T3 - Eugène Ionesco, Una strana epidemia (da Il rinoceronte)

T3

Eugène Ionesco

Una strana epidemia

  • Tratto da Il rinoceronte
  • Titolo originale Rhinocéros, 1960
  • Lingua originale francese
Eugène Ionesco nasce in Romania nel 1909. All’età di due anni viene portato in Francia, dove resta fino a sedici, attraversando i tempestosi eventi della Prima guerra mondiale. Dopo il divorzio dei genitori, torna in patria, dove insegna francese e inaugura una ricca attività letteraria, scrivendo poesie e articoli. Nel 1938 ottiene una borsa di studio per approfondire la conoscenza della poesia francese e poco dopo si trasferisce, definitivamente, in Francia. Nel 1950 va in scena la sua prima opera teatrale importante, La cantatrice calva; seguono poi, tra le altre, La lezione (1951), Il rinoceronte (1960), Il re muore (1962). Tra i massimi esponenti del teatro dell’assurdo, attraverso la comicità paradossale e il nonsense, Ionesco mette in scena l’angoscia e l’irrazionalità della condizione umana. Muore a Parigi nel 1994.

In una piccola città della provincia francese compaiono, improvvisamente, alcuni rinoceronti: ben presto il loro numero cresce vertiginosamente. Si tratta di una metamorfosi di massa che trasforma gli uomini in pachidermi, e alla quale non sembra esserci rimedio. Per non essere contagiato dalla rinocerontite, l’impiegato Berenger si chiude in casa con la collega Daisy; poi li raggiunge anche il loro collega Dudard. Nel passo, tratto dal terzo e ultimo atto, assistiamo alle reazioni dei tre personaggi di fronte all’invasione, ormai inarrestabile.

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Audiolettura

berenger (indica con il braccio verso il pubblico) Hanno demolito la caserma dei 

pompieri!

dudard Ma è vero: l’hanno demolita!

daisy (che si era allontanata e si trovava vicino al tavolo intenta a pulire un piatto, 

5      accorre presso i due) Guardate! Escono!

berenger Tutti i pompieri! Sono tutti dei rinoceronti! Un reggimento di rinoceronti 

con la banda in testa!

daisy Sfilano sul viale!...

berenger È la fine, è la fine!

10    daisy …altri rinoceronti escono dai portoni!

berenger …dalle case…

dudard …persino dalle finestre…

daisy …e raggiungono gli altri!

Si vede uscire dal pianerottolo a sinistra un uomo che scende le scale correndo; poi 

15    un secondo, che ha un grande corno sopra il naso, quindi una donna con la testa 

di rinoceronte.

dudard Ormai sono la maggioranza.

berenger Quanti unicorni e quanti bicorni1 ci saranno?

dudard Già: scommetto che gli studiosi di statistica stanno statisticando2 in

20    merito. Che magnifica occasione per delle controversie scientifiche!

berenger La percentuale degli uni e degli altri potrà essere soltanto approssimativa...

Non hanno tempo, non avranno più tempo di contarli!

daisy A me pare che la cosa più ragionevole sia di lasciare gli statistici alle loro

statistiche. Coraggio, caro Berenger, venga a tavola. Le farà bene: servirà a

25    calmarle i nervi. (a Dudard) E farà bene anche a lei.

Si ritirano dalla finestra. Berenger, condotto per mano da Daisy, si avvicina al 

tavolo.

dudard (si arresta a metà scena) Ecco... non ho molta fame, e poi non mi piace

la roba in scatola. Avrei voglia di mangiare sull’erba, in campagna.

30    berenger Per carità, non lo faccia! Non sa che rischio corre?

dudard Davvero, non voglio disturbare.

berenger Ma se le abbiamo detto che...

dudard (interrompendo) Senza complimenti.

daisy (a Dudard) Be’, se proprio vuole andarsene, non possiamo obbligarla a...

35    dudard Non voglio offendervi, ma...

berenger (a Daisy) No! Non lo lasci andare, non lo lasci!

daisy Per me, se rimane mi fa piacere, ma ognuno è libero di...

berenger (a Dudard) L’uomo è superiore al rinoceronte!

dudard Non lo nego. Ma neanche lo affermo. Non lo so, solo l’esperienza ce lo 

40    dirà!

berenge (a Dudard) Anche lei, anche lei!!... Lei è un debole, Dudard! Mi ascolti!...

è un entusiasmo passeggero... se ne pentirà!

daisy Sì, certo, è un entusiasmo passeggero, il pericolo non è grave!

dudard Ma io ho degli  scrupoli! Il dovere m’ingiunge di seguire i miei superiori 

45    e i miei amici nella buona e 

nella cattiva sorte.

berenger Ma non li ha mica 

sposati!

dudard Ho rinunciato a sposarmi: 

50    preferisco la grande 

famiglia degli uomini a una 

piccola famiglia privata.

daisy (stancamente) La 

rimpiangeremo molto, Dudard, ma 

55    non possiamo farci niente.

dudard Sento che è mio dovere non abbandonarli... seguo la voce del dovere!

berenger No! Il suo dovere invece è di... ma come non capisce qual è il suo 

dovere!... È suo dovere resistere lucidamente, fermamente.

dudard (comincia a girare in tondo sul palcoscenico) Conserverò la mia lucidità. 

60    Tutta la mia lucidità. Se c’è da criticare, è meglio farlo dall’interno che 

dall’esterno. Non li abbandonerò, non posso abbandonarli!

daisy Ha buon cuore!

berenger Ha troppo buon cuore. (a Dudard che si precipita verso la porta) Lei ha 

troppo buon cuore, lei è umano! (a Daisy) Lo fermi! È umano!

65    daisy Che posso farci!

Dudard apre la porta e fugge. Lo si vede scendere le scale di corsa, seguito da 

Berenger che gli grida, dal pianerottolo.

berenger Dudard! Si fermi! Torni indietro! Le vogliamo bene, non ci vada!... 

Troppo tardi! (rientra in casa) Troppo tardi!

70    daisy Non potevamo farci niente. (chiude la porta)

berenger (si precipita alla finestra) Li ha raggiunti... dove sarà adesso?

daisy (sopraggiunge) Con loro.

berenger Ma quale sarà?

daisy E chi lo sa? Non si può già più riconoscerlo.

75    berenger Sono tutti uguali, tutti uguali! (a Daisy) Ha ceduto. Avrebbe dovuto 

trattenerlo, ad ogni costo!

daisy Non ho osato!

berenger Avrebbe dovuto essere più decisa, avrebbe dovuto insistere, era 

innamorato di lei, vero?

80    daisy Non mi ha mai fatto una dichiarazione ufficiale.

berenger Tutti lo sapevano. L’ha fatto per una delusione d’amore! Era un timido! 

Ha voluto fare un gesto clamoroso per impressionare lei. Non le vien 

voglia di seguirlo?

daisy Ma niente affatto. Come vede, sono rimasta.

85    berenger (guarda dalla finestra) Non ci sono più che loro, in strada! (si precipita 

alla finestra del fondo) Soltanto loro! Perché non è andata anche lei, Daisy?

(guarda ancora dalla finestra di proscenio3) Non un essere umano a vista 

d’occhio... sono padroni delle strade... unicorni, bicorni, misti, nient’altro 

che li distingua!

90    Si sente il galoppo dei rinoceronti. Questi rumori, però, sono ora più musicali. Sul 

muro del fondo appaiono e scompaiono alcune teste di rinoceronte stilizzate, che 

verso la fine della commedia diventeranno sempre più numerose. Le teste verranno 

proiettate sul muro per tratti via via più lunghi, e alla fine la proiezione diventerà 

fissa. Inoltre queste teste dovranno diventare sempre più belle, malgrado 

95    l’apparenza mostruosa.

berenger Non è delusa, Daisy? Davvero? Non ha rimpianti?

daisy Oh, no, no.

berenger Vorrei tanto consolarla… Ti amo, Daisy, non lasciarmi!

daisy Chiudi la finestra, caro. Fanno troppo fracasso. E poi la polvere arriva fin 

100  qui. Ci sporcherà tutta la casa.

berenger Sì, hai ragione. (chiude la finestra di proscenio, mentre Daisy chiude

quella del fondo. Ritornano al centro del palcoscenico) Finché staremo

insieme, niente mi fa paura, tutto mi è indifferente. Ah, Daisy, non avrei mai

pensato di innamorarmi così! (le stringe le mani, le braccia)


Eugène Ionesco, Il rinoceronte, trad. di Giorgio Buridan, Einaudi, Torino 1997

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Come continua

Poco dopo, forse colpita dalla rinocerontite, anche Daisy lascia Berenger e si unisce alla mandria di pachidermi, che ormai controllano tutto, anche telefoni e radio. Berenger, rimasto l’unico uomo in città, è tormentato dai dubbi: unirsi ai rinoceronti, da cui emana una strana seduzione? O resistere e restare uomo? Decide infine di resistere e, armato, si prepara a respingere l’assalto.

A tu per tu con il testo

Capita, soprattutto quando siamo giovani, di percepire in maniera conflittuale la presenza del mondo che ci circonda. È una sensazione contraddittoria: vogliamo, da una parte, sentirci integrati nel gruppo ma, dall’altra parte, avvertiamo il bisogno di differenziarci dalla folla. Ci adeguiamo alle mode del momento ma, nello stesso tempo, cerchiamo di distinguerci per le nostre scelte e per le nostre opinioni. Cosa fare, però, se tutti i nostri amici, tutti i nostri vicini seguono comportamenti che non riusciamo a comprendere? È meglio esprimere apertamente il dissenso, e rischiare l’isolamento, o far finta di niente e adeguarci, per sentirci parte del gruppo rinunciando però alle nostre idee? E se tutti, all’improvviso, diventassero stupidi e violenti? Sapremmo mantenere la nostra razionalità oppure, trasportati dall’onda, ci lasceremmo trasformare? Con un’allegoria, a un tempo comica e straniante, l’autore ci porta a riflettere sul complesso rapporto tra individuo e massa nella società contemporanea.

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Analisi

Nella finzione scenica, il brano si apre quando l’intera popolazione cittadina si è ormai trasformata in una tumultuosa mandria di rinoceronti: addirittura i pompieri, che dovrebbero rimediare alle devastazioni delle bestie impazzite, si sono a loro volta completamente mutati in pachidermi e, demolita (r. 3) la caserma, sfilano sul viale preceduti da una rinocerontesca banda (r. 7) musicale. La situazione è grottesca ma, al tempo stesso, inquietante. Come spesso succede nel teatro contemporaneo, i confini tra comico e tragico sono labili e l’assurdo si carica di significati ambigui e allusivi: perché, infatti, mentre addita le devastazioni dei rinoceronti, Berenger indica con il braccio verso il pubblico (r. 1)? Come può questa vicenda riguardare proprio noi? Perché viene spezzato il diaframma tra realtà e finzione?

Anche se il teatro di Ionesco mette in scena eventi irreali, le sue scelte apparentemente bizzarre hanno sempre valenze e significati profondi. Nell’immaginario collettivo, il rinoceronte si contraddistingue per la struttura massiccia e per la cieca aggressività: iracondo e impetuoso, è noto per le cariche furiose con cui travolge ogni cosa incontri sulla sua strada. Con il suo gesto rivolto agli spettatori, il personaggio fittizio Berenger rompe la quarta parete tra palcoscenico e sala, coinvolgendo direttamente il pubblico reale, additato come massa pericolosa, pronta all’ira e alla distruzione... È una provocazione? Può la pacifica gente comune trasformarsi in una colossale potenza distruttrice? Asservite al totalitarismo, le masse, nel Novecento, sono state manipolate da feroci dittatori che ne hanno aizzati gli istinti peggiori. Il rinoceronte di Ionesco, così, diventa l’efficace simbolo del conformismo e della violenza che, nascosti in ognuno di noi, possono emergere nei periodi bui della civiltà.

Dudard e Berenger commentano con un certo distacco quanto accade. Le loro considerazioni appaiono di sconcertante inutilità: Berenger si domanda Quanti unicorni e quanti bicorni ci saranno (r. 18), concentrandosi su un dato che, di fronte alla drammaticità dell’invasione, appare del tutto secondario; Dudard gli dà corda e, con un atteggiamento del tutto fuori luogo, analogo a quello del collega, polemizza con gli studiosi di statistica (r. 19), che credono di sapere tutto.

La conversazione è interrotta da Daisy, che li invita a lasciar perdere per sedersi a tavola. Mentre si avviano, però, Dudard, colto da un’improvvisa esitazione, si arresta. Le sue ragioni lasciano esterrefatti: senza perdere la razionalità, egli spiega che, per senso del dovere, vuole riunirsi ai suoi amici e superiori, ormai completamente rinocerontizzati. Questa volta, però, Berenger non lo segue, e gli si contrappone fermamente: convinto che L’uomo è superiore al rinoceronte (r. 38) e che il vero dovere del suo amico sia quello di resistere lucidamente (rr. 57-58), lo invita a rimanere. Ma Dudard, incapace di certezze assolute, afferma che solo l’esperienza (r. 39) può stabilire cosa è vero e cosa no. Chi dei due ha ragione? Ha senso restare gli unici uomini in un mondo di animali?

La scena che leggiamo è fitta di vuoti da colmare. Non sappiamo infatti cos’abbia scatenato questa surreale epidemia, né se essa sia curabile o in qualche modo reversibile. Non conosciamo le reali ragioni della fuga di Dudard che, secondo Berenger, non sono legate al senso del dovere perché l’uomo Ha voluto fare un gesto clamoroso per impressionare (r. 82) Daisy. I dialoghi stessi, nonostante l’eccezionale situazione, risultano vagamente bloccati in una rigidità formale, come quando il gentile Dudard vorrebbe andarsene, apparentemente per non disturbare, e non osa spiegare il perché: Non voglio offendervi, ma… (r. 35). Né sembra comprensibile la reazione di Daisy alla dichiarazione d’amore di Berenger: sono soli, forse gli unici due esseri umani rimasti in città, potrebbero con il loro amore mutare le sorti dell’umanità, ma la ragazza si preoccupa che la finestra venga chiusa, perché i rinoceronti Fanno troppo fracasso (r. 99), e la polvere che sollevano sporcherà tutta la casa (r. 100). Assurdo? Certo... è il senso del teatro di Ionesco che, giocando con le nostre reazioni, unisce riso, malinconia, amarezza e satira sociale in una sconcertante mescolanza.
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Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Metti in ordine cronologico gli avvenimenti.

  • Daisy invita gli uomini a sedersi a tavola.
  • Berenger rimprovera Daisy perché non ha fermato Dudard.
  • Berenger si domanda quanti rinoceronti saranno unicorni, e quanti bicorni.
  • Dudard esce di casa e si unisce ai rinoceronti.
  • Berenger e Dudard hanno uno scambio di battute sulla superiorità dell’uomo rispetto al rinoceronte.
  • I personaggi osservano i rinoceronti uscire dalla caserma dei pompieri.
  • Dudard e Berenger discutono di quale sia il dovere da seguire, in questa situazione.
  • Berenger dichiara il suo amore a Daisy.
  • Berenger osserva il mondo invaso dai rinoceronti.
  • Dudard esprime il desiderio di mangiare fuori, sull’erba.

Analizzare e interpretare

2. Nella seconda parte del brano, dopo l’uscita di scena di Dudard, lo spettatore è di fronte a un tipico caso di

  • a monologo. 
  • b dialogo. 
  • c soliloquio. 
  • d concertato. 


3. Scegli gli aggettivi giusti per descrivere i personaggi in scena, in base alle loro battute e ai loro gesti. Puoi trovare più aggettivi per ciascuna figura; non tutti gli aggettivi sono pertinenti.


appassionato distaccato crudele risoluto dubbioso rassegnato gentile rabbioso comprensivo ironico pratico invidioso


Berenger



Dudard



Daisy




4. Rileggi la didascalia che comincia con Si sente il galoppo dei rinoceronti (r. 90). L’autore vuole che, nella messa in scena, i rumori suonino via via più musicali (r. 90) e che le teste dei rinoceronti, proiettate sul palcoscenico, diventino sempre più belle, malgrado l’apparenza mostruosa (rr. 94-95). Che cosa vuole farci capire l’autore?

  • a Che i rinoceronti sono creature naturali, e quindi sono belle e armoniose nonostante l’apparenza mostruosa, perché tutto ciò che viene dalla natura è buono e bello.
  • b Che Berenger e Daisy, improvvisamente impazziti per la paura e per la tensione, sono vittime di una percezione distorta della realtà: vedono come bello ciò che è brutto, e sentono come melodioso ciò che, invece, è rumoroso.
  • c Che le cose orribili, in questo caso i rinoceronti, se niente le contrasta, possono alla lunga apparirci come accettabili e belle: Ionesco vuole metterci in guardia contro il potente fascino della ripetizione e dell’omologazione, che è capace di trasformare idee o comportamenti disumani in qualcosa di piacevolmente normale.
  • d Che gli uomini devono dimenticare il loro lato umano per trasformarsi in rinoceronti: solo così l’umanità potrà ritornare bella come alle origini.

5. Rileggi il seguente passo:


berenger Ma se le abbiamo detto che...

dudard (interrompendo) Senza complimenti.

daisy (a Dudard) Be’, se proprio vuole andarsene, non possiamo obbligarla a...

dudard Non voglio offendervi, ma...

berenger (a Daisy) No! Non lo lasci andare, non lo lasci!

daisy Per me, se rimane mi fa piacere, ma ognuno è libero di...


La conversazione risulta sospesa ed esitante per la presenza di una figura retorica. Si tratta di:

  • a parallelismo. 
  • b reticenza. 
  • c anafora. 
  • d metafora. 
  • e ossimoro. 


6. Il registro linguistico usato dai tre personaggi è

  • a solenne e tragico.
  • b medio e colloquiale.
  • c basso e triviale.

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Competenze linguistiche

7. Molte didascalie, nel brano, danno precise indicazioni per la messa in scena. Individua, all’interno delle didascalie, i vocaboli tecnici usati dalla regia teatrale.

Produrre

8. Scrivere per descrivere Immagina di essere il regista. Quali espedienti adotteresti per far sembrare musicale il galoppo dei rinoceronti e per farli sembrare via via più belli?

La dolce fiamma - volume B
La dolce fiamma - volume B
Poesia e teatro