L’autore
▶ Unità 2, T3, p. 120
▶ Unità 2, T3, p. 120
Il poeta contempla il panorama da una collina solitaria, ma una siepe ostruisce il suo sguardo. Provando a immaginare ciò che è nascosto ai suoi occhi, finisce preda di una vorticosa esperienza mentale, che lo porta a smarrirsi nell’immensità dell’infinito.
Audiolettura
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
5 spazi di là da quella, e ▶ sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
10 infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
15 e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi, Canti, in Poesie e prose, vol. I, a cura di M.A. Rigoni, Mondadori, Milano 1987
Secondo un consolidato e distorto luogo comune, L’infinito – una delle poesie italiane più famose in assoluto – sarebbe da mettere in relazione con l’esasperata sensibilità di Leopardi che, pessimista inguaribile, compensava sofferenze e dolori esistenziali con la genialità delle sue intuizioni. In realtà, questa lirica rappresenta ben di più: dimostra il bisogno, insito in chi l’ha scritta, di spaziare con l’immaginazione per godere di un’esperienza capace di offrirgli un “dolce” piacere.
Proprio di questo si parla: il poeta non allude a un viaggio mistico, ma a un benessere reale provato dalla sua mente. Per questo fa riferimento a un “naufragio”: una sensazione che nasce da un’illusione creata dal pensiero (io nel pensier mi fingo, scrive) e che sa coinvolgere tutti i sensi oltrepassando la ristrettezza del mondo reale. Per quanto paradossale possa sembrarci, è proprio la coscienza della limitatezza della vita a costituire per Leopardi una possibilità di cui approfittare: non accontentarsi di una visuale ristretta e tentare di superare i confini che l’esistenza, la natura e la nostra imperfezione ci impongono è una sfida ambiziosa che dovrebbe animare tutti noi e che forse, inconsapevolmente, affrontiamo quando fantastichiamo a occhi aperti dinanzi alle angustie e ai vincoli del presente. L’intelligenza e la sensibilità sono le doti che abbiamo a disposizione per spingerci all’estremo confine delle nostre facoltà razionali, vincere le paure e ampliare la conoscenza di noi stessi e del mondo. Potremo così vivere un’esperienza meravigliosa, anche senza avere la capacità di descriverla come Giacomo Leopardi.
1. L’ermo colle è un colle
2. La siepe costituisce
3. La prima sensazione che l’io lirico prova immaginando l’infinito è di
4. Dopo la prima immersione nel pensiero dell’infinito, il poeta è richiamato alla realtà dal
5. La sensazione della completa immersione nell’infinito è
6. Individua gli aggettivi che si riferiscono alle percezioni dell’infinito: quali osservazioni puoi fare?
7. Qual è il ruolo del pensiero e dell’immaginazione nella percezione dell’infinito?
8. Elenca tutti gli elementi che rendono piacevole l’esperienza del naufragio nell’immensità.
9. La sensazione dell’infinito nasce anche dalla percezione di ciò che è vicino e di ciò che è lontano. Individua nel testo gli aggettivi questo e quello: che cosa l’io lirico sente lontano o vicino? Esponi le tue considerazioni.
10. Nel testo sono presenti numerosi enjambement: individuali e spiega quale effetto ritmico suscitano.
11. Analisi logica. Individua, nel testo poetico, i soggetti, i complementi oggetto e i complementi di termine/vantaggio.
12. Storia della lingua. Individua nel testo i termini che sono ormai desueti e scrivine un equivalente in italiano moderno.
13. Scrivere per esprimere Quali sensazioni suscita in te il pensiero dell’infinito? Ci sono stati dei momenti o delle situazioni in cui ti è parso di “naufragare dolcemente” con la mente? (massimo 20 righe)
Scegli un’immagine per un post su Instagram a illustrazione della poesia, quindi scrivi una mail al tuo docente di lettere in cui spieghi le ragione della tua scelta. Non dimenticare di precisare l’oggetto, di usare una formula introduttiva di saluto per il destinatario e di impiegare un linguaggio formale.
Le esigenze della vita moderna sono numerose, tassative, pressanti. Quali spazi restano alla riflessione?
La dolce fiamma - volume B
Poesia e teatro