T2 - ANALISI ATTIVA - William Shakespeare, Essere o non essere (da Amleto)
analisi attiva
T2
William Shakespeare
Essere o non essere
- Tratto da Amleto (atto III, scena I)
- Titolo originale Hamlet, 1600-1602
- Lingua originale inglese
Amleto, principe di Danimarca, incontra lo spettro di suo padre, morto da poco tempo. Il fantasma gli rivela di essere stato ucciso dal fratello Claudio, che ora ha sposato la sua vedova Gertrude e usurpato il trono. Benché sia divorato dai dubbi, Amleto giura vendetta, e comincia a comportarsi come un pazzo, per evitare di destare sospetti. Tuttavia Polonio, consigliere del re, sospetta che tale pazzia sia dovuta all’amore non ricambiato per la bella Ofelia, sua figlia. D’accordo con il re Claudio, dunque, Polonio organizza un incontro tra Ofelia e Amleto per comprendere la reale natura della follia di quest’ultimo. Mentre Polonio, Claudio e Gertrude si nascondono per assistere alla scena, Amleto sopraggiunge in preda al furore nella sala del trono e, prima che arrivi Ofelia, incomincia un angosciante soliloquio.
Audiolettura
Essere, o non essere: la domanda
è questa: se sia più degno soffrire nella mente
fiondate e frecce della ▶ labile fortuna,
o prender l’armi contro un mar di guai
5 e resistendo farsene travolgere. Morire… dormire,
è tutto; e con quel sonno smette
il crepacuore, i mille assalti che per natura
toccano a ogni carne: annientamento
in cui sperar con fede. Morire; dormire;
10 dormire, sognare, magari – e qui è l’ostacolo:
perché l’idea di sogni che ci colgano
in quel sonno di morte, sfilati che ci siam di dosso
ogni mortal gravame, ci ferma – e questo
prolunga in noi e vita e angoscia. Chi
15 reggerebbe frustate e scherno di quest’epoca,
torti degli oppressori, insulti dei superbi,
fitte d’amor sprezzato, lungaggini dei giudici,
insolenza dei burocrati, e il sarcasmo
che il merito paziente ottiene dagli indegni,
20 quando da sé può chiuder quel conto in quiete:
basta un pugnale!? Chi, con grugniti e sudore,
porterebbe il peso di una vita stanca,
non fosse la paura di qualcosa
dopo la morte, il paese mai scoperto
25 dai cui confini nessun viaggiatore mai ritorna;
e così la volontà si smaga e pare meglio
sopportare i mali che già abbiamo
piuttosto che fuggire ad altri ignoti?
È la coscienza che ci fa vigliacchi, tutti,
30 e il color rosso della decisione illividisce
alla pallida ombra del pensiero;
e in grandi imprese di gran forza e scopo
si perde ogni corrente fuorviata
perdendo dell’azione il nome stesso… Ma zitti ora!
35 La bella Ofelia! Ninfa, nelle tue orazioni,
ricorda i miei peccati.
William Shakespeare, Amleto, trad. di L. Fontana, il Saggiatore, Milano 2011
Come continua
Ofelia chiede ad Amleto – reduce dal suo tormentato soliloquio – di rinnovare le sue antiche promesse d’amore. Il principe la respinge in modo brutale, consigliandole di farsi suora e accennando in modo criptico al suo progetto omicida. Nel frattempo Claudio inizia a sospettare che Amleto conosca la verità sul suo misfatto. Poco dopo il principe raggiunge alcuni teatranti e li istruisce a proposito dello spettacolo in programma per la sera stessa. Facendo assistere Claudio a un dramma che ricalca da vicino l’assassinio del padre, egli spera che il re rimanga turbato, finendo per tradirsi. Il piano riesce e, avuta conferma che Claudio è colpevole, Amleto decide di passare all’azione: al posto dello zio, tuttavia, uccide per errore Polonio. A quel punto, Claudio manda Amleto in Inghilterra, brigando segretamente affinché sia ucciso al suo arrivo. Il principe si salva, ma al ritorno in Danimarca, dopo aver appreso la morte di Ofelia, che nel frattempo si è annegata dal dolore per la morte del padre, affronta in duello Laerte, desideroso di vendicare l’uccisione di Polonio, suo padre. Nel frattempo, Gertrude beve il vino avvelenato che Claudio aveva preparato per Amleto e muore in scena, seguita da Laerte e dal re Claudio, uccisi da Amleto, ormai anch’egli in fin di vita. Appena prima di morire, Amleto designa come nuovo re di Danimarca Fortebraccio, principe di Norvegia, che poco dopo sopraggiunge e rivendica il trono.
A tu per tu con il testo
Amleto, disperato per la morte del padre, è preda di eroici furori: intenzionato a vendicare il crudele delitto, finge di essere matto. Immaginiamo di essere spettatori a teatro: sul palco c’è un attore che simula di essere un principe che finge di impazzire. Quando si accumulano molte finzioni, una dentro l’altra, è facile smarrirsi e perdere il contatto con la realtà. Ma che cos’è la realtà? Come distinguerne, con sicurezza, i contorni? Dov’è il limite tra l’oggettività delle cose e la nostra interpretazione? Possono i nostri occhi e la nostra mente capire tutto ciò che accade intorno e dentro di noi? C’è da uscirne pazzi, proprio come Amleto, che mobilita le enormi risorse della retorica e della poesia per interrogare se stesso e metterci a conoscenza dei suoi dubbi laceranti. Il ragionamento non cancella le incertezze, non dipana la verità: anzi, sembra che le parole e i pensieri di Amleto agiscano su di lui come un veleno, aprendo crepe in profondità. E tu? E noi? Trascinati nei circoli viziosi del pensiero, è facile smarrirsi, distrarsi, e infine risvegliarsi in un incubo, senza nemmeno sapere perché vi siamo entrati.
Analisi ATTIVA
- a a Ofelia.
- b al padre ucciso.
- c allo zio Claudio, l’assassino di suo padre.
- d a se stesso.
- a Il crepacuore.
- b Ogni carne.
- c Ogni mortal gravame.
- d Frustate e scherno.
Tuttavia la soluzione non è semplice: un ostacolo (v. 10) si frappone al compimento del gesto estremo. L’impedimento affiora sotto forma di altre, implicite domande irrisolte: che cosa c’è dopo la morte? Che cosa ci accade se, una volta abbandonata la vita terrena, fossimo angustiati da terribili incubi? Forse che le pene, magari in altre forme, possano continuare, invece di cessare? Altrimenti, si chiede Amleto, che cosa trattiene gli uomini onesti dal togliersi la vita?
Con una lunga enumerazione (Chi / reggerebbe […] indegni, vv. 14-19) il principe passa in rassegna le angustie e le difficoltà di vario genere – dagli amori infranti alla tracotanza dei potenti – che si frappongono tra gli uomini e la felicità: altrettanti argomenti a favore del suicidio. Ce n’è abbastanza per rimanere nauseati dalla vita: eppure le persone scelgono di non darsi la morte e di riporre il pugnale (vv. 20-21). Li trattiene – come biasimarli? – la paura di qualcosa / dopo la morte, il paese mai scoperto / dai cui confini nessun viaggiatore mai ritorna (vv. 23-25).
- a Il crepacuore.
- b I sogni.
- c L’angoscia.
- d Lo scherno.
- a La mancanza di denaro.
- b I torti subiti dagli oppressori.
- c Un amore infelice.
- d Un lutto in famiglia.
- e La sopportazione schernita.
- f Un fallimento professionale.
Da discorso sull’opportunità del suicidio il soliloquio di Amleto si trasforma dunque in una riflessione sul difficile rapporto fra azione e pensiero, posta in termini generali prima ancora che personali (il protagonista non dice mai “io”). Pensare troppo provoca una specie di paralisi che impedisce alle persone di agire con risolutezza. Il suicidio è soltanto un caso estremo dell’impotenza umana dinanzi ai fatti: la volontà si smaga (v. 26), i nostri propositi vengono vanificati.
Per esprimere i limiti della nostra coscienza, Shakespeare usa due metafore: la prima rappresenta la nostra determinazione ad agire come un color rosso (v. 30), destinato a sbiadire a causa del tormento interiore (la pallida ombra del pensiero, v. 31); la seconda dipinge la nostra capacità decisionale come una corrente (v. 33) che viene deviata e non raggiunge il suo obiettivo. Le azioni che vorremmo mettere in atto finiscono inevitabilmente in un nulla di fatto: quello che sembrava un dilemma insolubile – uccidersi o no – è ormai diventato per Amleto una giustificazione dell’immobilità e dell’inerzia.
- a La paura.
- b La coscienza.
- c Il senso di responsabilità.
- d L’amore.
- a Si desidera viaggiare verso quel paese mai scoperto.
- b La si teme e dunque si rinuncia al suicidio.
- c Si percepisce il peso di una vita stanca.
- d I mali presenti ci sembrano migliori di possibili mali ignoti.
Laboratorio sul testo
COMPETENZE LINGUISTICHE
7. Lessico. Il verbo “illividire” significa “diventare livido, grigio-violaceo”. Elenchiamo di seguito alcuni verbi che significano “essere/diventare di un colore”: dopo averne controllato il significato sul dizionario, scrivi una frase per ciascuno di essi.
• arrossire • rosseggiare • verdeggiare • rinverdire • imbrunire • abbrunare • imbiancare • biancheggiare
PRODURRE
8. Scrivere per argomentare Sviluppa le considerazioni di Amleto in un testo argomentativo coerente di massimo 20 righe.
Se ti è piaciuto
Amleto al cinema
Le opere di Shakespeare hanno conosciuto un numero incalcolabile di trasposizioni cinematografiche. Fra esse, Amleto gioca la parte del leone. La prima versione fu girata addirittura nel 1900 da Clément Maurice: due minuti scarsi, in cui a vestire i panni del principe di Danimarca in un teatro è la leggendaria attrice francese Sarah Bernhardt (1844-1923).
Bisogna però arrivare alla metà del secolo per trovare una pellicola di successo sull’Amleto: per la precisione al 1948, quando il britannico Laurence Olivier (1907-1989) scrisse, diresse e interpretò il principe in un film che vinse ben quattro Oscar, mettendo d’accordo critica e spettatori, tutti colpiti dalla capacità di rendere i tormenti interiori del protagonista, salvaguardando la carica drammatica dell’originale.
Vivace e spettacolare l’Amleto firmato nel 1990 dal fiorentino Franco Zeffirelli (1923-2019), che poté valersi di attori d’eccezione, tra cui Mel Gibson e Glenn Close.
Ambientata nel XIX secolo, eppure aderente allo spirito dell’originale, grazie anche all’eccezionale durata (240 minuti), è la trasposizione del 1996 di Kenneth Branagh (n. 1960), che figura nei ruoli di sceneggiatore, regista e attore protagonista.
Non è mancato naturalmente chi ha voluto immaginare la vicenda shakespeariana ai nostri giorni. È ciò che fa Michael Almereyda (n. 1959) in Hamlet 2000, dove il castello di Elsinore diventa un hotel, Ofelia è un’appassionata fotografa, e il duello conclusivo si svolge a colpi di pistola.
La dolce fiamma - volume B
Poesia e teatro