UN TEMA, TANTE STORIE - L’intelligenza artificiale al cinema

Il cinema ci propone regolarmente pellicole basate sullo scontro fra esseri umani e robot. Nella maggioranza dei casi questi ultimi finiscono col ribellarsi ai loro creatori, spinti dalla superbia, da un sentimento di giustizia o dalla follia. Un caso pilota è quello di Metropolis, capolavoro del 1927 di Fritz Lang, in cui l’androide Maria capeggia una rivolta di operai, ma la sollevazione fallisce e viene condannata al rogo, come capitava alle streghe.

Se invece guardiamo ai computer, il più celebre resta HAL 9000, l’elaboratore che in 2001: Odissea nello spazio (1968, regia di Stanley Kubrick) governa la rotta di una nave spaziale, disposto a uccidere gli astronauti pur di non essere spento e riuscire a compiere la misteriosa missione per cui è stato progettato.

Diverso è il caso di Matrix, serie di film diretti dai fratelli Larry e Andy Wachowski. Nella prima pellicola, del 1999, una super intelligenza artificiale tiene in ostaggio l’umanità, creando una realtà virtuale all’interno della quale gli individui credono di muoversi, mentre in realtà sono immobilizzati dentro capsule in stato di torpore. Solo alla fine il protagonista, un hacker chiamato Neo, vede Matrix quale è veramente: una serie di righe verdi di un codice di programmazione.

Un filone a parte è rappresentato dai cosiddetti cyborg, esseri a metà fra il naturale e il meccanico, come il Terminator che nei film interpretati da Arnold Schwarzenegger giunge dal futuro per distruggere la razza umana, o i sofisticati androidi in carne e ossa di Blade Runner (1982, regia di Ridley Scott), schiavi ribelli in un mondo cupo e piovoso.

Per trovare una trama meno drammatica e più divertente, in questo campo, bisogna rivolgersi al cinema d’animazione: per esempio a Wall-E, un lungometraggio prodotto da Pixar e Disney nel 2008. Si tratta di una tenera storia d’amore fra robot, ambientata nel 2805, che prende le mosse in un pianeta Terra ormai deserto e invaso dai rifiuti.