in Belgio, dove la sua salute peggiora. Rientrato a Parigi, vi muore nel 1867.

Un gruppo di marinai durante un viaggio cattura un albatro e lo umilia, deridendolo. Il poeta, che nella società moderna sperimenta la medesima sorte, si identifica con il maestoso uccello.

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Audiolettura

Spesso, per divertirsi, i marinai

catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,

 indolenti compagni di viaggio delle navi

in lieve corsa sugli abissi amari.


5      L’hanno appena posato sulla tolda

e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso,

pietosamente accanto a sé strascina

come fossero remi le grandi ali bianche.


Com’è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!

10    E comico e brutto, lui prima così bello!

Chi gli mette una pipa sotto il becco,

chi imita, zoppicando, lo storpio che volava!


Il Poeta è come lui, principe delle nubi

che sta con l’uragano e ride degli arcieri;

15    esule in terra fra gli scherni, impediscono

che cammini le sue ali di gigante.


Charles Baudelaire, Poesie e prose, trad. di G. Raboni, Mondadori, Milano 1991

 >> pagina 95 

A tu per tu con il testo

Che cosa fanno di male gli albatri? Nulla. Non disturbano in alcun modo i marinai. Anzi, si alternano nell’accompagnare il viaggio della nave, riducendo con la loro imponente presenza e i frequenti richiami l’inevitabile monotonia dei viaggi attraverso l’oceano. Eppure gli esseri umani sono soliti (come denuncia l’avverbio iniziale Spesso) esercitare crudeltà nei loro confronti. Da dove nasce il gusto di sfogare una violenza del tutto gratuita su un uccello indifeso? Dalla noia? Dall’insoddisfazione? Dalla tensione repressa, maturata nel corso di un lavoro pesante, al quale il volatile, “indolente”, certo non è costretto? Comunque sia, la violenza nei confronti degli animali resta nel mondo un’odiosa costante, che le leggi solo di recente hanno cominciato a punire severamente. A pensarci bene, poi, ci accorgiamo che nel divertimento molto discutibile raccontato da Baudelaire agiscono le stesse dinamiche che caratterizzano gli episodi di bullismo. Da una parte la vittima, sola, debole, a disagio; dall’altra parte un gruppo: individui senza volto che la isolano, la accerchiano e la deridono, in un crescendo che nella realtà arriva a volte al dramma. Anche a noi, dunque, può essere capitato di vedere un albatro umiliato. E qual è stato il nostro ruolo nella scena?

 >> pagina 96

Analisi

La poesia si apre su un momento di vita marinaresca, che Baudelaire forse ebbe modo di osservare da ragazzo, durante il viaggio che lo avrebbe dovuto portare in India, verso una nuova vita, e terminò invece con un precipitoso ritorno a Parigi. Gli elementi del quadro sono pochi e ben definiti: una nave in mezzo al mare, un gruppo di marinai, non meglio identificati, un uccello caduto nelle loro grinfie. Un albatro, per la precisione: si tratta di un animale elegante, dalla straordinaria apertura alare (in alcuni esemplari supera i tre metri e mezzo), in grado di volare senza interruzione per centinaia di chilometri, che non disdegna negli oceani di seguire le navi, per curiosità e nella speranza di trovare cibo.

Nel momento in cui abbandona il cielo, suo ambiente naturale, per approdare sulla tolda di una nave, l’albatro perde i suoi attributi di maestosità. Non sappiamo come gli uomini siano giunti a catturarlo: lo troviamo già in loro balia. Da re dell’azzurro (v. 6) si è trasformato in un patetico palmipede, stuzzicato dai marinai, che gli fanno stupidi scherzi e ne scimmiottano l’andatura sgraziata e incerta. Le grandi ali bianche (v. 8), grazie alle quali sino a poco prima volteggiava alto sopra le onde, ora sono ridotte a lunghi remi inutili, che pietosamente accanto a sé strascina (v. 7). La similitudine coglie il disagio dell’albatro, ulteriormente sottolineato da ben tre coppie di aggettivi, maldestro e vergognoso (v. 6), fiacco e sinistro (v. 9), comico e brutto (v. 10): quest’ultima coppia in secca antitesi con la condizione precedente (lui prima così bello, v. 10).

Baudelaire prova nei confronti dell’albatro quella pietà che i suoi aguzzini gli negano. Lo sguardo solidale trova una spiegazione esplicita nella similitudine con cui si apre l’ultima quartina. È inutile e ridicolo mettergli una pipa sotto il becco, quasi fosse un marinaio: l’albatro somiglia piuttosto al Poeta (v. 13, scritto con la maiuscola per sottolinearne la nobiltà di spirito). È un principe delle nubi (v. 13), indifferente a chi – incapace di volare, inchiodato alle mediocrità terrene – lo bersaglia (gli arcieri del v. 14). Il poeta possiede ali di gigante (v. 16) come l’albatro, e come lui è costretto a trascinarle nel fango delle strade, mentre intorno la gente sogghigna.

Baudelaire intende così rimarcare il suo disprezzo per la società borghese e materialistica: un conflitto che si sviluppa per la prima volta proprio nell’Europa del XIX secolo. La gente comune, attenta soltanto al proprio interesse, non accetta che il poeta si sottragga all’imperativo della produzione, preferendo al lavoro l’indolenza dell’albatro. Non ne comprende il diverso punto di vista dal quale osserva la vita che scivola via su abissi amari (v. 4), nei quali preferisce non guardare (l’abisso, gouffre in francese, è un’immagine ricorrente nella poesia di Baudelaire). Alto sulle ali della fantasia, a rischio di precipitare rovinosamente, il poeta non medita ribellioni solitarie. A un mondo che lo inorridisce, nel quale si sente in esilio, egli non può che riservare una sdegnosa estraneità.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Sintetizza in una frase il contenuto di ciascuna strofa.


2. Navi / in lieve corsa sugli abissi amari (vv. 3-4) significa

  • a navi che gareggiano tra loro sul mare. 
  • b navi che sprofondano verso l’abisso. 
  • c navi che solcano rapide il mare. 
  • d navi leggere che solcano gli abissi. 

3. Quale dei seguenti significati di sinistro è più appropriato nel contesto del v. 9?

  • a Mancino. 
  • b Goffo.
  • c Funesto.
  • d Minaccioso.


4. Che sta con l’uragano (v. 14) significa

  • a che vola in alto, dove si formano gli uragani. 
  • b che vola con forza pari a quella di un uragano. 
  • c che ama volare in mezzo agli uragani. 
  • d che sta dalla parte dell’uragano. 

5. Quali significati puoi attribuire all’aggettivo esule (v. 15)?

  • a Triste. 
  • b Solo. 
  • c Perduto. 
  • d Prigioniero. 
  • e Lontano. 
  • f Esiliato. 

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ANALIZZARE E INTERPRETARE

6. Indica nella tabella gli aggettivi che si riferiscono all’albatro in volo e sulla terra, poi esponi le tue considerazioni in riferimento a queste opposizioni.


In volo

 

Sulla terra

 


7. Quali caratteristiche dell’albatro indicano gli epiteti a lui attribuiti? Quale significato assumono tali epiteti se vengono riferiti al poeta?


  Albatro Poeta

a) indolenti compagni di viaggio delle navi (v. 3)

   

b) re dell’azzurro (v. 6)

   

c) viaggiatore alato (v. 9)

   

d) principe delle nubi (v. 13)

   

e) esule in terra (v. 15)

   

8. Qual è l’atteggiamento dei marinai verso l’albatro? Perché si comportano così con il grande uccello?


9. Quale accusa muove il poeta alla società del suo tempo, simboleggiata dai marinai?


10. Rifletti sulla frase impediscono / che cammini le sue ali di gigante (vv. 15-16) associandola alla figura del poeta: che cosa rappresentano le ali e che cosa gli impediscono di fare?


11. Tutta l’ultima strofa della lirica è una

  • a metafora.
  • b sinestesia.
  • c perifrasi.
  • d similitudine.

COMPETENZE LINGUISTICHE

12. Lessico. La polisemia. Quando un termine può avere più significati, si dice che è polisemico. Ecco di seguito un elenco di parole polisemiche. Controlla sul dizionario i loro possibili significati e poi scrivi una frase per ciascuno di essi:


• sinistro • acuto • sottile • stendere • scadere • consentire.

PRODURRE

13. Scrivere per argomentare Il poeta viene presentato come qualcuno che, pur in possesso di grandi doti intellettuali e spirituali, fa fatica ad adattarsi alla vita comune. È così, secondo te? È vero che le persone dotate di spiccata intelligenza e sensibilità tendono a vivere con difficoltà le incombenze quotidiane? Argomenta la tua opinione in massimo 15 righe.

SPUNTI DI RICERCA interdisciplinare

SCIENZE
Dove e come vivono gli albatri? E gli altri uccelli marini (gabbiani, cormorani, pinguini, pellicani ecc.)? Dividetevi in gruppi e fate una ricerca su alcune di queste specie di volatili.

La dolce fiamma - volume B
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Poesia e teatro