5. Il registro stilistico

5. IL REGISTRO STILISTICO

Il registro di un testo poetico consiste nella somma delle scelte linguistiche che lo compongono. L’uso di un determinato lessico e di certe strutture sintattiche, la propensione verso particolari forme di espressività, l’adozione di un “tono” (solenne, ispirato, malinconico, suadente, accorato, violento ecc.): tutti questi elementi determinano la natura del registro poetico. Possiamo classificare tre diverse forme di registro che illustriamo qui di seguito.

  • Registro alto: attraverso un lessico aulico e letterario, una sintassi complessa e raffinata e una ricercata elaborazione retorica, l’autore vuole di solito nobilitare i temi trattati. Il registro alto può essere usato anche in modo ironico, per affrontare argomenti inutili o triviali, come il volo di un sacchetto di plastica o l’espletamento dei bisogni corporali; nella tradizione classica e in quella medievale, invece, tale registro era destinato solo ai generi considerati più elevati per la materia affrontata: la tragedia, l’epica, la poe­sia d’argomento religioso o civile. Ecco l’incipit del poema La Gerusalemme conquistata di Torquato Tasso (1544-1595):
    Io canto l’arme e ’l cavalier sovrano,1
    che tolse il giogo2 a la città di Cristo.3
    Molto co ’l senno e con l’invitta mano
    egli adoprò nel glorïoso acquisto;4
  • Registro medio: il poeta utilizza sintassi, espressioni e vocaboli che risultano lontani da particolari eccessi espressivi e si avvicinano al linguaggio della comunicazione quotidiana, evitando sia le forme più preziose e raffinate, sia quelle più plebee e colorite. Il tono – né troppo sublime né troppo sregolato – si mantiene in equilibrio, creando un’atmosfera pacata e meditativa, in cui proporre descrizioni paesistiche, riflessioni o resoconti delle gioie e dei dolori dell’esistenza. Il registro medio si associa spesso alla poesia d’amore, e alle molte sfumature emotive che essa può evocare. Leggiamo questo componimento di Giorgio Caproni (1912-1990):
    Il mare brucia le maschere,
    le incendia il fuoco del sale.
    Uomini pieni di maschere
    avvampano sul litorale.
    Tu sola potrai resistere
    nel rogo del Carnevale.
    Tu sola che senza maschere
    nascondi l’arte d’esistere.
  • Registro basso: gli aspetti linguistici del testo sono improntati a un’espressività colorita, colloquiale e talvolta volgare. Nell’antichità, il registro basso era tipico della poesia di argomento comico; nell’era moderna, invece, diventa possibile anche parlare di argomenti drammatici o addirittura sublimi con parole semplici o persino scurrili. Nella seconda metà del Novecento si scrivono spesso poesie dedicate all’esistenza quotidiana, con la sua grigia e monotona routine. La vita di tutti i giorni, così, è resa attraverso una lingua informale, come accade in questo brano tratto dalla Ragazza Carla di Elio Pagliarani (1927-2012):
    chi compera pantofole dalle Dondi
    non ha civetterie: le vecchie vogliono le prove,
    e pantofole calde, pagamento più tardi che si può
    due anni che una signora Ernani ha da pagare
    le sue trecento lire, e puzza di liquori
    le giovani sposate sono sceme, alle cose gentili non ci vogliono
    nemmeno un po’ di bene, anzi le guardano con rabbia
    man mano che col tempo si dimenticano
    d’esser state ragazze da marito
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Un manga a Versailles

L’artista giapponese Takashi Murakami (n. 1962) si ispira al mondo dei manga e alla società di massa giapponese. Nelle sue opere i riferimenti all’arte e alla cultura orientale antica e tradizionale si trovano accanto a quelli del mondo del consumo. Nel 2010 ha esposto nella reggia di Versailles: non tutti hanno apprezzato la convivenza tra questo tipo di opere e gli storici saloni della residenza reale. E tu, che cosa pensi di questo genere di accostamenti?

6. I CAMPI SEMANTICI

Le poesie, talvolta, si concentrano su particolari aree di significato, dette campi semantici, in cui troviamo parole legate tra loro e riconducibili a un unico argomento. Se in un componimento troviamo sostantivi come “dicembre”, “gelo” e “ghiaccio”, aggettivi come “freddo” e verbi come “nevicare”, il campo semantico sarà quello dell’“inverno”. Il campo semantico del mare e, più precisamente, del naufragio emerge invece in questi versi di Corrado Govoni (1884-1965):

Sul mio capo di naufrago
galleggiante sul mare nero della vita
afferrato a una tavola sfasciata
materna culla
vedo ancora ondeggiare le stelle
come un tenero ramo di mandorlo.
Luce di fuori mondo
o vertigine
degli abissi incantevoli del nulla?

 >> pagina 54 

7. LE OPPOSIZIONI SPAZIALI E TEMPORALI

Come gli autori di romanzi o racconti, anche i poeti descrivono esperienze simili a quelle realmente vissute dagli esseri umani. Per questo motivo, le categorie dello spazio e del tempo giocano un ruolo fondamentale nei loro testi. Molte poesie, infatti, si soffermano sull’evocazione del paesaggio, oppure sulla descrizione di particolari individui; tante altre, invece, contengono brevissime trame narrative, che si muovono fra diversi piani temporali. Per questo, è facile incontrare tra i versi le opposizioni spazio-temporali che caratterizzano anche la narrativa in prosa. Riportiamo di seguito due casi principali.

  • Alto/basso: questa classica distinzione spaziale – tipica della nostra quotidiana esperienza dello spazio – è spesso caricata di importanti valori simbolici. I luoghi alti diventano sede della felicità, dell’ascesi, della purificazione spirituale e della beatitudine ultraterrena; al contrario, al basso sono associati il degrado, la noia, la sofferenza, la corruzione morale e la dannazione eterna. Prendiamo a modello Elevazione, una poesia di Charles Baudelaire (1821-1867):
    Sopra gli stagni, sopra i monti e le vallate,
    sopra le foreste, le nuvole, gli oceani,
    al di là del sole, oltre gli spazi eterei,
    al di là dei confini delle sfere stellate
    […]
    Fuggi lontano da questi morbosi miasmi;1
    vola a purificarti nell’aria superiore
    e bevi, come un puro e celestiale liquore,
    il chiaro fuoco che colma i limpidi spazi.
  • Prima/dopo: leggendo poesie, è frequente imbattersi nei ricordi dell’io protagonista. La nostalgia verso un amore passato o quella per l’epoca mitica dell’infanzia, infatti, sono motivi ricorrenti nelle opere dei poeti. I componimenti, in effetti, sono spesso strutturati sull’antitesi tra passato e presente; per questo è necessario prestare attenzione ad avverbi e locuzioni di tempo (prima, ora, un tempo, adesso…) e alle variazioni dei tempi verbali. Si veda, a questo proposito, una poesia di Vincenzo Cardarelli (1887-1959) dal titolo Abbandono, nella quale spicca la contrapposizione tra una passata storia d’amore e la condizione presente, in cui l’io prova nostalgia e solitudine. L’opposizione temporale è espressa sintatticamente dal cambio di tempi verbali (dal passato prossimo si passa, nell’ultimo verso, al presente):
    Volata sei, fuggita,
    come una colomba
    e ti sei persa là, verso oriente.
    Ma son rimasti i luoghi che ti videro
    e l’ore dei nostri incontri.
    Ore deserte,
    luoghi per me divenuti un sepolcro
    a cui faccio la guardia.

Uno sguardo vertiginoso

L’artista spagnolo Salvador Dalí (1904-1989) si è ispirato, per questo dipinto, a un disegno del 1575 in cui il mistico italiano san Giovanni della Croce raffigurò la sua visione di Cristo in croce. In quest’opera abbiamo una vertiginosa visione del Crocefisso che ci mette in dialogo con il cielo e la terra, con l’alto e il basso.

La dolce fiamma - volume B
La dolce fiamma - volume B
Poesia e teatro