CARTA CANTA - Nello zaino del fante Ungaretti

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Nello zaino del fante Ungaretti

Ungaretti amava ricordare d’aver iniziato il suo primo libro di poesie, Il porto sepolto, il primo giorno di trincea, che era poi il Natale del 1915, trascorso sul Carso, in quella pietraia che nei suoi versi si trasforma in uno straordinario paesaggio dell’anima. Giorno dopo giorno andò poi raccogliendo una serie di «foglietti: cartoline in franchigia, margini di vecchi giornali, spazi bianchi di care lettere ricevute… – sui quali da due anni andavo facendo giorno per giorno il mio esame di coscienza, ficcandoli poi alla rinfusa nel tascapane, portandoli a vivere con me nel fango della trincea o facendomene capezzale nei rari riposi».

Bisognerebbe però fare la tara a queste affermazioni, o meglio completarle, perché Ungaretti fu un indomito correttore di se stesso; inoltre era solito spedire per lettera i suoi versi agli amici, e non mancò di confrontarsi con altri fanti e ufficiali superiori. Con uno di questi, Ettore Serra, sbocciò un’amicizia fraterna, al punto che Serra finanziò la stampa di un libretto nel quale rifondere le liriche in questione. Ungaretti poté così veder stampata la sua prima raccolta di poesia, Il porto sepolto, in sole 80 copie, divenute oggi il sogno proibito di ogni collezionista di libri. Appena 33 poesie in 48 pagine, neppure 600 versi brevissimi e senza punteggiatura, che pure seppero cambiare radicalmente la storia della poesia italiana.

In seguito Ungaretti non smise di rivedere i suoi versi, che costituiscono il nerbo dell’Allegria di naufragi (1919) e del nuovo Porto sepolto, stampato di nuovo da Serra nel 1923, stavolta in un’edizione lussuosa, in carta pregiata e con una prefazione di Benito Mussolini, da poco salito al potere. Ma questa è un’altra storia. Meglio tornare sul Carso, dove i luoghi che videro combattere milioni di altri soldati ora accolgono un parco dedicato al poeta che meglio seppe esprimere le loro sofferenze. A Sagrado, non lontano dallo sconvolgente cimitero di Redipuglia, si può seguire nel giardino di una villa un itinerario che invita alla riflessione e alla riscoperta dei versi di Ungaretti, incisi sulle pietre, come il suo «pianto / che non si vede». Intorno, dolci vigneti immersi nel silenzio ingentiliscono le colline dove un tempo regnò il frastuono delle devastazioni.

La dolce fiamma - volume B
La dolce fiamma - volume B
Poesia e teatro