T2 - Fratelli (da L’allegria)

T2

Fratelli

  • Tratto da L’allegria, 1931
  • Metro versi liberi

Una frase rivolta a soldati sconosciuti, colta al volo di notte dal poeta, si trasforma in una fiammella di umanità che illumina il buio della guerra. A scaldare il cuore basta una parola, foderata d’affetto: fratelli.

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Audiolettura

Mariano* il 15 luglio 1916


Di che reggimento siete

fratelli?


Parola tremante

nella notte


5      Foglia appena nata


Nell’aria  spasimante

involontaria rivolta

dell’uomo presente alla sua

fragilità


10    Fratelli


Giuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo, ed. cit.

A tu per tu con il testo

Che cosa sono le parole? Suoni che in un attimo si spengono nell’aria. Eppure il loro potere è smisurato. Le parole possono ferire come frecce velenose, guarire come un balsamo, emozionare come un bacio. Abbiamo fra le mani – anzi sulle labbra – uno strumento magico, in grado di aprire qualsiasi porta, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Nell’uso quotidiano le parole si logorano, perdono smalto, annerite dalla banalità e dall’ipocrisia. Proviamo allora a lustrarle, a mormorarle, a ripeterle finché il loro vero significato torna a brillare, come fa Ungaretti con fratelli. Tre sillabe che all’improvviso lo investono, risvegliando la solidarietà sepolta dagli orrori della guerra. È un esercizio semplice, adatto anche alle situazioni normali. Anche un semplice “buongiorno”, allora, può portare con sé un alito di primavera.

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Analisi

Lo spunto per la poesia nasce da una domanda intercettata al volo, in prima linea, dove si incrociano diversi reparti di soldati: Di che reggimento siete / fratelli? (vv. 1-2). Il punto interrogativo è l’unico segno ortografico presente nel testo, che si apre con un iperbato che inverte l’ordine sintattico e mette in rilievo, come una parola chiave, il vocativo fratelli.

Il termine reggimento (v. 1), insieme all’indicazione iniziale (Mariano il 15 luglio 1916), è il solo elemento che rimandi in modo esplicito a una situazione di guerra. Il resto della poesia si snoda come una riflessione a margine non della domanda, ma dell’appellativo che la introduce nel titolo e la conclude, nel verso finale: Fratelli (v. 10). È questo che conta, non l’appartenenza a un corpo dell’esercito o a un altro: questione che in effetti resta senza risposta.

Ungaretti non dice “io”, non si fa avanti in prima persona, anzi, neppure usa verbi al modo finito. Si limita ad allineare tre brevi considerazioni sollecitate da quella Parola tremante / nella notte (vv. 3-4). Ma le parole non tremano: a tremare è la nostra voce, quando la pronuncia lascia trasparire l’emozione. E qui, nell’inferno del conflitto, dove l’uomo ha il compito di uccidere, è un conforto sentire risuonare un termine in cui vibra un sentimento di solidarietà.

La notte, che non è solo reale ma anche metaforica, improvvisamente si rischiara. Con un’analogia suggestiva, la parola fratelli diviene una Foglia appena nata (v. 5): emblema di una condizione esistenziale di estrema precarietà, ma anche spia di un ritorno alla vita che neppure la guerra può soffocare. L’aria è spasimante (v. 6) non solo per i rumori delle armi e le grida dei feriti, ma anche perché in quell’attimo tutto sembra proteso a cogliere il senso di un termine imprevisto.

La tessitura fonica rinforza quest’impressione: alla rima fra participi tremante : spasimante (vv. 3 e 6) si somma l’allitterazione involontaria rivolta (v. 7), che esprime l’istintiva ribellione dell’uomo alla mattanza alla quale è costretto. L’enjambement fra sua e fragilità (vv. 8-9) suggerisce una pausa, che rende vertiginosa la consapevolezza che la vita, non solo in guerra, è appesa a un filo. La fragilità richiama, anche fonicamente, il termine fratelli, che in conclusione ritorna, isolato, assaporato con lentezza. La guerra in Ungaretti è innanzitutto condivisione, riconoscimento di una comune umanità, che mette fra parentesi le gerarchie militari e le contrapposizioni sul campo di battaglia. I compagni sono fratelli sul piano biologico, prima che ideologico, accomunati dall’incombere di una morte violenta.

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. A chi è rivolta la domanda iniziale?


2. La domanda iniziale non ha risposta. Perché?

Analizzare e interpretare

3. Perché la parola fratelli è una rivolta contro la fragilità umana?


4. Quali termini ed espressioni rimandano all’idea di fragilità e precarietà?


5. Nella poesia non è percepibile la presenza di un io lirico che parli in prima persona: che significato puoi attribuire a questa scelta del poeta? Esponi le tue considerazioni.

competenze linguistiche

6. Nell’aria spasimante / involontaria rivolta (vv. 6-7): il participio spasimante, qui usato con funzione aggetivale, ha il significato di “sofferente”. Conosci il significato della forma nominale di questo participio, spesso usato, nel linguaggio comune, in forma scherzosa? Chi è uno spasimante? Che tipo di “sofferenza” patisce?

PRODURRE

7. Scrivere per raccontare In quale situazione può essere pronunciata la frase che apre il componimento? Racconta in massimo 15 righe.

La dolce fiamma - volume B
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Poesia e teatro